Fertilia

Fertilia

La nascita di Fertilia s’inquadra in un’ambiziosa operazione di bonifica della Piana della Nurra iniziata alla fine dell’ottocento con i lavori sullo stagno di Calich per opera dei detenuti della colonia penale di Cuguttu vicina ad Alghero.

Questo progetto si rafforza ulteriormente con la politica del regime fascista molto attiva nella bonifica di molte della penisola.

L’intervento inizia con la costituzione dell’Ente Ferrarese di Colonizzazione che nel 1933 prende in carico il comprensorio della Nurra algherese e i suoi 6.452 ettari.

All’Ente, oltre ai compiti inerenti la bonifica, viene conferito l’incarico anche dell’appoderamento dei terreni destinati a un numeroso nucleo di famiglie ferraresi.

L’8 marzo 1936 venne posta la prima pietra della borgata di Fertilia con l’obiettivo di costituire il nucleo abitativo di riferimento di quel’ampia area.

La progettazione costruttiva, ad opera di Arturo Miraglia,  era simile alle “città nuove” realizzate dal Regime che prevedevano la piazza, e gli edifici pubblici a contorno.

Di particolare interesse architettonico la scuola elementare dedicata a Rosa Maltoni, Madre di Benito Mussolini.

Alla vigilia della guerra gli edifici previsti non risultavano completati così come le imponenti opere di bonifica necessarie risultano ancora lungi dall’essere terminate.

Alla fine della guerra i tredici fabbricati parzialmente finiti si avviavano ad un futuro utilizzo umanitario che nessuno avrebbe potuto immaginare.

L’8 settembre 1943, con la resa dell’Italia e il conseguente sfarinamento dell’esercito, si creò una situazione terribile nell’Istria italiana lasciata indifesa.

I crimini perpetrati ai danni degli italiani dai comunisti di Tito sono noti e generò la fuga verso l’Italia di decine di migliaia di persone che abbandonarono ogni cosa pur di salvare la vita.

L’Italia fu messa di fronte al problema di sistemare in maniera definitiva gli esuli che stazionavano provvisoriamente nella costa adriatica.

Fu allora che prese corpo l’idea di utilizzare la borgata di Fertilia per ospitare un gruppo di profughi giuliani anche se, causa lo scoppio della guerra, molti fabbricati non risultavano finiti del tutto.

Alla fine del 1948 il numero dei rifugiati raggiunse il migliaio.

Si pensò di costituire a Fertilia un centro peschereccio stante il fatto che molti giuliani erano pescatori, ma la disorganizzazione nell’accoglienza era tale che non riuscì, almeno nei primi mesi, neanche a dare una accoglienza appena decente.

Nel 1948 fu fatto un tentativo in questo senso con l’arrivo di 13 pescherecci che avevano lasciato le coste slave. Ben presto quasi tutti dovettero rientrare in Adriatico perché, in assenza di strutture per la conservazione del pesce, il mercato locale non era in grado di assorbire tutto il pescato.

Non fu una vita facile per coloro che avevano perso tutto reinserirsi in una nuova realtà, cosa che comunque progressivamente avvenne negli anni seguenti.

Non si persero in ogni caso molte delle loro tradizioni; ancora oggi non è raro sentire parlare a Fertilia il dialetto d’origine. Ma questo ad Alghero non desta meraviglia.

Si semplicemente aggiunta un’altra lingua al catalano e al logudorese.

Bibliografia: Enrico Valsecchi, FERTILIA anni di pace e anni di guerra
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