Il piroscafo incagliato nel porto di Alghero

di Carmelo Murgia

La pesante bitta che si trova di fianco alla dogana, è testimone di una curiosa storia di Alghero. Allineata allo scalo, che ora non esiste più,  aiutava i pescatori nelle manovre di alaggio e varo delle piccole e medie imbarcazioni. Il suo arrivo in città è legato a un fatto avvenuto all’ingresso del porto di Alghero nell’aprile del 1908, quando il piroscafo  Hohenzollern, si incagliò sulla secca delle Murgie. Durante le operazioni di alleggerimento della nave, per disincagliarla, la bitta venne sbarcata. Dimenticata per qualche tempo sulla banchina del porto con altri rottami, venne recuperata e fissata dove si trova ora…

Bitta del piroscafo Hohenzollern

La nave Kaiser Wilhelm II fu costruita nel 1889 a Stettin, in Germania, nei cantieri Vulcan Shipyard per la tedesca North German Lloyd, era lunga 137 metri e larga 15. Aveva motori a vapore a tripla espansione ed elica unica. Poteva viaggiare ad una velocità di 16 nodi e trasportare fino a 1.200 passeggeri, di cui 120 in prima classe, 80 in seconda e 1.000 in terza. Aveva due fumaioli e quattro alberi. Percorreva le rotte Brema-New York e Mediterraneo-New York.

Kaiser Wilhelm II (foto web)

Mentre era ormeggiata in banchina a Genova, affondò, probabilmente a causa della rottura di una valvola, fortunatamente non fu difficile recuperarla nel basso fondale. Nell’occasione venne completamente ristrutturata, privata di due alberi e arricchita con arredi di pregio, riverniciata di bianco con fregi dorati e rinominata Hohenzollern, per liberare il nome “Kaiser Wilhelm II” ed assegnarlo a una nuova nave nel 1902.

Hohenzollern (foto web)

La Hohenzollern corse in seguito la rotta Genova-Napoli-New York e all’interno del Mediterraneo.

La mattina del 9 aprile del 1908 la Hohenzollern comandata da un uomo di provata esperienza il capitano A. Gerdes,  entra probabilmente a velocità sostenuta nel porto di Alghero urtando violentemente contro un banco di roccia sommerso nell’imboccatura del porto, indicato nelle carte nautiche come “secca delle murgie”.

Sui giornali, si legge: il comandante Gerdes si giustifica dicendo di aver visto Alghero “tra le brume”, e di essergli parsa più distante di quanto realmente fosse. Questa dichiarazione, risultò un pò superficiale per un comandante d’esperienza come lui, chi conosce il mare di Alghero sa che nella prima decade di aprile il sole sorge intorno alle sei e quindi c’è già luce quando la nave è al traverso di Capo Caccia, ed è giorno fatto quando avviene l’urto contro lo scoglio sommerso. Brume o non brume fa nascere qualche perplessità la dichiarazione di Gerdes di non aver saputo valutare la distanza della propria nave da terra.

L’articolo della “Nuova Sardegna” su Hohenzollern (foto web)
Hohenzollern incagliato (foto dal libro L’ultimo viaggio dell’Hohenzollern e l’oro di Von Tirpitz)

A bordo dell’Hohenzollern in questo imbarazzante frangente c’è il ministro della Marina Germanica Alfred von Tirpiz, Proprietario di terreni vicino Alghero, un ammiraglio tedesco e segretario di stato per il Ministero della Marina imperiale, la potente branca amministrativa della Kaiserliche Marine, dal 1897 al 1916. Probabilmente è stato lui a decidere l’approdo ad Alghero deviando dalla rotta verso l’Egitto, per curare i propri interessi in zona.

Alfred von Tirpiz (foto web)

La nave incagliata ha faticosamente cercato di liberarsi con i propri mezzi forzando le macchine ma senza risultato. Si deve chiedere aiuto. Nel 1908, l’unico centro attrezzato nelle vicinanze è la base della Maddalena, della flotta militare italiana. Per adeguarsi al rango di una personalità come von Tirpitz, viene inviata in soccorso la corazzata “Sardegna”, una nave da guerra con ben ottocento uomini di equipaggio. Al suo arrivo ad Alghero cerca di liberare l’Hohenzollern trainandolo con un cavo, tuttavia, non essendo stato alleggerito il piroscafo, il robusto cavo si spezza e finisce nelle eliche della corazzata bloccandola.
Intanto arrivano anche i rimorchiatori “Atlante”, “Ercole” e il piroscafo tedesco “Saxen”. Dopo numerosi, quanto inutili tentativi, la situazione non cambia. A bordo dell’ Hohenzollern è rimasto solo Gerdes e qualche ufficiale. La corazzata “Sardegna”, alla quale è stata liberata l’elica, insieme ai rimorchiatori e il piroscafo tedesco “Saxen”, cercano di pompare fuori l’acqua che allaga completamente la nave, ma la chiglia si è cosi rovinata per effetto del trascinamento sul fondo che le pompe si rilevano inefficaci.

Il porto di Alghero con il piroscafo (foto dal libro L’ultimo viaggio dell’Hohenzollern e l’oro di Von Tirpitz)

Tutti gli sforzi sono vani.
II “Saxen” prende a bordo i blasonati ospiti e l’equipaggio dell’Holenzollerm, buona parte degli arredi, l’attrezzatura di bordo e lascia Alghero, la corazzata “Sardegna” ritorna alla Maddalena. Presto si ammette che prima di effettuare il traino, si sarebbe dovuto alleggerire la nave delle merci che aveva nella stiva e soprattutto dalle tonnellate di carbone. Purtroppo si è optato per la forza dei potenti motori, rovinando irrimediabilmente lo scafo.

Giorno dopo giorno la gente si abitua alla presenza di quel grosso bastimento inesorabilmente bloccato in rada e soggetto ad un rapido processo di degrado. Una nave ferma, con le stive allagate, sporca e fuligginosa.

Il carico rimasto, dopo essere stato periziato dal signor Angelo Fassio, viene venduto all’asta nei locali della ditta Scognamillo, situati in quella che è oggi via Garibaldi e che allora si chiamava via Stazione. Per il recupero dello scafo intervenne una società danese, inviando due battelli, lo Svitzer e il Berger Withelm, attrezzati di grosse pompe e di cemento per turare le falle. I palombari frantumarono le rocce con le mine liberando L’Hohenzollern che sorretta da due battelli, inizia il viaggio verso la Liguria per la demolizione in un cantiere di Vado.

fonti:
-L'ultimo viaggio dell'Hohenzollern e l'oro di Von Tirpitz di Enrico A. Valsecchi. -Norwayheritage (web) -Wrecksite (web) -foto della nuova sardegna di Mario Tola (web)
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