Il ripopolamento catalano di Alghero

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Com’è noto Alghero fu per circa 4 secoli un dominio spagnolo. Di questa lunga permanenza rimangono tangibili testimonianze le fortificazioni ed in particolare la lingua; cosa non frequente in situazioni analoghe dove si mantenne sempre la lingua autoctona. Alghero e poche altre città in Europa godono di questa singolarità.

Le ragioni le ha spiegate molto bene Rafael Conde y Delgado de Molina in una relazione tenuta nel corso di un importante convegno tenutosi in Alghero nel 1985.

Alghero passò definitivamente in mano aragonese nel settembre 1354, dopo un accordo tra Pietro IV e il Giudice d’Arborea. Uno dei punti dell’accordo prevedeva che i suoi abitanti dovessero abbandonare la città e tutte le riserve alimentari che comunque sarebbero state pagate dagli aragonesi.

Da questo momento la città si sarebbe chiamata L’Alguer.

Espulsi gli abitanti originari non fu facile avviare il ripopolamento. La pestilenza che aveva devastato l’Europa, passata alla storia come La morte nera, aveva reso straordinariamente difficile questa operazione.

Il ventaglio dei provvedimenti adottati furono numerosi, compresi anche la mancata espulsione di alcuni collaborazionisti locali che si avvalsero di un indulto per i servizi resi alla corona. Questo provvedimento consentì loro il mantenimento dei possedimenti e la concessione di altri vantaggi di tipo economico.

Oltre all’indulto, strumento importante di attrazione e alla concessione di titoli di proprietà, furono adottate una serie di altre disposizioni:

  • Concessione di aiuti immediati per la sussistenza dei nuovi popolatori attraverso la consegna di importanti quantità di grano e di soldi e, per incentivare l’attività agricola, la proprietà di un bue.
  • Il finanziamento delle spese di trasferimento dalla Spagna ai nuovi popolatori, cui si aggiungevano i vantaggi giuridico-economici derivanti dall’unione di Alghero alla Corona Reale. Una moltitudine di benefici che spaziavano dai privilegi sul commercio al minuto, alla trasmissibilità dei beni per successione, alla libera vendita dopo 5 anni, all’esenzione dal pagamento dei diritti doganali e altri ancora.
  • Nel 1357 fu emanato un altro provvedimento di tipo collettivo rivolti a “criminosos excepitis hereticis proditoribus et fabricatoribus false monete” dalla Catalogna, Valencia e altre contrade che volessero recarsi nell’isola per ripopolare Alghero e anche Sassari che aveva avuto moltissime perdite dovute alla peste.
  • Sebbene non si possa generalizzare è evidente che questi provvedimenti furono anche strumento di trasferimento ad Alghero di persone di dubbia condotta e moralità e di avventurieri che avevano tutto da guadagnare e niente da perdere.
  • Altro incentivo fu il differimento per 5 anni del pagamento dei debiti, interessi compresi. Questa concessione coincideva con il periodo nel quale avrebbero dovute abitare e coltivare le terre assegnate e poterle eventualmente vendere liberamente.
  • Ci sono stati anche casi di deportazione che prevedevano l’obbligo di trasferimento e la pena di morte nel caso di ritorno in patria.
  • Furono varati inoltre una serie di provvedimenti finalizzati al trasferimento in Alghero di intere famiglie e alla creazione di nuove al fine di rafforzare i fattori di stabilità derivanti dai vincoli matrimoniali.
  • Su questa linea nel 1359 viene approvato un provvedimento radicale che obbliga le donne vedove che possiedono beni in Alghero (ed ancora in età di marito) a sposarsi con coloro che non hanno beni. L’obiettivo è chiaro: costituire nuovi nuclei familiari legati anche da vincoli patrimoniali.
  • Nel 1362, per effetto delle perdite subite a causa della peste, viene disposto l’obbligo alle donne rimaste vedove di sposarsi solo con catalani, aragonesi e, fatto clamoroso, anche con i sardi. Questo fu un altro dei tanti provvedimenti emanati per facilitare la creazione di nuclei familiari.

In conclusione ci si pone la domanda: quanti furono i popolatori catalano-aragonesi di Alghero?

Sempre secondo Rafael Conde y Delgado de Molina questi, disponendo di documentazione incompleta, possono essere stimati nell’ordine di circa 300 unità cui vanno aggiunte un altro centinaio appartenenti al contingente militare.

Nino Monti

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