1938: Tragedia sul mare di Alghero

di Nino Monti

Quella dei pescatori algheresi è sempre stata una vita grama ma dignitosa, non lontano dalla soglia di povertà, si direbbe oggi. Tra le due guerre mondiali lo era particolarmente per il fatto che il  duro lavoro si svolgeva su barche che raramente superavano i sei metri, quasi tutte prive di motore e ovviamente senza la tecnologia oggi disponibile.

La loro sorte era legata a doppio filo alla forza delle loro braccia esercitata sui remi e, solo occasionalmente, ai venti favorevoli che gonfiavano la vela latina. Un evento quest’ultimo estremamente gradito perché serviva a lenire le  fatiche dure della navigazione.

Inutile dire che le previsioni meteorologiche erano limitate all’esperienza che veniva tramandata da padri e nonni e, per il resto, ci si affidava alla buona sorte.

Un lavoro difficile e pericoloso che poteva finire anche in tragedia, come quella avvenuta nel 1938 conclusasi  con la tragica scomparsa in mare  di quattro pescatori algheresi il cui ricordo, per quanto affievolito nel tempo, rimane indelebile nei tanti parenti che ancora ne hanno memoria.

Così ricorda questo triste evento Antonio Maria Fois, delegato del Commissario  prefettizio che in un  verbale del 3 maggio del 1938  riporta fedelmente il contenuto di una relazione redatta dal Capitano di Porto di Alghero Michele Carofiglio il 20 aprile 1938 sulla base delle informazioni ricevute dalle Delegazioni di Spiaggia di Bosa e Torre  Grande:

La barca da pesca CARMELINA iscritta al n° 917 dal Registro Galleggianti di Alghero, di tonn.3,22 di proprietà di Cattogno Domenico fu Giovanni di Alghero, al comando del medesimo, partita all’alba del 3 aprile 1938 da Torre Grande alla volta di Alghero, trovandosi il mattino del 4 aprile a Capo Marrargiu dove aveva calato le reti, verso le ore 11 fu vista da pescatori bosani al largo di Torre Argentina in navigazione verso Bosa ostacolata dal forte vento.

Nel pomeriggio dello stesso giorno fu scorta al largo della località “Pedras Nieddas” con l’equipaggio pericolante che chiedeva soccorso. Le ricerche ordinate nel successivo giorno 5 aprile dettero risultati negativi. Il 6 aprile, alle ore 16, in località “Cala Maistra”, dell’isolotto Mal di Ventre, la barca fu trovata dal marinaio Scala Paolo di Alghero, senza equipaggio  e molto danneggiata, unitamente a tre remi legati legati tra loro. Tirata a terra la barca, furono rinvenute a bordo la vela lacera, vari effetti d’uso e circa lire 800 (ottocento) chiuse dentro una cassetta. Il successivo giorno 7 aprile da alcuni pescatori bosani furono rinvenute e recuperate a Capo Marrargiu le reti appartenenti alla barca naufragata.

Le seguenti persone appartenenti all’equipaggio, di cui fino ad oggi non si è avuta alcuna notizia, sono da ritenere scomparse in mare: Cattogno Domenico fu Giovanni e della Enrico Gabriella, nato ad Alghero il 12 luglio1890, ivi domiciliato in Via Ardoino1a, coniugato con Bilardi Maria Antonia, Lai Giuseppe di Giomaria e della Masala Veronica, nato a Bosa il 19 gennaio 1889, domiciliato ad Alghero, via Roma 4, coniugato con Ciampelli Gerolama, Frarumene Giovanni Salvatore di Giovanni Battista e della Fois Maddalena, nato ad Alghero il 24 dicembre 1911, ivi domiciliato in via Sannino7, Bilardi Gennaro di Baldassarre e di Marongiu Antonietta, nato ad Alghero il 23 novembre 1912, celibe, ivi domiciliato in via Roma 22.”

Gennaro Bilardi

Una ricostruzione della tragedia, quella del Capitano Carofiglio, solo apparentemente fredda ma che nella sua asciuttezza esprimeva benissimo anche la condizione difficile nella quale operavano i pescatori algheresi. Si era ancora nella stagione invernale, eppure l’equipaggio algherese non ha avuto timore di trasferirsi nel lontano golfo di Oristano alla ricerca di acque più pescose.

Una decisione certamente coraggiosa ma non priva di rischi per l’equipaggio di “Carmelina”.

 Il ritorno a casa qualche mese dopo, forse per le festività pasquali, ansiosi di rivedere le famiglie e con le 800 lire, frutto di precedenti vendite prima della partenza da Torre Grande .

Superata Bosa, una breve sosta a Capo Marrargiu per un’ultima pescata, avendo già negli occhi la vista di Alghero che si stagliava all’orizzonte.

Probabilmente l’arrivo di un “bafogniu”, come gli algheresi chiamano un’improvvisa, imprevista  e violenta perturbazione, li ha messi in gravissime difficoltà sino a portarli alla morte.  La vicenda deve essere andata così perché, da marinai esperti, mai avrebbero calato le reti in condizioni di cattivo tempo stabile.

La tragedia ha lasciato anche molti interrogativi; la barca, per quanto danneggiata non è affondata, né  sono stati trovati i corpi degli sfortunati marinai algheresi. Altro particolare che descrive la rapidità con la quale si è consumata la tragedia, i tre remi legati assieme, quasi certamente un ultimo tentativo, prima di abbandonare la barca, di utilizzarli come salvagente, evidentemente mai utilizzato.

La vicenda ha avuto anche un precedente che ci viene raccontato da Antonello Bilardi, nipote di uno dei marinai scomparsi:

” Il più giovane dei quattro era Gennaro Bilardi, di 28 anni, imbarcato dopo che il proprietario di CARMELINA Domenico Cattogno,  aveva fatto richiesta al padre di Gennaro la disponibilità  di assumere uno dei due figli, Giuseppe e per l’appunto  Gennaro; Baldassarre Bilardi, non volendo scegliere tra i due figli, aveva delegato la scelta all’amico Domenico che scelse Gennaro,  in virtù del fatto che era anche suo padrino “.

La ruota del destino aveva fatto la sua scelta

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