Appuntamenti con la storia

Il territorio di Alghero reca le tracce di antiche visitazioni che risalgono a 6000 anni a.C. quando i primi arrivati sostarono nella Grotta Verde di Capo Caccia lasciando anche dei graffiti sulle pareti. Da allora si può trovare una certa continuità degli insediamenti caratterizzati da vasellame impresso con le conchiglie (cardium) nel Neolitico antico per passare a vasi decorati con incisioni eseguite mediante punte di pietra od osso e con altri metodi.

Le numerose domus de janas testimoniano una intensa frequentazione nel Neolitico ed Eneolitico: Anghelu Ruju, Santu Pedru e Cuguttu sono le necropoli più significative di una popolazione che cresce in un territorio ricco di risorse e che si dedica principalmente all’allevamento di bestiame e secondariamente alla coltivazione di cereali.

Nell’età del Bronzo si verifica in tutta l’Isola il passaggio ad una cultura innovativa che ha le radici nei periodi precedenti sardi e nello stesso tempo ha similitudini in altre terre del bacino del Mediterraneo (Corsica, Baleari, Micene). Il periodo nuragico si presenta come una vera e propria rivoluzione dal punto di vista edilizio, politico ed economico. Anche nel territorio algherese compaiono i villaggi nuragici, le tombe di giganti, i templi a pozzo. Palmavera (1660-900 a.C.), Sant’Imbenia (1400-800 a.C.), Flumenelongu (X-IX secolo a.C.), La Purissima (XIII-VII sec. a.C) e numerose altre sono le località fino ad ora esplorate che hanno fornito una gran quantità di notizie su quell’antico e fondamentale periodo.

Intanto le civiltà mediorientali hanno raggiunto un grado di sviluppo tale da richiedere contatti commerciali con le terre che si affacciano nel bacino del Mediterraneo per espandere i loro traffici. A Sant’Imbenia e a Flumenelongu ci sono chiare attestazioni degli scambi con i Fenici fin dal IX secolo a.C. 

Il territorio di Alghero appare meno frequentato nel periodo punico che ha privilegiato il Sud dell’Isola; con l’arrivo dei Romani pare riprendere vita, anche se non raggiungerà i livelli di altre città del Nord come Turris Libisonis. Tuttavia non è sfuggita ai nuovi arrivati la bellezza del Golfo di Porto Conte dove, nei pressi del Villaggio Nuragico, sorgeva la splendida villa romana di Sant’Imbenia.

Il pozzo sacro di età nuragica in località La Purissima segnala una continuità di uso anche in periodo romano (I – V secolo d.C.). Gli scavi effettuati da Pietro Alfonso e da  Alessandra la Fragola hanno messo in luce i numerosi ex voto finalizzati a richieste di guarigione costituiti da braccia e piedi fittili. Il pozzo ha restituito inoltre 16  tabellae defixionum di bronzo e piombo ripiegate come un pacchetto contenenti maledizioni per provocare malefici.

Non lontano dal pozzo sacro è stata ritrovata la vasta necropoli di età romana di Monte Carru (I-III secolo a.C.) che attesterebbe l’ubicazione della città di Carbia citata dall’Itinerario di Antonino (del III secolo a.C.) proprio nei pressi del sito.
Anche il mare ha restituito importanti e ben conservati reperti contenuti nelle navi naufragate presso Capo Galera (XII-XIII secolo d.C.) e presso Mariposa (1500-1600).

Il territorio acquista nuova importanza quando la costa algherese viene fortificata per scongiurare gli assalti dei barbareschi che hanno terrorizzato i litorali del Mediterraneo e ne hanno determinano lo spopolamento fin dall’alto Medioevo. Ha così inizio l’edificazione del borgo all’interno delle muraglie difensive. Gli scavi archeologici degli ultimi decenni condotti principalmente da Marco Milanese ed  eseguiti spesso in occasione di lavori di pubblica utilità, hanno indagato il sottosuolo del centro storico per scoprire modelli di vita medievali non documentati da testimonianze scritte, piuttosto rare in quei periodi, o per confermare quelle giunte fino a noi.

Giovanna Tilocca

 

 

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