Alghero, sulle Tracce della preistoria

di Paolo Lombardi.

Nell’immaginario collettivo, Alghero occupa un posto di primo piano nelle mete turistiche più blasonate della Sardegna.
La città portuale così carica di profumo di storia medievale, ci fa vivere un’atmosfera magica, mentre si percorrono i suoi stretti vicoli racchiusi nelle possenti mura che affacciano i bastioni e le torri sul mare a ovest verso la penisola iberica. Il soggiorno ad Alghero offre la vacanza ideale, per gli amanti del mare l’offerta di spiagge dalla sabbia bianchissima e l’acqua verde smeraldo, non mancano certo di aspettative.

Ma qui non vogliamo decantare l’Alghero che tutti conosciamo, vogliamo parlare di quella Alghero meno nota, di quel territorio abitato dai sardi e che ha radici profonde nella preistoria comune a tutta la terra sarda. Parleremo di Alghero partendo dal neolitico fino ad arrivare all’età del bronzo che si evolve in una fiorente età del ferro sulla costa calcarea della riviera del corallo.

Alghero e il suo territorio nella Nurra occupano una posizione di primo piano nelle manifestazioni dell’ipogeismo funerario che nasce nel neolitico in Sardegna. Le comunità umane diventano stanziali con il diffondersi di agricoltura e allevamento, ecco allora l’esigenza di dedicare delle fisse dimore anche per i defunti, le necropoli, dei veri e propri villaggi per i morti. Le Domus de Janas, note in Sardegna anche come Coroneddos, Furrighesos, Domos de sas Fadas, sono delle grotticelle artificiali scavate nella roccia. Spesso da una camera principale, quella dedicata al rituale della sepoltura e in genere più riccamente decorata, si dipartono le piccole cellette scavate per ospitare i corpi dei defunti. Nell’intento dei costruttori è evidente la volontà di riproporre la casa dei vivi per accompagnare i defunti nell’ultimo viaggio. Si possono ammirare tombe che riproducono tetti travati a doppio spiovente, tavolini, giacigli, pilastri, focolari, porte. Le pareti mostrano spesso decorazioni magico-simboliche in cui spiccano protomi bovine schematiche ma anche naturalistiche, figure umane anch’esse schematiche, capovolti, figure di animali, spirali, scacchiere che potrebbero ricordare tessuti. Oltre queste figure incise sulla roccia, abbiamo anche quelle dipinte che riportano le stesse figurazioni in ocra rossa e pittura blu e bianca. Si tratta quindi di una vera e propria arte quella espressa in queste sepolture collettive. Il territorio di Alghero ospita tra le più importanti necropoli della Sardegna, Anghelu Ruju con le sue 38 tombe è tra le più estese dell’isola, Santu Pedru ha restituito una delle più belle sepolture ancora sigillata, la tomba conservava ancora il corredo funerario tra cui un magnifico vaso decorato che con i suoi quattro piedi alla base che ha dato il nome alla sepoltura. Voglio citare poi anche le tombe di Tanca Bullittas e Tanca Calvia per le loro pregevoli decorazioni scolpite, seppur fuori dai circuiti di visita e in attesa che una loro futura

valorizzazione le restituisca all’ammirazione dei visitatori. Le Domus de Janas in alcuni casi hanno continuato ad essere utilizzate fino all’età del primo bronzo quando, con il nascere dell’età nuragica, le sepolture neolitiche vengono sostituite dalle tombe di giganti, monumentali tombe costruite in pietra e non più scavate nella roccia.

Lasciamo allora parlare le immagini e iniziamo un tour virtuale partendo proprio dalla necropoli di Anghelu Ruju scolpita dai sardi 5000 anni fa.

Anghelu Ruju – Protomi taurine scolpite su portello nella tomba A che dall’anticella immette nella prima celletta a destra
Anghelu Ruju – Coppia di protomi taurine scolpite nella parete sinistra della prima celletta che si incontra a destra dell’anticella
Anghelu Ruju – Nella camera principale della tomba XXbis, a sinistra un portello sormontato da architrave e a destra uno dei due pilastri ornato da una coppia di corna taurine sovrapposte
Anghelu Ruju – I lati del portello di accesso alla cella principale nella tomba XXVIII sono decorati con una coppia di corna taurine che sovrastano un motivo a cerchi concentrici
Anghelu Ruju – Grandi corna a barca scolpite nella parete dell’anticella nella tomba XXX
Santu Pedru – Il lungo dromos scavato nella roccia della tomba I o dei vasi tetrapodi
Santu Pedru – I due gradini d’invito all’accesso nella cella principale della tomba I
Santu Pedru – Dentro la cella maggiore della tomba I, si nota il gradino d’invito all’accesso appena sotto il portello
Santu Pedru – Sulla parete di fondo, al centro, la falsa porta architravata e decorata con cornici concentriche nella tomba I
Santu Pedru – Il portello alla celletta “l” sormontato da un rilievo a doppio corniforme inscritto in stile rettilineo nella tomba I
Santu Pedru – Il dromos di accesso alla tomba IV
Santu Pedru – Il gradino d’invito all’accesso posto sotto il portello, sul fondo accesso sopraelevato a una delle cellette secondarie nella tomba IV
Santu Pedru – Il portello di accesso, rimaneggiato, alla sala principale della monumentale tomba VI
Santu Pedru, tomba VI – La sala monumentale, seconda come dimensione solo alla grande sala della Tomba del Capo di Sant’Andrea Priu a Bonorva
Tanca Calvia – All’interno della cella maggiore, un motivo di triplici corna a fascia sovrasta una raffinata falsa porta compresa tra due decorazioni geometriche. La decorazione a sinistra conserva ancora tracce di pittura rossa.
Tanca Bullittas – La parete di fondo della cella maggiore scolpita con motivi geometrici si apprezza ancora il soffitto travato

Queste sono le testimonianze dell’Alghero neolitica, ma il territorio ci ha lasciato anche tracce di un passato preistorico meno racchiuso entro i suoi confini isolani, un passato che nasce e fiorisce nell’età del bronzo, tra il 2000 e il 1800 a.C. e si evolve alla sua massima espressione nell’età del ferro tra il 1000 e il 900 a.C. Un territorio che si affaccia sul mare doveva avere un rapporto stretto con questo confine naturale, un confine però che già nell’età del bronzo, ma forse anche prima, era varcato dai suoi abitanti. La già nota età nuragica propone ad Alghero importanti testimonianze di questo passato ancora non completamente svelato in Sardegna. Le torri nuragiche contraddistinguono il territorio sardo da nord a sud. Questi edifici in pietra, che ancora stanno in piedi dopo quasi 4000 anni dalla loro prima edificazione, lasciano ancora stupiti i visitatori. Enormi massi posati sapientemente senza alcun uso di malta mostrano una collaudata tecnica costruttiva che nulla lasciava al caso. Spesso le torri sono più di una, raccordate tra loro da possenti muri ciclopici che racchiudono ampi cortili. Le torri di pietra sono allora dotate di ingressi, nicchie, scale, camere e ambienti ricavati nello spessore murario. Le doti costruttive dei maestri del legno, già espresse nelle raffinate riproduzioni delle case dei vivi delle sepolture a Domus de Janas neolitiche, dovevano

giocare un ruolo importante anche nel corso dell’età nuragica. Le torri infatti dovevano essere corredate di particolari opere in legno che dovevano servire sia a costruire gli edifici sia a poterne godere nell’utilizzo. In molti casi infatti si possono notare fori ricavati nella muratura che potevano ospitare impalcati in legno e/o travi per reggere soppalchi che mettevano in comunicazione i vari ambienti ricavati entro la muratura. Nel nuraghe Palmavera di Alghero la torre principale “A” mostra al suo interno l’imbocco sopraelevato alla scala che conduce al piano

superiore, questo accesso poteva essere raggiunto solo con l’utilizzo di una scala lignea che evidentemente non può essersi conservata. Il nuraghe Palmavera è un bell’esempio di struttura cosiddetta complessa circondata da un esteso villaggio di capanne ancora non totalmente scavato, ma vedremo anche in immagini il bel villaggio nuragico di Sant’Imbenia. A soli 450 metri dal mare, gli scavi di questo insediamento nuragico hanno riportato alla luce un interessante villaggio di capanne che trova la sua massima espressione civile tra la fine dell’età del bronzo e gli inizi dell’età del ferro. Siamo nel periodo in cui i nuraghes non vengono più costruiti, simbolicamente le torri conservano lo status distintivo di un passato ormai alle spalle, la grande capanna delle riunioni del Palmavera ci ha lasciato uno dei più bei modelli di nuraghe eretto al centro dell’ambiente circolare e posato su un focolare magico/rituale, una

testimonianza del ricordo dell’epoca d’oro delle torri. A Sant’Imbenia, attorno ad un nuraghe che ancora deve essere completamente riportato alla luce, vengono costruite delle capanne disposte in un ordine primordiale di civiltà urbana, addirittura una piazza lastricata a servizio delle capanne. Vengono alla luce ambienti per la lavorazione dei metalli, delle pelli, della ceramica. Si trovano vasi che, imitando modelli fenici, vengono direttamente lavorati qui, a conferma che la vicinanza al mare permetteva uno scambio di prodotti e saperi con i popoli che dal mare potevamo raggiungere e ci raggiungevano. Ceramiche sarde nuragiche si sono trovate in vari porti nel mediterraneo, in Spagna,

Sicilia, Campania. Ancora Sant’Imbenia ci stupisce per la presenza di capanne cultuali che mostrano un ambiente circolare dove un grande bacile in pietra sta al centro di un bancone sedile, il bacile era spesso collegato ad un

ingegnoso sistema idraulico in pietra che portava l’acqua lustrale al suo interno. Diverse le ipotesi degli archeologi sull’utilizzo di queste particolari capanne, forse si compivano culti lustrali legati all’acqua o forse erano dei veri e propri sudari dove all’esterno delle capanne un sistema per riscaldare l’acqua portava i vapori all’interno dove

sedevano i fedeli. Insomma un emporio tardo nuragico affacciato ad un tratto di costa con un facile approdo. Anche se non fa parte dei consueti percorsi di visita voglio citare il nuraghe Flumenelongu, attualmente visibile solo dal bordo strada che prende il suo nome. In questa torre di tipo complesso è stato rinvenuto un notevole ripostiglio di bronzi a testimoniare un fiorente luogo di produzione e trasformazione del prezioso metallo. Il territorio di Alghero è particolarmente ricco di testimonianze nuragiche che ancora non sono fruibili alla visita, come ad esempio il pozzo sacro nuragico scoperto in località La Purissima, risalente all’età del ferro. Seppur non aperto alla visita, si può ammirare una ricostruzione del pozzo, con i reperti rinvenuti, presso il museo archeologico di Alghero che offre una ricca collezione di reperti di tutte le età storiche del territorio.

Anche qui che siano le immagini a parlare, un salto nel territorio di Alghero di 4000 anni fa.

Nuraghe Palmavera – Panoramica della torre affacciata sul villaggio di capanne
Nuraghe Palmavera – Il nuraghe complesso in origine composto da tre torri
Nuraghe Palmavera – Vista da nord, in primo piano il perimetro della torre nord riaffiorato negli ultimi scavi. La torre ritrovata toglie il dubbio sulla pianta originale del nuraghe complesso, in origine era un bilobato con torre centrale che riporta alle forme canoniche già note per questi edifici
Nuraghe Palmavera – Particolare della copertura a falsa cupola nella torre principale A, in alto sul fondo l’accesso sopraelevato alla rampa che conduceva ai piani superiori
Nuraghe Palmavera – Particolare del betilo torre che riproduce una torre nuragica trovato nel focolare al centro della grande capanna delle riunioni
Nuraghe Palmavera – Un tratto del grande antemurale che circonda il nuraghe
Sant’Imbenia – Vista del villaggio in fase di scavo protetto da una copertura lignea, sullo sfondo il nuraghe
Sant’Imbenia – La bella capanna con bacile e bancone sedile
Sant’Imbenia – La capanna delle nicchie del tutto simile a quella di Sa Sedda ‘e sos Carros – Oliena, anche qui al centro stava il grande bacile in pietra
Sant’Imbenia – Il nuraghe ancora da scavare

Per chi desidera approfondire sulle emergenze archeologiche di Alghero ma anche di tutta la Sardegna:

La Sardegna e la sua antica civiltà – http://neroargento.com

Necropoli a Domus de Janas di Anghelu Ruiu – http://neroargento.com/page_galle/anghelu_gallery.htm

Necropoli a Domus de Janas di Santu Pedru – http://neroargento.com/page_galle/santupedru_gallery.htm

Santu Pedru, Tomba dei Vasi Tetrapodi – http://neroargento.com/page_galle/santupedru_tomba1_gallery.htm

Santu Pedru, Tomba VI – http://neroargento.com/page_galle/santupedru_tomba6_gallery.htm

Domus de Janas Tanca Calvia – http://neroargento.com/page_galle/calvia_gallery.htm

Domus de Janas Tanca Bullittas – http://neroargento.com/page_galle/bullittas_gallery.htm

Nuraghe Palmavera – http://neroargento.com/page_galle/palmavera_gallery.htm

Villaggio nuragico Sant’Imbenia – http://neroargento.com/page_galle/imbenia_gallery.htm

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