La regata a vela latina primi anni 2000

La partenza nelle regate di vela latina, nei primi anni duemila, ha sempre rappresentato, prima delle ultime modifiche regolamentari, una sorta di corsa all’oro frequenti nel vecchio West quando centinaia di carri e cavalli si scatenavano, dopo lo sparo, in una folle corsa per accaparrarsi le migliori concessioni. Memorabili le sequenze dei film di John Ford.

Il bagarre tra barche inizia normalmente 5 minuti prima della partenza quando bisogna spegnere i motori e tentare di mettersi nella posizione più favorevole.

Cosa non facile quando si è in presenza di 60-70 barche che si devono infilare nel cancello di partenza che di fatto rappresenta in un vero e proprio imbuto.

Qui inizia una vera e propria corrida: urla inumane, bestemmie, minacce si levano alte nel ristretto spazio antistante la linea di partenza. Occorre ricordare che le 60-70 barche erano di tutte le tipologie e dimensioni: si passava dalle lance di 5 metri, ai gozzi di 6-9 metri, ai velieri di 12-14 metri.

Questi ultimi sono un vero incubo, se tra le barche più piccole gli “incontri ravvicinati” si risolvono con “cozzi sopportabili” per quelli con i velieri vale la legge del più forte. Anche se si è in una posizione di precedenza è meglio concederla per una duplice ragione: la prima è meglio tenersi lontano perché avendo una velatura molto ampia il veliero può “sporcarti” il vento e rallentarti, la seconda che questo tipo di barca normalmente si guarda bene dal dartela anche perché, data la grande concentrazione di barche in piccoli spazi, ciascuno si sente danneggiato dagli altri.

Superata la linea di partenza bisogna fare i conti con qualcuno che parte “mure a sinistra” che, da regolamento, deve dare la precedenza a tutti gli altri partiti “mure a dritta”. Questo crea spesso scompiglio nella fase di partenza quando le barche sono ancora raggruppate. Altre urla inumane, bestemmie, minacce e insulti a volontà.

Altro incontro ravvicinato lo si può apprezzare con l’incrocio tra barche che navigano con bordi diversi. Anche qui il regolamento è molto preciso su chi deve dare la precedenza; il problema non sussiste quando l’incrocio avviene a distanza, le cose si complicano quando l’incrocio avviene a distanza ravvicinata e si rischia un contatto.

Qui è importantissima la valutazione del timoniere che deve dare la precedenza e manovrare in modo da evitare lo scontro; questa manovra è penalizzante per chi la fa e lo è doppiamente se la barca avversaria è quella con la quale si gioca la vittoria. In questo caso il timoniere se valuta che si può passare, tira dritto. Quasi sempre, sia pure per centimetri, tutto fila liscio ma con lo spavento di chi si vede arrivare in piena velocità l’avversario diretto verso la sua fiancata e con il temibile bompresso che potrebbe infilarti come un tordo.

regata

Un altro momento di discussione tra i membri dell’equipaggio avviene quando si tratta di decidere come affrontare il giro della boa. Una decisione delicata: se da una parte infatti si vuole percorrere “meno strada” possibile, dall’altra fallire la boa significherebbe una serie di manovre supplementari che finirebbero per pregiudicare fortemente la gara.

Naturalmente non mancano i momenti di forte nervosismo; il timoniere (dominus assoluto) oltre ai consueti insulti quando qualcuno dell’equipaggio sbaglia una manovra qualche volta passa oltre: Si racconta di un addetto al fiocco colpito con un calcione per un errore fatto nel corso di una strambata mentre un altro è stato sbarcato nel corso della regata stessa da un timoniere inferocito. Il malcapitato è stato raccolto “al volo” da un gommone di supporto alla regata prima che venisse scaraventato in mare.

La regata si conclude per lasciare lo spazio alle inevitabili chiacchere in banchina che si concludono di botto quando qualcuno grida “le salsicce sono pronte”.

Nino Monti

Condividi sui social