Pesca con la lampara

La pesca del pesce azzurro con la lampara rappresenta una antica tradizione nella marineria algherese; una delle barche attrezzate per questo tipo di pesca era lAndrea Padre dell’armatore e capobarca Andrea Delrio.

Il peschereccio andrea padre oggi utilizzato per escursioni turistiche

Questo peschereccio, costruito nel 1955 a Cattolica, aveva come dotazione tre piccole lance e una rete cosiddetta  a circuizione.

L’equipaggio era formato da 13 persone ridotte poi a 10 quando fu installato il verricello utilissimo per salpare le reti.

I punti di pesca erano stati individuati in una vasta area compresa tra Punta Argentiera e l’isola di Mal di Ventre.

L’individuazione dei banchi di pesce era naturalmente legata all’esperienza del capo pesca e decisamente più facilitata con la dotazione dell’eco scandaglio a partire da 1969.

Con l’aiuto di questa attrezzatura si setacciava  in lungo e in largo l’area prescelta sino a quando non veniva individuato il banco.

Le varietà pescate erano  oltre alle sardine, le boghe, i sugarelli e  i pisari che rappresentavano una qualità superiore e naturalmente un prezzo alla vendita più alto.

Una volta individuato il banco veniva gettato in mare il segnale galleggiante (lo singul) e calate in mare le due lance (la terza era normalmente trainata).

Le due lance si posizionavano sopra il banco a una distanza di circa 200 metri ed erano dotate di una lampada a petrolio la prima  e di una lampada collegata a un gruppo elettrogeno l’altra. L’accensione avveniva  all’imbrunire.

La quantità e la varietà del pesce presente era valutata dall’occhio esperto dei pescatori delle lance sulla base del numero delle bollicine emesse dai pesci.

La terza lancia con a bordo il capo pesca faceva la spola tra le due barche per le necessarie consultazioni e per la decisione finale del calo della rete da parte del peschereccio.

La rete veniva posizionata in maniera da formare un cerchio con una circonferenza di circa 500 metri e man mano ridotta sino a formare una sorta di sacco nel quale si convogliava il pesce.

Questa operazione veniva effettuata per singole barche, quando si riteneva ci fosse poco pesce si procedeva all’accorpamento..

Il numero di cale per notte normalmente si aggirava in un numero di 2-3, eccezionalmente potevano essere anche il doppio soprattutto quando si era  in presenza di un banco di di pisari che tendono a non stazionare per lungo tempo nello stesso posto.

Conclusa l’operazione il peschereccio si avvicinava al sacco e con un grande coppo si iniziava l’operazione di svuotamento del pesce che veniva sistemato in grandi vasconi contenenti acqua e ghiaccio.

Finita la giornata di pesca ci si avviava verso il porto e si dava inizio all’operazione della divisione per varietà del pescato.

Racconta Renato, figlio dell’armatore Andrea Delrio ” una volta partiti dal punto di pesca si chiamava l’acquirente con la radio di bordo per informarlo sul prossimo arrivo. Per quanto possibile la chiamata veniva fatta cercando di camuffare il contenuto in quanto la comunicazione veniva sentita anche dalle altre barche che potevano ricavare informazioni sul posizionamento dei banchi di pesce e sulle varietà catturate.

 Una volta in porto, pesato il pesce, si facevano i conti secondo gli accordi presi prima della campagna di pesca che prevedevano:

60 % all’armatore

40 % all’equipaggio secondo questa ripartizione: al comandante 2 parti, 1,5 parti al motorista, 1,5 parti ai pescatori posizionati nelle lance e una parte agli altri membri.

 a chi provvedeva alla manutenzione delle reti veniva data ¼ di parte a carico dell’armatore.

La contrattualistica prevista prevedeva due figure:

gli stipendiati cui non veniva riconosciuta alcuna parte e gli altri che partecipavano alla ripartizione; questi ultimi avevano un minimo garantito, stabilito all’inizio della stagione di pesca, a carico dell’armatore.

Quando si realizzavano pescate molto abbondanti una parte veniva venduta direttamente in banchina agli algheresi che venivano tempestivamente avvisati attraverso il banditore Juan Antoni Putranc che, munito della immancabile cornetta, girava per le vie della città comunicando la notizia.

Gli algheresi che aspettano in banchina l’arrivo della barca colma di sardine

Notizia sempre ben accolta da moltissime famiglie che con madri e figli si avviavano verso il porto per cogliere l’opportunità di un buon risparmio sul prezzo e di poter costituire una buona scorta di sardine da conservare in salamoia.

Le sardine in salamoia che nelle numerose bettole accompagnavano, assieme agli immancabili bicchieri di vino, le vivaci discussioni di pescatori e contadini dopo una giornata di duro lavoro.

Tra i più assidui frequentatori si ricordano in particolare un personaggio sassarese di nome (o nomignolo) Troiani che, nella taverna Taverna Peretti allietava i presenti con canzoni popolari che accompagnava con il suono di tamburo che lui stesso suonava.

Oggi la pesca della lampara viene fatta seguendo più o meno le tecniche del passato, le uniche vere novità riguardano l’impiego di nuove attrezzature a bordo che hanno alleviato le fatiche dell’equipaggio e l’utilizzo di eco scandagli sempre più sofisticati per l’individuazione dei banchi di pesce.                                                                   

Antonello Bilardi e Nino Monti

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