Il giardino della Muralla di Alghero

lu gialdì a la muraglia adabash de la marina

di Salvatore Pinna

Siamo in anni non sospetti, nel 1968. Nessuno poteva quindi sospettare che un ritrovamento sotto la muraglia dove c’era anticamente lo Mont de la Fega potesse iniziare un circolo virtuoso, evento quanto mai raro nella cittadina catalana! Era un pacco non appariscente, ma si vedeva che non era il solito cartoccio di carta straccia contenente interiora di pesce, anche perché era snobbato dai signori del luogo, gli onnipresenti ratti.
Si trattava infatti di germogli di agave, abbandonati come Mosè sul Nilo.
Non si sa a chi venne l’idea geniale di piantarli nella esile striscia di terra tra la muraglia e gli scogli davanti ai Bastioni Cristoforo Colombo.
Ricordo solo qualche nome del nucleo originario: Vincenzo Di Nurra, Pino Arca, Mario Sinis, Tore Canu. I dimenticati mi perdonino!
Inizialmente fu ripulito il posto e i resistentissimi germogli furono messi a dimora. Ancora oggi si può vedere la discendenza. Come noto l’agave fiorisce dopo 25 anni e la pianta madre muore lasciando numerosi germogli.
Dopo le agavi fu la volta dei fichidindia, riprodotti con pale prese sulla strada di Sant’Anna. Allo stesso tempo il posto fu abbellito con bassi muretti a secco, proteggendo una piccola fonte di acqua dolce chiamata il pozzo, ed aggiungendo piantine di mesembrantemo, la copertura fucsia di Villa Mosca, e di fico degli ottentotti, piante che tengono ottima compagnia al finocchio marino che colonizza anche quelle scogliere.

Il giardino della Muraglia nel 2016

Anche il Comune diede il suo contributo trasportando alcuni motocarri di preziosissima terra.
Nel vedere il posto pulito ed accogliente fu deciso di ripulire l’area dal Solaio al Fuego di tutti i ferrivecchi, brande, testiere di letto anche in ferro battuto, cucine a gas,  copertoni ed altri “ambarrassus” gettati nel corso oserei dire dei secoli e di cui il mare non era riuscito ad avere ragione. La partecipazione dei ragazzi della Muraglia fu massiccia ed entusiasta ed in breve furono realizzati numerosi enormi mucchi che furono tirati su con una cima ed eliminati dal servizio di nettezza urbana.
Insieme furono recuperate molte palle di pietra che per alcuni anni fecero bella mostra di sé proprio dove ora si trova la catapulta quando non venivano rubate.
Era  la prima volta che una simile iniziativa, veramente pionieristica,  era realizzata ad Alghero e mi permetto di dire che non è mai stata abbastanza valorizzata. Occorrerà attendere molti anni per vedere analoghe intraprese da parte di Legambiente. Tutto avvenne in maniera spontanea ed immediata, senza ombra di burocrazia, sfidando il tetano che poteva venire dai ferri arrugginiti!
Agavi, fichidindia ed altre piante sono ancora lì. Non hanno resistito una pianta di palma nana, alcune piantine di alisso marittimo ed una di rosmarino. Nel nuovo habitat così creato hanno proliferato le lucertole e per qualche anno era presente anche una donnola, che ha contribuito a diminuire la popolazione dei ratti, ai quali una maggiore civiltà degli algheresi ha allo stesso tempo tolto molte “derrate alimentari” sotto forma di pacchi di “rogna”.

il giardino della muraglia 2018

Credo nel 1982 gli stessi ragazzi della Muraglia ripulirono la piccola spiaggia davanti al “cucciarì” spostando le pietre più grosse con le quali furono anche fatte nelle acque basse prospicienti ecologiche tane per i “macionis de tana” (ghiozzi testoni) un tempo molto comuni nella zona e due minuscoli moletti per l’attracco di altrettanto minuscole barchette.
La spiaggetta è ancora usata ed ogni anno sia pur sommariamente ripulita,  sfidando il divieto di balneazione.
Merita ricordare infine che lo stesso anno le iniziative fervevano e che con un vecchio armadio precipitato dalla muraglia fu costruita, calafato principale Agostino Demartis, una piccola barchetta all’interno della Torre dei Cani.  Furono però sbagliate le dimensioni e non usciva dalla porta, tanto che si rese necessario segarne un pezzo! Fu calafatata con una enorme quantità di catrame, tanto che affondò non appena fu varata! Traball de ul, traball de cul, recita un vecchio proverbio!

La spiaggetta “Cucciarì”
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