Qui no traballa a capdeàn no traballa tot l’àn

di Tonio Mura Ogno

La sveglia era sempre prima dell’alba, al buio, per iniziare la giornata di lavoro alle prime luci del mattino. Quel giorno però era festa, èra capdeàn, e mon pare havia decidit de traballa sol mitja giornada. Di tutti i giorni dell’anno solo tre potevano godere, bontà sua, di questa particolare concessione: Nadal, Capdeàn e Pasqua!

È vero che bisognava santificare le feste, compresa la domenica, ma questo valeva assai di più per due categorie di persone: los rics e los mandròns, que se sabivan qui havia inventat lo trabal e foran tirat a balla! Chi aveva la necessità di arrontondare era obbligato a lavorare anche di domenica e nei giorni di festa, per permettersi un paio di scarpe nuove, una vestimenta nova o solo per arrivare più comodamente a fine mese.

A seconda delle stagioni si andava a cullir oliva, a veremar, a collir caragol o bolet, a pescar, a fé bleda o cicoria, també una mitja giornada de mestre de paleta o de manial. Nel mio caso si andava a fare una mitja giornada, e nonostante la mia età jò feva lo manial! Non mi ricordo se già ci fosse una legge contro il lavoro minorile, però mi ricordo che al maitì sa eixiva de nit, che di legge ce ne sarebbe voluta anche un’altra, a tutela del sonno dei bambini. Per l’orario di lavoro non c’era orologio: si impastava anche prima dell’alba, e sa finiva de traballar quant ta veniva la fam, que mon pare no na teniva mai! La mezza giornata, che oggi è di quattro ore, poteva durare anche otto!

Quel giorno l’alba tardava ad arrivare: o bà, ma quant fa dia?  Vés e dormi a damunt dels sacs del xiamentu, que fa més calor. Non me lo feci ripetere due volte, e solo più tardi venni a sapere che l’orologio di mio padre si era fermato alle cinque del giorno prima, esattamente quando l’aveva levato dal polso. Come era facile prevedere, aquel capdeàn il primo impasto si fece con la luce della luna! A metà mattinata io già sentivo i primi morsi della fame: O bà, ma no tens fam? E lui: si tens fam vès a messa e diu am! Quando il sole era bello alto in cielo, che scendeva a strapiombo sulle nostre teste e nella campagna, finalmente mio padre disse la frase per me più piacevole, nonostante la stanchezza: comença a rentar la ferramenta.

Voleva dire che era finita, che si rientrava a casa per il pranzo di capodanno, que già enteneva l’odor del pollastre al forn a gas! Mio padre non usava rientrare a casa sporco dal lavoro, e questo valeva anche per me. Quindi ci dovevamo rentar a la tamburana e vestir la roba neta. Si rientrava in moto, un Benelli 50 color rosso con strisce dorate, un grosso serbatoio e un lungo sedile nero. Due ruote grandi e un vistoso faro. Si può dire che la parte più piacevole del mio capodanno fosse il giro in moto, allora senza casco e capelli al vento.

Mi sentivo un bambino fortunato! Prima le strade bianche e polverose, che in quegli anni a Sant’Agostino erano quasi tutte, poi giù sino alle carceri per arrivare all’Hotel di Visconti. Si proseguiva per il porto e da Porto Salve si entrava all’Alguer vella. Non quel giorno però, non quel Capodanno, che le strade erano deserte come il Sahara, ma non per i Carabinieri, che appunto aspettavano il primo beduino che usciva di casa in moto per controllarle i documenti. A la daballada del Ban, manco a dirlo, paletta rossa. Lei non può viaggiare in due! E’ mio figlio, stiamo rientrando a casa. Esibisca i documenti, che per l’esattezza erano il libretto della moto e il bollo. Ancora non c’era l’assicurazione obbligatoria. I documenti sono in regola ma lei dovrà pagare una multa perché non può viaggiare in due. Una multa? Domandò mio padre. Si, con la sua moto non si può viaggiare in due. E tres, disse mio padre a bassa voce, come per sottolineare che aveva capito. Se lei mi mette una multa è inutile che io sia andato a lavorare. Queste cose a noi non interessano, lei è multabile. E quatre, esclamò mio padre, sapendo che quei carabinieri non avrebbero capito. Fate come volete, vuol dire che oggi ho lavorato per lo Stato e non per il pane di casa, io e mio figlio. Do i soldi a voi e a me non ne rimangono. I due carabinieri si allontanarono come per compilare la multa ma subito dopo uno si avvicinò: questa volta non gli mettiamo la multa ma lei deve proseguire da solo. E mio figlio? A piedi sino a casa. Aquest carabiner és girat de cap, pensai, ignaro della grazia! Alzato a notte fonda, dormito sui sacchi di cemento, portato decine di mezzi secchi di impasto (per portarli pieni dovevo ancora crescere) e ora anche la strada a piedi. Aquest ès macu de lligar, ripensai! Altro che diritti dei minori, per i carabinieri un bambino poteva vagare solitario per vie vuote e inquietanti, che nemmeno i cani. Purtroppo passeranno ancora molti anni prima di vedere una specie di tutela della condizione minorile. Comunque: l’unico ad essere punito fui io! Vés sempre dret, mi consigliò mio padre, e così m’incamminai. Subito dopo mi superò in moto, a mezzo acceleratore. Pochi secondi e sparì dalla mia vista. Non piansi anche se gli occhi erano pieni di lacrime, e non sto a ripetere cosa pensai! Mi voltai e vidi che i Carabinieri erano sempre lì, che aspettavano il prossimo beduino in auto o in moto. La città era vuota, fredda, seppur soleggiata. Gli unici in giro eravamo noi e i Carabinieri, quasi a dire che la regola di mio padre valesse anche per la Benemerita: qui no traballa a capdeàn no traballa tot l’àn!

Arribat a los jardins de Giuseppe Manno sentii il classico fischio di mio padre, che mi aspettava nascosto dietro l’hotel di Visconti. Ajò, munta! Attraversai la strada di corsa, salii sulla moto, afferrai forte i suoi fianchi e via a tutto gas verso casa. In silenzio chiesi perdono a nostro senyor Gesùcrist per il brutto pensiero precedente. Un goc!

Los raviolos de recuita li preparò mia mamma, grandi come un tovagliolo ma buoni, così buoni che li divorai. Poi mio padre divise lo pollastre, dorato e contornato de pomadeterra. A tavola c’era anche l’ampolla de vì, e questo voleva dire che era davvero festa. Quando poi comparve il panettone posso ben dire che la stanchezza del lavoro era per me un particolare trascurabile. Ovviamente saltai la cena, non perché non avessi più fame. Diciamo che pochi minuti dopo il tardivo pranzo mi trovarono dormit a la mesa, non si sa se più stanco o più sazio. Sicuramente quel giorno di capodanno è stato speciale, certo nulla di paragonabile con gli spettacoli di oggi, con i cenoni al ristorante, con i botti che fanno tremare i muri e i concertoni in piazza. Ci sono emozioni però che superano tutto, anche lo spettacolo più attraente, e per me l’incontro con los carabiners, a capodanno, quando tutti erano chiusi nelle loro case per consumare il pranzo festivo, rimane un’emozione indimenticabile! E non c’hanno fatto neppure l’alcoltest.

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