Morte al riccio di mare

di Oloturia del Mar

Da qualche anno la Regione Sardegna pare si avvalga della consulenza tecnica di un certo prof. Attila, presentato come esimio studioso della flora e fauna marina; una consulenza che ha influenzato in maniera determinante la normativa della pesca del riccio di mare varata negli ultimi anni.

Secondo voci raccolte nell’ambiente regionale, la linea strategica suggerita da Attila si sarebbe basata su discutibili presupposti e considerazioni troppi ricci funestano le coste della Sardegna, procurano dolorose punture ai bambini che fanno il bagno, sono animali spinosi che terrorizzano i turisti e, secondo recenti studi dell’università di Rebeccuh (Polinesia centrale), emergerebbero inoltre forti dubbi sui presunti vantati poteri afrodisiaci mentre sembra certo che che il loro consumo favorisca la caduta dei capelli..”

Un giovane funzionario regionale presente alla riunione, si racconta, precocemente attaccato da calvizie, abbia attirato l’attenzione dei presentinon ho più un capello, adesso è tutto chiaro, quando avevo 20 anni ho assaggiato un riccio e nel giro di due-tre anni la mia chioma alla Jimi Hendrix e andata a farsi benedire”

Questa drammatica testimonianza sembra sia stata decisiva; vennero accolti questi suggerimenti e dato mandato al prof. Attila e al figlio Brenno l’incarico di predisporre il testo della nuova normativa che avrebbe dovuto avviare una lotta senza quartiere al povero riccio.

In particolare venne deciso:

  • autorizzazione della pesca da novembre ad aprile rispetto alla tradizione di consumo da gennaio a metà febbraio.
  • libera conservazione della polpa di riccio in barattolo per incrementare al massimo il consumo in tutto il territorio nazionale con particolare riferimento ai settori ristorazione.

Pubblicata sul Bollettino regionale la norma non registrò incredibilmente particolari proteste da parte di amministratori locali e, stranamente di associazioni ambientaliste.

A conclusione della campagna di pesca 2017-2018 il prof. Attila e il figlio Brenno hanno potuto esprimere tutta la loro soddisfazione: “ possiamo affermare di aver raggiunto gli obiettivi che ci eravamo preposti: in una recente visita dei mari di Alghero abbiamo verificato che intorno all’isolotto della Maddalenetta, una volta ricchissima di ricci, è stata fatta tabula rasa; sono praticamente estinti nella costa antistante il lungomare Dante sino alla spiaggetta di Burantì i ricci presenti si contano sulle dita di una mano; stessa sorte nella zona dell’oristanese e del cagliaritano.
Restano alcune residue aree ancora da bonificare che pensiamo di completare con l’estensione a tutto l’anno del periodo di pesca consentito, garantendo anche giusti incentivi ai pescatori.”

Il fondale presso l’isola della Maddalenetta senza ricci

In questi ultimi mesi però i consensi ad Attila e Brenno danno qualche segno di cedimento; iniziavano ad emergere dubbi e proteste in tutta l’isola contro la normativa in vigore e in particolare l’utilizzo del vasetto per conservarne la polpa che ha portato anche a consumi aberranti.
In molte pizzerie vine servita la “pizza ai ricci” che l’Associazione Mondiale dei Gourmet ha definito “una ricetta da galera”.

Si inizia a prendere coscienza che si stava perdendo un patrimonio economico-ambientale colpevolmente sottovalutato, così come riemergono sospetti sull’autorevolezza del prof. Attila liquidate in passato come uno stupido pregiudizio storico.

Destano particolare allarme inoltre le voci di un presunto interesse di Attila e figlio sull’export , attraverso la Gengis Kan Corporation, di decine di migliaia di barattoli di polpa di riccio verso i mercati dell’estremo oriente dove, al contrario di quanto affermato, gode fama di potente afrodisiaco.

Per puro dovere di cronaca occorre dire che il giovane funzionario regionale aveva recuperato la sua chioma alla Jimi Hendrix avendo scoperto che la causa della tragica perdita di capelli era dovuta a uno shampoo esotico che acquistava on line.

In Sardegna il mondo politico e ambientalista è in piena confusione; tra qualche settimana verrà varata la normativa per la campagna 2018-2019; gli assessori regionali interessati (Agricoltura e Ambiente) porranno fine a queste nefaste consulenze tecniche? O, come si sospetta, Attila e Brenno sono personaggi immaginari dietro i quali si nascondono le incapacità dei dirigenti regionali di gestire una politica ambientale degna di questo nome.

Staremo a vedere nelle prossime settimane.

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