Alghero ed il grande cinema

Ci si potrebbe chiedere perché mai Alghero, nonostante il suo centro storico, le antiche muraglie, le torri ed i suoi caratteristici vicoli, non abbia mai fatto da sfondo a qualche grande film. E’ infatti soltanto pochi mesi fa che è stato girato, per la prima volta, un film “importante” all’interno della città murata. Regia di Cesare Furesi.

Eppure nell’estate algherese di cinquant’anni fa (era il 1965), l’allora Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo iniziò a promuovere, con molta lungimiranza, il mitico Meeting del Cinema. Appuntamento annuale dove si proiettavano film in 35 mm, sul lungomare e nelle spiagge, e sfilavano giornalisti, registi e naturalmente gli attori: da Nino Manfredi a Walter Chiari, da Anita Ekberg a Monica Vitti. In contemporanea si svolgeva anche il concorso femminile di bellezza: Un volto nuovo per il cinema europeo. Presentavano la kermesse Pippo Baudo, Daniele Piombi o Mike Bongiorno, e le belle ragazze arrivavano da ogni dove. Ed è curioso che questi straordinari appuntamenti, di respiro internazionale, non abbiano avuto un seguito, anzi siano stati apertamente osteggiati e contestati dai giovani di allora, perché considerati troppo borghesi e mondani. Ma si era nel 68, il periodo della grande rivolta giovanile in tutto il mondo. E poi ad Alghero, si sa,  nulla è durevole, soprattutto gli eventi importanti. Inoltre il contesto algherese era molto paesano. Il centro storico era, allora, molto più fatiscente e degradato di oggi. Si vedevano ancora i crolli della notte di San Pasquale, mancava l’illuminazione ed il percorso lungo i bastioni non era, come oggi, una piacevole passeggiata. Ma il piccolo porto era colorato dalle barche dei pescatori e dai primi motoscafi. e per fortuna non ci facevano ancora i concerti rock. Le vie ed il mercato erano animati come non mai. E proprio per questo Alghero era autentica e pittoresca, meta impagabile del primo turismo, soprattutto inglese.

Qualche anno prima (1962/63), l’Azienda Autonoma commissionò al cineasta algherese Arturo Usai il bellissimo cortometraggio in 16 mm Saluti da Alghero. 14 minuti in cui la protagonista, una turista inglese, racconta Alghero ed il suo territorio. Quasi sicuramente si tratta del primo film di promozione turistica girato in Sardegna.

Ma già allora il destino cinematografico di Alghero non era all’interno delle mura o nelle mani dell’Azienda Autonoma, ma era invece legato al monumento simbolo del suo territorio: Capo Caccia.

E’ il 1967 quando arrivano ad Alghero una delle coppie più inquiete della storia del cinema: Liz Taylor (con il suo panfilo bianco) e Richard Burton. Sono qui per girare La scogliera dei desideri.

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Locandina italiana del film

Il film, di produzione britannica, era diretto da Josep Losey. La sceneggiatura, curata da Tennessee Williams, era la trasposizione di una sua opera teatrale: The milk train doesn’t stop here anymore. Tra gli altri attori anche Romolo Valli. Il film, uscito nel 1968 ha avuto molti titoli e molte locandine. Boom per i paesi anglosassoni, El angel de la muerte in Messico, la Mujer maldida in Spagna.

Il film girato interamente a Capo Caccia (alcune scene nella spiaggia dell’Argentiera), è un polpettone in puro stile hollywoodiano. In particolare sulla scogliera di Cala Barca venne costruita un’enorme villa con varie dépendance, fontane e addirittura delle improbabili enormi teste simili ai moai dell’isola di Pasqua. Ed è in questo incantevole scenario che si svolge la trama: una ricca ereditiera (Liz Taylor), vedova di almeno quattro mariti, vive nella villa un’esistenza stizzosa ed ipocondriaca. Giunge dal mare un uomo (R. Burton) con una fama sinistra. E’ soprannominato “l’angelo della morte” perché sembra che dove passa lui accade che le signore che lo ospitano muoiano. E così avviene puntualmente anche per la ricca signora, accompagnata in una dolce morte.

C’è chi ancora ricorda il bianco panfilo della diva o le colossali sbornie dell’attore gallese (che sembra gli costarono anche alcuni ceffoni nel malfamato bar Carlos Primero di Piazza Civica).

Finite le riprese, la villa venne smantellata, ma ancora oggi è possibile trovare resti di travertino e di intonaco tra gli spinosi cuscini della suocera o nel fondo del mare, alla base dell’alta falesia.

Si racconta anche che a fine riprese scappò l’irrequieta scimmietta della Taylor (ben visibile nel film). La cosa fu dimenticata, salvo finire sui giornali qualche anno più tardi quando qualcuno “trovò” una rara scimmia europea tra i pini di Cala Lunga.

Sempre nel 1968, vennero girate tra le prime ville di Pischina Salida (Hotel Capo Caccia), le scene iniziali del film di Marcello Fondato I protagonisti. La solita storia del bandito sardo balente e fascinoso. Tra gli interpreti Sylva Koscina, Jean Sorel e Lou Castel.

Nel 1969 esce nelle sale cinematografiche il film di Carlo Lizzani: Barbagia, la società del malessere. E’ la storia del “già famoso” Graziano Mesina. Una sequenza è stata girata ad Alghero nel forte della Maddalenetta. Terence Hill (Grazianeddu) e Don Backy (non solo “bandito” nel film ma anche autore delle musiche), fuggono dal carcere di Mamone (in realtà il forte della Maddalenetta) arrampicandosi sul muro per poi calarsi da un palo della luce e sparire oltre il distributore della esso (che era già lì da allora).

Nel 1971 uscì il film prodotto dalla RAI: La tecnica ed il rito (il giovane Attila), con la regia di Miklos Jancsò. Il film, in stile un po’pasoliniano e di genere colto, aveva come attore protagonista Jozsef Madaras. Soggetto di Giovanna Gagliardo. Molte scene vennero girate nelle calette tra Porticciolo e Porto Ferro.

All’inizio del 1972, anno molto prolifico per il cinema italiano, andò in onda il mitico sceneggiato televisivo prodotto dalla RAI: A come Andromeda. Trasposizione italiana di uno sceneggiato di fantascienza prodotto dalla BBC nel 1961. Soggetto, in entrambi i casi, dell’astronomo e scrittore inglese Fred Hoyle. Cinque puntate in bianco e nero, di un’ora ognuna, ambientate in Inghilterra e Scozia, ma girate soprattutto nell’isola di Santo Stefano (La Maddalena). Protagonisti l’attore italiano Luigi Vannucchi (morto suicida qualche anno dopo, ma in quel momento all’apice della fama) e Paola Pitagora. Nella seconda puntata alcune scene vennero girate all’interno della Grotta di Nettuno e sul “belvedere” di Capo Caccia con vista sull’Isola Foradada. Tra gli attori anche Claudio Cassinelli, che ritroveremo a Capo Caccia alcuni anni dopo.

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Luigi Vannucchi e Mario Piave, sullo sfondo Porto Conte
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L. Vannucchi e M. Piave, sullo sfondo l’isola Foradada
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Paola Pitagora in una scena girata nella grotta di Nettuno

Nel 1977 è la volta di: 007, la spia che mi amava. Decimo della serie James Bond, con Roger Moore, Barbara Bach e Curt Jurgens. Regia di Lewis Gilbert e produzione di Albert R. Broccoli. L’agente segreto 007 si allea con un’affascinante spia sovietica (B. Bach) per rendere inoffensivo il solito pazzo megalomane. Grandi effetti speciali come la Lotus Esprint, auto in grado di andare sott’acqua, o la nave sommergibile Atlantis. Il film venne girato in varie parti del mondo ed in particolare in Sardegna a Cala di Volpe. Una sequenza spettacolare fu realizzata lungo gli ultimi chilometri della strada che porta al faro di Capo Caccia.

La bella Barbara Bach tornerà due anni dopo ad Alghero per girare un altro film.

Nel 1979 esce il film Black Stallion. Regia di Carroll Ballard e Francis Ford Coppola come produttore esecutivo. Tratto dal libro di Walter Farley the black stallion del 1941, più che un film drammatico è in realtà una fiaba natalizia. Comunque magnifiche le scene di galoppo tra i graniti e le spiagge della Gallura. Qualche scena venne girata tra le scogliere a picco di Cala Barca e di Punta Cristallo.

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Sempre nel 1979 esce sugli schermi il film L’isola degli uomini pesce, con la regia di Sergio Martino. Ormai film di cult, faceva parte di una serie fantastico-avventurosa insieme ad altre pellicole come: La montagna del dio cannibale (1978) o Il fiume del grande caimano (1979), sempre di S. Martino e sempre con Claudio Cassinelli come attore protagonista.

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Locandina italiana del film

Alcuni evasi (tra cui C. Cassinelli) arrivano in un’isola da incubo dove uno scienziato pazzo controlla dei mostri marini discendenti di Atlantide. Un cattivo (Richard Johnson) vuole utilizzarli per recuperare un tesoro sommerso e poi sposare la bella figlia dello scienziato (Barbara Bach). Il finale vede l’isola sprofondare nell’oceano, mentre si salvano solo la ragazza ed il fuggiasco. Molte sequenze del film furono girate nel lago La Marmora della Grotta di Nettuno ove venne costruito il laboratorio dello scienziato e un’intera barca in legno. Fu poi necessario reclutare, tra i subacquei locali, gli “uomini pesce”.

Andò così. Il direttore di produzione, Marcello Tagliaferri si rivolse ad Alberto Cuniberti (noto Albertone o Jumbo per la sua mole corpulenta). Albertone, oltre ad un negozio di souvenir, aveva ad Alghero anche un’impresa di lavori subacquei, la So.Ge.Sub. Reclutò i vari subacquei di Alghero, compreso il sottoscritto. Per due settimane ci immergemmo e girammo le scene previste dentro la grotta con addosso un’ingombrante costume da mostro in gomma e vernice. Realizzammo anche le foto di scena, e toccò a me tenere in braccio Barbara Bach (ma fu un piacere) per almeno 10 minuti di fila nella spiaggia delle Bombarde per consentire gli scatti. La foto finì sui vari manifesti ma io, vestito da uomo-pesce, ero irriconoscibile.

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Ricordo che si girarono le scene finali nella grotta (la battaglia tra gli uomini-pesce e gli indigeni ed il crollo di tutto) appena in tempo, perché arrivò una mareggiata che distrusse realmente la barca e l’intero set. Destino sfortunato quello di Claudio Cassinelli. Morì in Arizona nel 1985 durante le riprese di un film, sempre di Sergio Martino, cadendo con un elicottero.

Ritroviamo, infine, gli scenari naturali di Capo Caccia in molti altri film. Cito soltanto il bellissimo film di montaggio Sonos’ e Memoria di Gianfranco Cabiddu (1995). Tra le sequenze utilizzate anche immagini tratte dai lavori in pellicola del grande documentarista sassarese Fiorenzo Serra, che girò negli anni 50 e 60, immagini straordinarie lungo la costa di Alghero.

In quegli anni (dal 1994 al 1996) si svolse ad Alghero la Rassegna Internazionale del Documentario ALGHERO – SARDEGNA – MEDITERRANEO, curata dalla Società Umanitaria e da sottoscritto. E proprio in quell’occasione, nel 1996, venne proiettato Sonos’e Memoria con musica da vivo di Paolo Fresu, Elena Ledda, Luigi Lai e Mauro Palmas, in una memorabile serata al molo Rizzi.

Eppure l’ambientazione del centro storico di Alghero e della costa sarebbe perfetta per film o fiction televisive. Probabilmente però bisognerà aspettare un Camilleri sardo e un Montalbano in versione catalana.

L’esperienza del Meeting del Cinema non fu del tutto persa. Negli anni 80 l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Alghero promosse un’altra importante iniziativa internazionale: il concorso di fotografia subacquea Nettuno d’oro. Ancora una volta arrivarono da tutto il mondo ad Alghero, giornalisti, scienziati, fotografi subacquei e celebrità. E ancora una volta non si riuscì a dare continuità all’iniziativa.

Ma la storia del Nettuno d’oro la racconterò in un’altra occasione.

Roberto Barbieri

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