Pirati ad Alghero

Galea
Galea

Conquistato il nord Africa tra la fine del VII e i primi del VIII secolo, e iniziata l’invasione della penisola iberica, i musulmani arabi cominciarono a guardare con sempre maggiore interesse la Sardegna. Assieme alla Corsica avrebbe rappresentato una formidabile testa di ponte verso future conquiste del nord Italia e sud della Francia.

Iniziarono una serie di scorrerie che interesseranno tutte le coste della Sardegna per ben 11 secoli senza tuttavia far registrare presenze consolidate ma la tattica “mordi e fuggi” utilizzata creò enormi danni economici e il sequestro di decine di migliaia di persone che furono rese schiave o uccise.

Anche Alghero e le zone limitrofe furono interessate da queste incursioni barbaresche; alcuni di questi fatti sono noti: nel 1515 vicino a Porto Conte una flottiglia di piccole barche armate da coraggiosi algheresi assaltarono e conquistarono una galera turca.

Nel 1530 le orde corsare assaltarono la zona di Valverde; come scrive Antonio Nughes nel suo libro Il Santuario di Valverde (Zonza Editori) i pirati barbareschi e turchi dopo aver depredato la zona di Oristano e aver catturato 70 persone, saccheggiarono la chiesa campestre e fecero altri 25 prigionieri.

Nel 1540 fu la volta di Olmedo dove seminarono morti e distruzioni.

Le coste dell’isola sono sistematicamente prese di mira da centinaia di pirati che spesso si presentano con un numero di barche che superano anche la decina.

Si distinguono in queste scorrerie il famoso Khair, detto Barbarossa, e il suo luogotenente Hazan-Haga, giovane pastorello della Nurra catturato e allevato dal Barbarossa.

Khayr al-Din Barbarossa
Khayr al-Din Barbarossa

Nel 1541 Carlo V visita Alghero con la sua flotta diretto verso Algeri diventata una vera e propria roccaforte di corsari.

Come si sa questa spedizione si concluse in un disastro per il re spagnolo che fu sconfitto proprio dal “sardo renegado” Hazan-Haga che nel frattempo era diventato terzo re di Algeri. Naturalmente le scorrerie continuarono sempre più numerose.

Solo allora, siamo nel 1572, iniziò la costruzione di un centinaio di torri di avvistamento lungo le coste della Sardegna per segnalare navi ostili.

Nella costa algherese ne furono costruite numerose: ancora oggi sono riconoscibili le torri di: Badde Jana, Poglina, Lazzaretto, Buru della Pegna, Porticciolo, Bantine Sale e le tre torri di PortoFerro.

Alghero non fu mai attaccata direttamente per la presenza di una forte guarnigione militare e le potenti mura a difesa dell’agglomerato urbano; non così sicure erano naturalmente le zone limitrofe.

Nel 1582 un’orda barbaresca sbarca nella spiaggia di Poglina e assalta il villaggio di Villanova Monteleone, pare guidati da un rinnegato locale probabilmente fatto prigioniero in precedenti scorrerie. Vengono fatti 50 prigionieri e probabili futuri schiavi; i corsari si avviano veloci verso la loro nave ormeggiata a Poglina; questa volta però la reazione dei villanovesi fu pronta e guidata dal nobile don Pietro Boyl inseguì i corsari intercettandoli prima che raggiungessero la spiaggia.Lo scontro, come riporta Alberto La Marmora nel suo Viaggio In Sardegna, fu cruento e terminò con la morte dei pirati e la liberazione dei prigionieri.

Nel 1584 i corsari sbarcarono a Porto Conte e fecero un centinaio di prigionieri.

Nel 1813 un’altra incursione venne registrata nella Nurra.

Nel 1813 dopo una gravissima incursione su SantAntioco che finì con il massacro dei difensori e il sequestro di circa 200 abitanti, la reazione delle potenze europee fu violentissima.

Le flotte inglesi e olandesi bombardarono Algeri. Le incursioni si ridussero drasticamente sino alla totale cessazione nel 1830 con l’occupazione da parte dei francesi di Algeri che sottoscrisse assieme a Tunisi un trattato nel quale si dichiarava di rinunciare alla guerra corsara e alla pratica della schiavitù.

Terminava dopo 11 secoli una guerra che aveva terrorizzato il Mediterraneo.

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