Pasqual Gallo

di Maria Graziella Serra

Il ricordo che la famiglia ha di personaggi che si possono definire “pubblici” è spesso differente da quello di chi questi personaggi li ha amati e stimati.
A questo destino non si sottrae certamente Pasqual Gallo, fratello di mia madre Anna Maria e dell’egualmente noto Don Giovanni Gallo.
Per noi nipoti Pasqual è sempre stato zio Lino.
Nel corso del 2022, in occasione del centenario della nascita, e grazie alle informazioni ricevute da Salvatore Izza, presidente delle “Edicions de l’Alguer”, che non finirò mai di ringraziare, ho avuto modo di scoprire che nella mia libreria era presente un canzoniere di zio Lino del tutto inedito, di cui io inconsapevolmente possedevo l’unica copia stampata, consegnata a zio dall’editore alcuni mesi prima della sua morte, avvenuta nel gennaio del 1993.

Questo secondo canzoniere, a differenza del primo, contiene una breve autobiografia di Pasqual Gallo, fonte molto più preziosa e autorevole di una breve biografia scritta da me, con piccoli frammenti di memorie di famiglia e di esperienze condivise con zio.
Credo che sia arrivato il momento che questa autobiografia sia donata agli algheresi e ringrazio per questa grande opportunità “Storie di Alghero”.

Sarà anche un’occasione, per chi non lo ha conosciuto, di scoprire una parte della storia personale del primo cantautore algherese. La sua canzone più famosa, infatti, “Lo nassaiolo”, fu anche la sua prima scritta in algherese, nel lontano 1954, così come ci racconta nella sua autobiografia che vi invito a leggere.
Infine…
In occasione del centenario della nascita di Pasqual, è scaturita la collaborazione con il Maestro Franco Cano che ha portato alla realizzazione di due splendidi concerti, nel 2022 e nel 2023, che hanno visto protagonisti bambini e bambine della scuola dell’Infanzia e Primaria di alcuni Istituti Comprensivi di Alghero e gettato le basi per l’edizione 2024.

La realizzazione dei concerti è stata l’occasione per ripercorrere e riprendere quell’esperienza che zio Lino aveva iniziato alla fine degli anni ’70, dapprima con i bambini della Scuola elementare del Primo circolo e, successivamente, con quelli della “Fondazione Lavagna”. Era un’ attività di cui Pasqual andava orgoglioso e fiero, così come hanno testimoniato i tanti disegni dei bimbi a lui dedicati e che trovavi nella sua casa, appesi alle pareti e comunque accuratamente custoditi.


PASQUAL GALLO
Autobiografia scritta nel 1991.

Sono nato ad Alghero da una famiglia di lavoratori.
Mio padre era pescatore, mia madre sarta, molto educati e severi con la famiglia.
Giovanni, il mio fratello maggiore, a dieci anni entra in seminario: aveva una grande voglia di studiare, al contrario di me, che ero svogliato.
Al mattino non volevo andare a scuola, ma la mamma mi minacciava o mi picchiava di “santa ragione”, così che, di malavoglia, ci andavo.

Mi piaceva cantare e ballare e, per questo, spesso disturbavo le lezioni. Allora la maestra mi metteva in castigo chiudendomi dentro l’armadio a parete dell’aula, dove cantavo e accompagnavo i motivi con calci e pugni alla porta. Per questo motivo finivo fuori dall’aula e il giorno dopo dovevo andare a scuola accompagnato da mio padre. Così tra schiaffi, punizioni e canzoni ho finito gli studi elementari a dodici anni.
Dopo mi misero a lavorare e questo lo feci di buona lena anche se i miei genitori non volevano perché ero ancora piccolo e più di tutto perché non desideravano che Giovanni diventasse un domani un “signore” e io un “lavoratore”. Ma la scuola non faceva per me.

Ho svolto tanti lavori, che mi pagavano ben poco ma io ero contento lo stesso. La sera, a letto, improvvisavo motivi e componevo canzonette in italiano.
La prima volta che ho cantato in pubblico fu nel piccolo teatro dell’Ospedale Vecchio, per i bambini dell’asilo (giardino per l’infanzia) di Suor Vincenza, in una commedia: avevo dodici anni e mezzo. La canzone era “L’abbandonato” la storia di un bambino scappato di casa che si era perduto dentro una foresta.
La canzone piacque così tanto che me la fecero cantare sei o sette volte.

Tutto questo mi ha portato a comporre canzoni dedicate alle “minyones de cosir” di mia madre. Vi confesso che non conoscevo la musica né sapevo suonare uno strumento, componevo mentalmente i motivi e, se la melodia mi piaceva, passavo la notte ripetendola per non dimenticarla.
Una volta imparata la melodia scrivevo il testo: nascevano in questo modo le mie canzoni e così è stato sino ad oggi (1991), però adesso un registratore mi aiuta per la memorizzazione di una melodia.

Cominciai a sedici anni, con la collaborazione delle “minyones de cosir” a rappresentare commedie una o due volte al mese. Si cantava, si ballava e si recitava in un “debaix” nella casa di via Ospedale, trasformato in teatro. Le scene erano ideate e allestite da me con la collaborazione di mio cugino Bernardo. Furono anni di felicità perchè di giorno lavoravo e la sera sognavo e scrivevo “xompulls”.

Sempre da ragazzo, durante una rappresentazione dove interpretavo l’angelo che scende dal cielo, la struttura non tenne e caddi fratturandomi un braccio. Mi portarono all’ospedale e lo spettacolo fu interrotto. Il pubblico volle che gli venisse rimborsato il biglietto e mia madre, da allora, non ha più dato il permesso di fare teatro.
Ho continuato a comporre canzoni in italiano sino ai diciannove anni quando sono andato volontario in Marina. Ne ricordo solo alcune: “Bella bruna”, “Bella Alghero”, “Baciami”, “Caterina”, “L’aviazione”, “La ragazza di strada; “Tu, credimi”, “Maridepo”, “Le sartine”, “Alla mia simpatia”, “A Carmela”, “Anna” (che avevo dedicato a una ragazza di cui mi ero innamorato).

Durante il servizio militare, dopo un corso a Pola, fui non solo imbarcato, ma anche naufragato. In guerra non pensavo certo a comporre canzonette.
Finita la guerra mi hanno mandato a La Maddalena dove ripresi a comporre e conobbi il maestro di scuola Francesco Feniello, algherese, che cercò di insegnarmi a suonare la chitarra. Io però non avevo pazienza e lasciai lo studio della chitarra. Malgrado questo, scrissi alcuni motivi con il maestro di musica della Banda musicale della Marina Militare. In genere erano canzoni ironiche sulle ragazze de La Maddalena e sulla loro amicizia con i militari americani.

1943

Nel 1950 fui congedato e feci ritorno ad Alghero dove mi occupai di pallavolo e organizzai tornei con le quattro squadre della Sardegna.
Ho cantato in diverse occasioni al Teatro Civico con l’orchestra del maestro Malusa.
Conobbi Gianni Muglia, che suonava la fisarmonica e con lui l’orchesta “Boys di Sassari”, con cui preparai il tango “Tu, credimi” che la sera del debutto allo chalet del Cavallino Bianco di Alghero fu un fiasco completo.

Cantavo anche con il complesso di Toni Cao nel terrazzo dell’hotel Gabbiano. In quel periodo cantavo con piacere e non firmavo contratti.
Nel 1954 conobbi il cantante Bastianino Loi, detto “Rumpura”, che faceva parte della “Brigata Canora Algherese”, una formazione corale diretta da Isabella Montanari.
Con Bastianino parlavo spesso di canzoni, tanto che un giorno mi portò a casa della Maestra Montanari. La pianista mi richiedeva canzoni in algherese, non in italiano, come io avevo scritto sino a quel giorno, ma io non ero disposto a fare quello che lei desiderava.
Però Bastianino, insistendo per giorni e malgrado la mia avversione per le canzoni folk, alla fine, quasi inconsciamente, mi fece comporre la prima canzone algherese.

Una notte, dopo aver salutato Bastianino, mentre in bicicletta me ne andavo a dormire a Maria Pia (dal 1953 ero uomo di fiducia dell’ ETFAS) percorrendo la strada della spiaggia, la visione di una barca solitaria che salpava le reti mi colpì e turbò. Ricordo: era una notte meravigliosa e tutto era un incanto. Mi sono fermato per ammirare quello spettacolo: la barca che lentamente salpava le reti fendendo i raggi della luna che brillavano sopra un mare calmo come l’olio.
Fermo, con la bicicletta in mano, iniziai a cantare spontaneamente un motivo nuovo.
Arrivato a casa, incisi sul registratore la canzone nuova : “Lo nassaiolo”.
”Cià de dossu, voga de fatxa, o nassaiolo salpa la nassa”
Soddisfatto andai a Maria Pia e quella notte dormii contento.
La sera dopo, ascoltata la registrazione, iniziai l’elaborazione e composizione definitiva de “Lo nassaiolo” che ho voluto dedicare a mio padre. Era il 1954.
Il brano piacque alla pianista Montanari e così cominciai a comporre esclusivamente in algherese tutte le altre canzoni.

Incoraggiato da Bastianino che suonava la chitarra, formai il primo gruppo folk insieme a Pino Multineddu, Tore e Bastianino, e facemmo serate nei locali della città.
Nello stesso periodo conoscemmo Franco e Angelo Ceravola e Giovannino Niolu con i quali io e Bastianino preparammo uno spettacolo per la festa di Sant’Agostino.

Avevo in repertorio una decina di canzoni: Lo nassaiolo, La verema, La rosa ardenta, Bella Alguer; Bella minyona; Catari; Mariner de l’Alguer, Gent de Casa, Les brigades de collidores de oliva; Lo solitari.
La serata ebbe una buona riuscita e la mia città aveva trovato il primo cantautore moderno!

Tutto questo mi diede la carica giusta per scrivere in algherese canzoni, ballate e romanze.
Bastianino mi presentò i fratelli Salvietti, Mario e Antonella, che entrarono nel mio gruppo.
Costituimmo una corale di cui Antonella fu la direttrice musicale. Era difficile trovare una sede dove fare le prove e solo per merito di Antonella Salvietti trovammo ospitalità dapprima presso la Torre di San Giovanni e successivamente nella sede de “Agrupació Palmavera”, la sala dell’A.A.S.T., (che allora si chiamava Pro loco, per un po’, sino alla costituzione del Centro di Studi Algheresi, dove ci eravamo affiliati.

Fu un periodo favoloso: trasmissioni a Radio Sardegna, incisioni con la casa discografica Ariston di L. Tilesi (un LP e alcuni 45 giri).
I Ceravola lasciarono il gruppo.
Nel 1962 Antonella Salvietti iniziò a preparare un gruppo per una serie di serate in Catalunya. Al viaggio, organizzato dall’E.P.T. Ente Provinciale per il Turismo di Sassari, partecipavano il Coro di Aggius, il balletto di Bultei, Luciana Sari, Bastianino Caneo e Francesco Chessa.

La comitiva attraversò tutta la Catalogna e riportò un successo favoloso, tanto che a Barcellona incidemmo un disco con due mie canzoni: “La verema” e “Rosa ardenta” per la EDIGSA.
Di ritorno dalla Catalogna frequentai il centro di studi e con la collaborazione di Antonella Salvietti composi il primo Canzoniere che comprendeva con 44 canzoni.
Mi recai ancora in Catalogna con la borsa di studio “Recasens” raccogliendo esito positivo per le canzoni.
Stanco di interpretare sempre le stesse canzoni, quando ormai ne avevo scritto di nuove, nel 1976 abbandonai il Centro e cominciai a cantare da solista. Con i “Catalani” incisi due dischi per la Italmusica (Lo solitari).

Fondai due gruppi musicali: il primo denominato “Los Matusas”, con Caneo alla batteria, Giovanni Dore alla fisarmonica, Raimondo Dore (undici anni) al clarino e Giuseppe Manca (quattodici anni) alla chitarra.
Con “Los Matusas” feci serate al teatro Selva, al Circolo Marinai, in piazza e in locali notturni.

Il secondo gruppo era composto da Giuseppe Solinas e Carmine Arca al mandolino, Tore Pais e Tonio Caneo alle chitarre. Con questo complesso ho ottenuto buoni esiti e soddisfazioni.
Invitato dal dr. Rabat, responsabile dei programmi regionali della RAI Sardegna, registrai con Tore Pais e Tonio Caneo una dozzina di canzoni.
Nel frattempo la Tekno di Sassari mi contattò per un LP.

Provavo con i due gruppi ogni settimana, due sere con “Los Matusas”, due sere con il secondo gruppo musicale.
Incisi un LP nel Natale del 1977 che uscì a gennaio del 1978.
Dopo aver inciso questo LP, “Los Matusas” si sciolsero e io rimasi con la seconda formazione.

Il Maestro Natale Leone arrangiò alcune canzoni, adattandole alla banda musicale “Dalerci”.
Iniziai a frequentare le scuole elementari del Primo circolo per insegnare ai piccoli le mie canzoni, attività che ho svolto sino al 1986, quando il nuovo Direttore mi proibì di proseguirla.
Al momento (1991) mi dedico ai bambini della scuola privata “Fondazione Lavagna”.

Nel 1981, sempre con la TEKNO, uscì il secondo LP; mi accompagnarono Antonio Sanna alla chitarra, Carmelo Bilardi alla chitarra elettrica, Mario Meloni e Giuseppe Solinas ai mandolini e Isa Sanna al violino.

Nel 1983 altro viaggio in Catalogna invitato dall’associazione “Amics de l’Alguer de Barcelona” con Ciro Fadda, Giovannina Piras e Giancarlo Sanna, in occasione della Mostra della Canzone algherese.

Nel 1984 incisi il terzo LP con la collaborazione di Ugo Mureddu, Enzo Leone, Antonio Sanna, Mario Meloni e la “Coral Barceloneta”.

1991: oggi. Sto preparando questo canzoniere con la speranza che vada bene e un nuovo LP (n. 4) se vi fa piacere.
Tutto questo con l’auspicio che altri facciano come me.
E per finire, dico: “Largo ai giovani”.
Pasqual Gallo


Alcune Canzoni
Copertina del disco di Pasqual Gallo e le sue canzoni algheresi

Adios Terra Mia

Tarantella Algaresa

L´Amor De Campagna

An Dos Ara Pragia

Lus Arabus

Pau Al Mon

Fror Pe Una Novia

Gent De Casa

L´Amor De L´Emigrante

Lu Maltenz Del Marine

Ma Mugliè

Lus Ampreus


Copertina del disco Pasqual Gallo Souvenir de Alguer

Maria Mia (Leggi il testo)

Gliuna Algaresa (Leggi il testo)

La Rosa Aldenta (Leggi il testo)

Boga Mari (Leggi il testo)

Ont Ses Tu (Leggi il testo)

Tarantella Del Riò (Leggi il testo)

La Sagnora Munserrat (Leggi il testo)

Lu Paranghisaru (Leggi il testo)

Tango Algares (Leggi il testo)

Valzer De Amor (Leggi il testo)

L’Amor Del Dabasc (Leggi il testo)

La Giova Sassaresa (Leggi il testo)


Copertina del disco Pasqual Gallo Souvenir

Un Vent Es La Vida

Quant Tunaras

Lu Cogromba

La Prutesta

Lu Somiu

Tem De Carista

Giaros De Tu

La Tintura

Lu Coralloru

Lu Nassaioru

Marine Dell’Alghe

La Varemma


 

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