La Phytolacca, protagonista del verde urbano di Alghero

di Mario Consorte

Alghero, città che ambisce da sempre a qualificarsi come località turistica, ha operato, nel passato, prevalentemente nell’indirizzare l’interesse dei visitatori verso le bellezze dell’ambiente a mare e del suo centro storico e poco ha fatto nel considerare, con altrettanta attenzione, la valenza attrattiva che una migliore cura dell’arredo verde urbano le avrebbe potuto procurare .

E’ vero che il polmone verde dei giardini di Porta Terra, la pineta di Maria Pia, recentemente oggetto di un buon recupero finalizzato ad una migliore fruizione e la passeggiata “Bousquet“ (che meriterebbe già un intervento integrativo delle numerose fallanze), costituiscono una discreta realtà, ma nell’ambizione di Alghero di essere considerata  città di interesse turistico “a tutto tondo” costituiscono solo un buon punto di partenza.

Recentemente, in occasione del 100° giro d’Italia, che ha avuto avvio da Alghero, l’Amministrazione comunale, nell’ambito di un programma di lavori volti a presentare un più curato aspetto delle aree attraversate, ha provveduto all’integrazione delle piante che costeggiano il lungomare  di sud-ovest della città, portandole fino al colle del Trò.

E’ stata l’occasione, grazie alla notizia celebrata dalla  Nuova Sardegna, per attirare l’attenzione della popolazione, oltre che sulla qualità dell’intervento, sul  felice recupero di una pianta, la fitolacca, che ad Alghero é presente ed ammirata, con i suoi più longevi esemplari, nel tratto dei bastioni Cristoforo Colombo che collegano la torre di Sulis con quella di S. Giacomo.

Alghero, lungomare Dante

Purtroppo nel tratto del lungomare Dante l’incuria che ha caratterizzato le passate amministrazioni nei confronti del verde ha impedito la  continuità coeva di questo importante arredo urbano che é presente con alcuni residuati di diverse età.

La fitolacca, botanicamente é definita “Phitolacca dioica” con derivazione  del nome da phitos (pianta) e lacca per il succo rosso delle sue bacche. Il termine “dioica“ é attribuito per i fiori i cui sessi diversi sono portati su diverse piante. Comunemente é conosciuta anche come Cremesina arborea o uva turca arborea.

La famiglia di appartenenza, quella delle Phitolaccaceae, annovera 35 specie, sia erbacee che arbustive ed arboree, tutte perenni.  La specie arborea più rappresentativa, come la phitolacca dioica, botanicamente viene considerata una erba gigante, non presentando i classici cerchi annuali di accrescimento, caratteristici degli alberi, per cui diventa difficile ed indefinito l’accertamento della sua età. Il tronco, in genere corto e tozzo, robusto solo in apparenza, é costituito da un interno spugnoso, morbido, dal carattere e dal comportamento non legnoso, resistente al fuoco, per cui l’ albero difficilmente brucia.

La fitolacca dioica si presenta come una pianta che può raggiungere i 15-20 metri di altezza, che si erge da un’ampia base, una ceppaia formata dall’esagerato sviluppo di grosse radici superficiali dalla quale spuntano  continuamente polloni che, se non asportati, in breve tempo assumono dimensioni notevoli conferendo alla pianta l’aspetto confuso di un insieme di fusti.

La chioma é espansa, portata su diversi rami, ed é formata da foglie di un bel colore verde di grandi dimensioni che costituiscono un buon riparo dal sole e dalla pioggia, essendo, nelle sue aree d’origine, un sempreverde. Questo  attributo non é riscontrabile in  Alghero perché l’azione distruttiva del vento salmastro, sul finire dell’autunno, brucia le foglie facendole cadere, riducendo così la pianta al rango di una caducifoglia.

La linfa della fitolacca dioica é velenosa e, forse per questo, é immune dagli attacchi delle cavallette e degli altri parassiti.

La fioritura, nel tardo finale della primavera, é costituita da numerose infiorescenze pendule di colore bianco che nell’autunno-inverno si presentano come lunghi grappoli  di bacche dal colore rosso violaceo.

Grappoli di bacche della Fitolacca dioica

L’origine della fitolacca dioica va ricercata nelle praterie del sud America, in un areale compreso tra Brasile, Uruguai e le pampas argentine dove é conosciuta come “ ombu “. Un’altra area dove risulta presente é l’Asia orientale ed anche in Nuova Zelanda.

 

 

Auckland, Nuova Zelanda
Buenos Aires, Argentina “fonte : Flickr (cnadia)”

In Italia, dove é stata introdotta, nella seconda metà dell’ottocento, dal principe Odescalchi, nella sua tenuta di Palo laziale e nel parco  Torlonia, é ora presente, con funzioni di arredo verde, sopratutto  nel sud : in Sicilia, Calabria, Campania e Puglia in particolare nei comuni di Lecce, Brindisi, Ostuni dove é possibile ammirare numerosi grandi esemplari.

In Sardegna, oltre ad Alghero, esistono importanti fitolacche a Cagliari dove una targa, in via Garibaldi, testimonia l’arrivo di questa pianta ad opera di 4 ufficiali che, nel 1855, di ritorno dalla spedizione in Crimea, portarono, ognuno, un alberello avuto in dono.

Cagliari

Ad Alghero non si hanno notizie sulla introduzione della fitolacca. Si sa, per certo, che, nel secondo decennio del novecento, l’avvocato Mosca, buon frequentatore del giardino botanico di Palermo, portò con sé due piante di fitolacca dioica di cui una venne inserita nel parco retrostante la sua casa a I Piani, da me conosciuta e ricordata come un esemplare enorme per la particolare conformazione avvenuta con la presenza di molti fusti dalla stessa ceppaia.

Alghero, Villa Mosca

L’altro esemplare è ancora oggi visibile, subito dopo l’ingresso, nel lato destro del parco di villa Mosca, dove, inopportunamente, viene accostato ad altri possibili competitor arborei che ne riducono l’importanza.

Dove invece la fitolacca esprime appieno la sua valenza di grande pianta da arredo è nel tratto della passeggiata dei citati bastioni Cristoforo Colombo.

I 15 esemplari di presumibile età di 50 anni, con la  possente struttura del loro tronco dalla corteccia grigio bruna chiara e ruvida, irregolare e bollosa, emergente da una piattaforma radicale superficiale, innalzano i loro frondosi rami creando un ambiente confortevole e rilassante a chi si sofferma sotto la loro ombra.  Immancabilmente sono oggetto di foto, al pari degli scorci della città vecchia e del tramonto sul mare colto dai bastioni, ricordi che verranno condivisi, al ritorno, con  gli amici, attivando un gratuito tam-tam pubblicitario.

Gli esemplari di fitolacca che possiamo apprezzare in alcuni  favorevoli ambienti, non soggetti a forti venti, come quelli in prossimità del mare, si presentano con una estesa ramificazione, cresciuta in tanti anni, che conferisce alla pianta la maestosità di una articolata e complessa struttura ad ombrella che si prolunga dal tronco per 10-12 metri di diametro.

Ad Alghero il clima ventoso non consente una simile espansione a causa dei danni cui andrebbero incontro i rami aggettanti per la loro debole consistenza semi-legnosa.  Per questo motivo, con opportune potature invernali, vengono periodicamente asportati i rami cresciuti nell’anno, fiduciosi  che la grande vigoria della fitolacca, pianta straordinaria, sarà capace, ogni primavera, di rinnovare la sua folta chioma.

L’impiego della fitolacca dioica come elemento di valorizzazione dell’ambiente  urbano del comune di Alghero é da perseguire con determinazione e con opportuni, attenti e continui interventi di conosciute tecniche agricole volte ad una crescita sicura e rapida delle piante, nel ragionevole più breve tempo.   Punto di arrivo é  arricchire la città di un forte elemento distintivo costituito dalla omogenea continuità, dai bastioni  al colle del Trò, di un filtro verde di fitolacche, importanti sculture arboree, attraverso il quale i visitatori potranno meglio apprezzare le bellezze del suo mare.

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