Attila il Barbaro

 

Riccio viola (Paracentrotus lividus)

Il Signor Attila, disgraziatamente sempre presente in tutte le attività dell’uomo, questa volta si è materializzato nell’Assessorato Regionale all’Ambiente in occasione della annuale emanazione della normativa sulla pesca del riccio di mare.

Il Signor Attila, diretto discendente del famoso re  degli Unni noto come Il Flagello di Dio (si racconta che dove passava il suo esercito non cresceva più l’erba),  ha colpito ancora.

Come lo scorso anno la regione ha stabilito, per la stagione 2016-2017, che pesca del riccio di mare sia consentita  dal 1 novembre al 30 aprile; la bellezza di 6 mesi.

Un vero delitto ambientale: il periodo di pesca enormemente lungo rispetto a quello tradizionale (gennaio-febbraio) e nessun cenno sulla necessaria regolamentazione-abolizione della famigerata recente abitudine dei pescatori di conservare e commercializzare la polpa del riccio in vasetto.

La conservazione in vasetto e i tempi lunghissimi consentiti per la pesca  ha aumentato in maniera esponenziale i consumi  dei ricci e conseguentemente uno sfruttamento selvaggio  delle aree costiere che oggi risultano, in gran parte, devastate.

In Sardegna , dove evidentemente ci sono molti parenti del Signor Attila, poco o   nulla si è fatto a livello politico per contrastare questa vera e propria distruzione ambientale, anzi si promuovono iniziative che ne agevolano i consumi (vedi le iniziative di molti ristoranti che ovviamente utilizzano la polpa dei vasetti di cui non si conosce la provenienza, data e metodo (?) di confezionamento.

Da qui un fiorire di improbabili ricette, oltretutto fuori dalla tradizione, spesso ottenute con risultati indecenti.

Si è arrivati persino a proporre “ pizze ai ricci di mare”: una cosa da arresto immediato.

Ammesso e non concesso infatti che i famigerati vasetti contengano solo polpa di riccio e non anche “aggiunte”  che tipo di garanzie sanitarie ci sono che non provochino danni gravi alla salute dei consumatori ?

Sarebbe opportuno che i politici regionali (e anche locali ) si ricordassero di come veniva fatta la pesca in passato che era un perfetto modello di equilibrio tra sfruttamento e rispetto dell’ambiente.

In Alghero la situazione è drammatica: è stata fatta piazza pulita di tutte le zone di pesca tradizionali ( la Maddalenetta, Lungomare Dante, Cala Bona, etc.).

Il Signor Attila, frequentatore abituale dell’Assessorato Regionale per la Difesa dell’Ambiente (si fa per dire) continua imperterrito le sue devastazioni.

Si ha la brutta sensazione che, memore delle prodezze del famoso Avo, voglia seguire le sue orme sino a quando l’ultimo riccio sardo sarà utilizzato magari per una fumante pizza al taglio.

Signor Sindaco, Signori Consiglieri di Alghero sarà il caso di prendere qualche iniziativa ?

Frank Dettori

Salviamo il riccio di mare
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