Un contratto del XV secolo

di Aldo Sari

In età tardomedievale un artista era considerato poco più che un artigiano, sebbene gli fosse richiesta una maggiore conoscenza delle tematiche soprattutto religiose affrontate nell’opera. Opera che il pittore dipingeva non per il piacere di esprimersi, ma sempre su ordinazione da parte di un committente, il quale si accordava con l’artista sul soggetto, le dimensioni, i materiali, il prezzo e i tempi di consegna. L’alto costo dei materiali, come il blu oltremare, il rosso cinabro e l’oro in foglia, e il compenso dell’artista, oltre alle spese per il mantenimento suo e dei suoi collaboratori per tutta la durata del lavoro, che poteva protrarsi per diversi anni, rendevano i dipinti manufatti costosissimi, la cui realizzazione diveniva una vera impresa commerciale. Per salvaguardare i loro interessi, il committente e il pittore sottoscrivevano i reciproci impegni alla presenza di un notaio che garantiva il valore legale del contratto. Questo non aveva una forma tipica, ma, sia che fosse registrato da un notaio sia che si riducesse a un semplice promemoria da conservare da entrambe le parti, alcuni obblighi si mantenevano costanti, quali dipingere su un disegno concordato, usare colori di buona qualità e stabilire le modalità di pagamento da parte del committente e i termini di consegna dell’opera finita da parte del pittore.

Un esempio di accordo scritto tra committente e pittore è quello stipulato il 1488 fra l’obriere del S. Francesco di Alghero e il pittore Joan Barceló, che si impegnava a dipingere il grande retablo dell’altare maggiore di quella chiesa, di cui era stata eseguita la sola carpenteria a triplice trittico. Ecco una traduzione italiana del contratto stilato in catalano.

Il giorno di sabato del predetto VII del mese di giugno dell’anno dalla natività del Signore MCCCCLXXXVIII nella villa di Alghero. […] Capitoli firmati tra il magnifico Gaspar Romanga obriere della chiesa e monastero di San Francesco della presente villa di Alghero da una parte e maestro Johan Barceló pittore nativo di Tortosa dall’altra parte. In primo luogo il detto maestro Johan Barceló pittore promette e si obbliga col detto obriere di dipingere il retablo della chiesa di San Francesco, che è nella cappella maggiore di detta chiesa, bene, adeguatamente e con ogni perfezione come si addice ad ogni buon maestro e pittore. Nel retablo farà e si obbligherà a fare le storie seguenti. Vale a dire nelle tre case o tavole che sono nel mezzo del retablo dipingerà nella casa più bassa l’immagine della gloriosa Vergine Maria col Figlio in braccio; nella casa di mezzo dipingerà l’immagine e figura del beato San Francesco con il Santo Crocifisso e il compagno del detto San Francesco [S. Francesco che riceve le stimmate] e nella casa più alta dipingerà la Passione e Mistero di Gesù Cristo Salvatore nostro Crocifisso con tutte le immagini delle figure che a tal mistero appartengono. E in tutte le altre case del retablo dipingerà il mistero e vita di San Francesco, in ciascuna delle case secondo ciò che gli sarà indicato dal detto obriere, cioè in ciascuna casa un mistero. E nel bancal sottostante il retablo dipingerà nel mezzo del tabernacolo la santa figura di Cristo che versa il sangue del costato in un calice, mentre tiene in una delle mani la croce e la bandiera. Nelle altre case del tabernacolo e bancal dipingerà quelle figure che gli saranno indicate dall’obriere.  Nelle due porte che saranno ai lati del bancal dipingerà da una parte San Pietro e dall’altra San Paolo. Il pittore dipingerà perfettamente le immagini e figure sopraddette e gli converrà che tutto sia concluso con ogni perfezione come si addice ad un buon maestro. Parimenti il detto maestro Johan Barceló promette e si obbliga di ingessare, dorare e montare tutto il detto retablo dall’alto al basso e di dorare e dipingere nuovamente il polvarolo, come si conviene a una simile opera. E il detto Gaspar Romanga obriere promette e si impegna a dare a detto maestro Johan Barceló tutto l’oro, azzurro e carminio che nel detto retablo sarà necessario, giurando il maestro Johan di non frodare detto oro, azzurro e carminio, anzi metterlo nel detto retablo senza frode né inganno alcuno e senza utilizzarlo per nessun’altra opera. Il maestro Johan acquisterà tutti gli altri colori necessari per dipingere il retablo a sue spese, così come è stabilito nel patto sopraddetto.  Parimenti […] il detto retablo deve essere ingessato, disegnato e dorato nella città di Sassari, perciò il detto obriere si obbliga a trasportare il retablo a sue spese portare da qui a detta città, ma, una volta ingessato, disegnato e dorato, sarà tenuto il detto maestro Johan a riportare a sue spese il retablo ad Alghero. Egli promette di dipingere il retablo con ogni perfezione, come si è detto, nella presente villa di Alghero. L’obriere promette e si obbliga di dargli, per tutto il tempo necessario, un luogo adeguato per dipingere il retablo e di fornire da mangiare e da bere a lui e a un aiutante a spese del convento di S. Francesco, dove lo stesso pittore e il suo aiutante pernotteranno.  Parimenti il detto obriere promette e si obbliga di pagare al detto maestro Johan per l’esecuzione di tutto il retablo duecento lire di moneta della presente villa di Alghero ripartite in questa maniera: vale a dire, finito di dipingere e dorare predella, tabernacolo e portali, che è la prima cosa da fare, gli darà in contanti 35 lire della detta moneta. Dipinte le tre case di mezzo del retablo gli darà 36 lire della detta moneta, cioè 12 lire per ciascuna casa e così per le altre sei case. Per i guardapols del detto retablo gli darà, finiti che siano, 12 lire della detta moneta, cioè 6 lire per ciascun guardapols. E finito che avrà di dorare con ogni perfezione tutta l’opera di intaglio del retablo gli darà la somma restante in moneta della presente villa. Nondimeno è pattuito e concordato entro le parti che il detto pittore non possa dipingere e fare la detta opera se non secondo le indicazioni del detto obriere, promettendo il maestro Johan che consegnerà finito il bancal tabernacolo e le porte del retablo all’obriere il 15 settembre prossimo venturo […].

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