Alghero 1901, Industrie, commerci ed agricolture

di Carmelo Murgia

Nel 1901 il quotidiano la Stampa fece conoscere ai suoi lettori moltissime città italiane con opuscoli ricchi di  incisioni e testimonianze, un viaggio nel passato e lo specchio di un’epoca. Qui riportiamo l’articolo originale.

interno dello stabilimento fratelli Tardito
Industrie, commerci ed agricolture

Alghero 1901

Le industrie algheresi sono in continuo incremento. Vi si contano parecchi molini a vapore per la produzione delle farine, molini che provvedono ai bisogni di tutto il circondario; vi è pure uno stabilimento per il trattamento delle sanse o dei residui dell’oliva, dopo estrattone l’olio commestibile, mediante il solfuro di carbonio per estrarne nuovi lubrificanti. Le fabbriche di paste alimentari vi sono numerose, così quelle delle ceramiche d’uso comune, e parecchie fra concerie, tintorie, e fabbriche di candele di cera. Nel 1853 vi si fece anche il tentativo d’impianto di una grandiosa distilleria dell’alcool coutenuto nell’asfodelo,
ma dovettesi abbandonare dopo qualche anno l’impresa perchè poco rimunerativa e troppo operata dal fisco.
Nel territorio algherese si trovano grandi strati di gesso che sopperiscono ai bisogni della città; sui fianchi del monte Ruhedu si trovano argille di ottima qualità per la fabbricazione dei mattoni, e non lungi dal Capo Galera, se ne trovano altre per la fabbricazione delle terraglie, di pasta assai fina.
Non è difficile trovare, sempre nel territorio di Alghero, delle bellissime calcedonie, dei diaspri multicolori corniole ed altre cristallizzazioni. Recentemente nelle caverne che forano il Capo Caccia e le montagne di Porto Conte furono scoperti degli ingenti strati di ottimo guano e se ne fa l’estrazione su larga scala. Pare che si siano anche rinvenuti dei filoni di calamina che sfruttati potrebbero dare buona produzione.
Il commercio di Alghero; che sino a poco tempo fa, si operava quasi esclusivamente per via di mare, ma che ora si vale anche delle ferrovie per portarsi ad altri porti di imbarco più frequentati e di più facile comunicazione col continente, si compone quasi esclusivamente per l’esportazione di prodotti agricoli, e per l’importazione di manifatture.
Alghero, al quale fanno centro gran parte dei prodotti del suo circondario, occupa uno dei posti migliori fra le terre vinifere dell’isola. I vinı prodotti sono generalmente fini, di ottimo gusto e possono tener posto fra i più rinomati del nostro paese. Citiamo alcuni tipi a tutti noti, il torbato, il moscato e il monica; di questo vino si fa grandissimo commercio.
Alghero esporta quindi quantità grandissima di olio, che i suoi magnifici ed estesissimi oliveti producono di ottima qualità. Esporta anche « grano duro » che serve alle fabbriche di paste di Gragnano e di Torre Annunziata, ed importa per il consumo e la panificazione il cosidetto grano tenero o lombardo, di valore commerciale inferiore. Esporta formaggi, lane, pelli, uva passa (zibibbo), sardelle, alici, scorza di sughero (di questi alberi, i sugheri, abbondano le foreste delle montagne vicine, ancora belle, a malgrado delle devastazioni dei pastori, dei carbonari e la nessuna cura messa dal governo alla conservazione di cosi utile patrimonio).
Alla sua volta Alghero importa telerie, stoffe di ogni genere, cappelli, carta, drogherie e coloniali, legname in grandissima quantità, ferro e tutti gli altri metalli necessari alla lavorazione comune ed alla piccola industria, nonchè mobili ed oggetti di lusso.
La pesca fornisce largo capitale di guadagno ad una buona parte della popolazione algherese; il mare pescosissimo alletta a ciò. Gran parte del prodotto di questa industria viene consumata in luogo, ma non è neppure piccola la quantità di pesce che si invia ogni mattina a Sassari per il mercato e quello che si manda a Villanova, Bonorva ed altri villaggi dell’interno.
Prosperosissimo fu un tempo la pesca del corallo alla cui pesca si impiegavano un tempo più di 500 grandi barche, le quali ora sono ridotte a meno di una quarantina con un 350 uomini di equipaggio. Questo decadimento deve attribuirsi all’ esaurimento dei polipai distrutti o quasi da metodi empirici di pesca e dalla passata moda, non facendo quasi più, le signore, uso della bella concrezione calcarea per le loro collane e gioielli. Negli stagni di Caliche e di Cuguttu, attigui ad Alghero, la pesca è ricchissima di ogni varietà di pesci che vi si introducono dal mare. Una pesca copiosissima è quella delle acciughe e delle sardelle, le prime vengono confezionate in scatole, le seconde salate in barili e spedite in continente.
La navigazione nel porto di Alghero è esercitata quasi esclusivamente da velieri genovesi e napoletani: in terz’ordine vengono navi toscane e poi tratto tratto anche qualcuna francese. Al commercio marittimo algherese ha recato danno l’ingrandimento ed i migliori servizi organizzati pel porto di Torres.
L’agricoltura è assai curata nell’ agro algherese e poco manca ad essa per essere condotta con sistemi affatto razionali e moderni.La coltura della vite e dell’olivo occupano la massima estensione e danno il più ricco prodotto. Curata assai è pure, ed estesa, la coltivazione del grano; vengono in seguito i frutteti, che danno prodotti gustosissimi e gli ortaggi bellissimi. La pastorizia è un ramo di industria agricola che meriterebbe di essere meglio fatta progredire e più razionalmente tenuta.
Da qualche anno ha stabilito la sua sede nei pressi di Alghero e precisamente, nella località denominata Surigheddu, la Cooperativa Agricola Italiana, fondata a Milanonel 1891. Essa vi possiede attualmente un podere di 455 ettari, quattro chilometri e mezzo quadrati di superficie, e vi procede a colture coi migliori e piủ pratici sistemi moderni. Un immenso fabbricato ad uso stallo, lungo più che cento metri sopra quindici di larghezza ed edificato quasi un mezzo secolo addietro dal genovese Costa, si trova sulla proprietà ed è stato trasformato nella sua parte superiore ad abitazione per uso dei coloni i quali ammontano presentemente ad una settantina circa.
Molte terre prima incolte, vennero trasformate in fiorenti poderi. La pastorizia vi è stata migliorata, l’industria del caseificio perfezionata, e ad essa è unita quella della tessitura delle lane secondo la moda sarda, per la fabbricazione di quella stoffa fortissima e di straordinaria duratura che è detta orbace. La Cooperativa Agricola Italiana. ha recentemente ottenuto
che la colonia di Surigheddu Sia elevata a comune autonomo.
L’esempio dato dalla società milanese non potrà non essere imitato nella regione dai principali proprietari quanto vantaggio dell’agricoltura e della ricchezza del paese è facile vedere.
Alghero conta attualmente, circa 11 000 abitanti e la sua popolazione è in incremento; essa è capoluogo di un circondario, di un collegio elettorale e di una diocesi.
Il bilancio del comune si aggira intorno alle L. 280.000 di attivo contro altrettante di passivo.
Appartiene al mandamento di Alghero anche il villaggio di Olmedo con 486 abitanti, sul pendio del monte Rosso.
In Olmedo è una piccola chiesa parrocchiale denominata dalla «Vergine di Talia» o d’« Italia ». Presso la chiesa si trova una fonte miracolosa, ove è fama sorgesse una antica città, difatti, vi si trovano rovine di abitazioni e ben sette Núraghi.
Di queste bizzarre costruzioni, particolari alla Sardegna, se ne trovano nel territorio di Alghero gli avanzi di ben trecento, tanto che si stimò opportuno redigerne una apposita carta nuragografica.
Altre rovine notevoli, di un’altra città ora scomparsa, ma che si reputa essere stata fiorente nell’ antichità sono quelle che si trovauo in fondo alla magnifica insenatura di Porto Conte, a dieci chilometri da Alghero, alle radici del monte Timidons.
Queste rovine estese e ragguardevoli appartengono forse al portus Nymphoeum di Tolomeo, e che più recentemente si sarebbe chiamato Santimbenia. In quella località ed attigue si scoprirono anche, non è molto, tombe che si attribuiscono ai cartaginesi.

Redazione la Stampa (g. c.)

Bibliografia: Le cento città d'Italia, supplemento illustrato del SECOLO società editrice Sonzogno. Litalia  fine ottocento storia costumi tradizioni edizioni Edison bologna.
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