La signora delle conchiglie

In ricordo di Maria Teresa Spanu

 

di Roberto Barbieri

Recentemente se n’è andata Maria Teresa Spanu. Se n’è andata discretamente, come era nella sua personalità, come era nel suo carattere schivo e modesto. E’ stata maestra di Scuola Elementare, era grande appassionata della biologia del mare, ma era anche molto, molto di più. Innamorata da sempre del meraviglioso mare di Alghero, non si è fermata alla contemplazione estetica dei tramonti su Capo Caccia o alle piacevoli nuotate estive. Ha trovato il modo di avvicinarsi al mondo che è nascosto sotto le onde, pur senza andare sott’acqua. Ha trovato il modo di scoprire molti segreti del mare rimanendo semplicemente su una spiaggia. Ha trovato il modo di entrare in un consesso scientifico internazionale pur senza avere alle spalle un prestigioso istituto oceanografico, anzi lavorando solitaria nella sua villetta immersa nel verde, in un tranquillo angolo di Alghero.

Da maestra, ha coinvolto i suoi giovani alunni con un’idea semplice. Il mare ci parla, ci racconta della sua vita al di sotto della sua superficie. Lo fa trasportando sulle spiagge, con le onde e le correnti, gli scheletri, le conchiglie e altri resti degli organismi che vivevano davanti a quelle spiagge. Se si osserva con attenzione tra la sabbia di una spiaggia, soprattutto a fine inverno, prima della caotica stagione turistica, si incontrerà un intero mondo. Arrivano in spiaggia le foglie di posidonia, con ancora attaccati sopra tanti piccoli organismi, e le “palle di mare” formate anch’esse dalle fibre della posidonia. Arrivano alghe verdi, rosse e brune, spugne, un’infinità di piccoli esseri unicellulari dalle forme bizzarre, scheletri di varie specie di ricci, ossi di seppia, uova di murici o di razza, piccole madrepore, meduse, barchette di San Pietro, legni traforati dalle teredini e incrostati di denti di cane, chele di granchi e mille altre cose, compresi rari frammenti di corallo rosso. E arrivano anche le conchiglie di tanti molluschi che hanno vissuto sui fondali antistanti quella precisa spiaggia. Ci sono i denti forati degli Scafopodi, le singole conchiglie spiralate dei molluschi Gasteropodi e le doppie conchiglie dei Bivalvi.

E così Maria Teresa iniziò un lavoro che nessuno aveva fatto prima ad Alghero. Un lavoro lungo e sistematico. Insieme ai suoi alunni setacciò tutte le spiagge a sud e a nord di Alghero, raccogliendo le conchiglie presenti e classificando le specie di molluschi a cui quelle conchiglie avevano appartenuto. Ne uscì, nel 2001, una pubblicazione ove sono descritte oltre cento specie di molluschi, presenti tutte nel mare costiero di Alghero. Per ogni specie, oltre alla fotografia, sono descritti i caratteri essenziali, il nome algherese, se esistente, ed il tratto di costa in cui la conchiglia è rinvenibile. E non tutte le conchiglie si trovano ovunque. Alcune sono rarissime, altre comuni, alcune si rinvengono solo alle Bombarde o solo a Porticciolo o solo presso Fertilia e così via. Un lavoro che ha richiesto l’esame delle piccole conchiglie con il microscopio binoculare e anche l’uso di un acquario per specie catturate vive, studiate e poi liberate.

Il sottotitolo del libro è: Da un’esperienza di educazione ambientale una guida per conosce e amare le conchiglie del Mediterraneo.

Ecco il messaggio rivolto da Maria Teresa ai suoi giovani alunni. Mi sembra di sentirla mentre parla ai suoi bambini, preparandoli per un’uscita di studio in spiaggia “Noi non sentiamo i molluschi urlare di dolore, ma questo non è un buon alibi per andare a raccogliere conchiglie viventi. Ecco perché andremo a cercare solo conchiglie vuote e porteremo in classe solo quelle che non conosciamo, per poterle classificarle. Sapete, anche le conchiglie vuote in una spiaggia hanno una loro ragione d’essere. Con il tempo diventeranno sabbia…”.

Ma il lavoro fatto non finisce con la pubblicazione del libro. Alcuni esperti aiutano Maria Teresa nella classificazione delle specie. Ci sono vari studiosi afferenti alla Società Italiana di Malacologia, ma soprattutto c’è Marco Curini Galletti, docente universitario e grande zoologo marino.

E allora Maria Teresa trasforma letteralmente la sua casa in un laboratorio di biologia marina. Si attrezza con binoculari, pinzette, vaschette, contenitori di ogni dimensione, scaffali e libri di sistematica dei molluschi. Entra in contatto con pescatori professionisti che gli portano gli organismi e i frammenti di fondo roccioso che le loro reti strappano al mare. Anche i subacquei gli portano campioni di sabbia prelevata a decine di metri di profondità. Inizia quindi un lavoro paziente e sistematico di ricerca. Rimane in stretto contatto per email con malacologi di tutta Italia, confrontando i dati. E iniziano le sorprese. Saltano fuori specie non ancora segnalate nei mari a ovest di Alghero. Specie a volte piccolissime, tanto che bisogna consumarsi gli occhi sul binoculare per vedere i dettagli delle conchiglie. Alcune di queste specie piccolissime sono rare, altre invece sono comuni, ma per vederle, soprattutto sui bordi delle spiagge, ci vuole un occhio attento, tanta pazienza ed almeno una lente d’ingrandimento.

Luria lurida, una delle più comuni cipree del nostro mare

Poi Maria Teresa incontra un corallaro, Tonino Paddeu. Sarà lui a portargli, tutti i giorni da oltre 100 metri di profondità, il corallo pescato con la base di roccia coralligena e con spesso attaccate le lumache di mare che si nutrono proprio del corallo rosso. E’ una collaborazione proficua e Maria Teresa approfondisce le conoscenze su alcune specie del Genere Coralliophila o sulla specie Pseudosimnia carnea, tipica predatrice del corallo rosso. E saltano fuori anche specie sconosciute. In particolare una, Ocinebrina paddeui, che Maria Teresa volle dedicare non a lei stessa, ma a Tonino Paddeu, il sommozzatore che, portandogli il corallo, l’aveva aiutata a scoprirla. E Tonino morirà in mare, a 120 metri di profondità durante il suo lavoro di pesca del corallo. Era il maggio del 2009, e ci sembra di sentire la canzone di De Andrè… non sono però mille papaveri rossi a vegliare su Tonino, ma sono mille rossi rami di corallo…

E così Maria Teresa, schiva e modesta, studia conchiglie nella sua piccola Alghero e diventa una importante malacologa di livello almeno nazionale. E’ precisa, attenta, puntigliosa e infaticabile. Quando andavo a trovarla mi mostrava con orgoglio la sua collezione di organismi marini e non mi perdonava nemmeno il più piccolo errore nei nomi scientifici in latino. Metodica, severa e scrupolosa, proprio come devono essere le persone di scienza. In tanti le portavano campioni di fondo marino da esaminare. Mi ricordava il grande Carl von Linné, il padre della nomenclatura scientifica, che non si muoveva mai dalla sua casa in Svezia. Gli arrivavano animali e vegetali da tutto il Mondo e lui studiava e classificava. E Maria Teresa, centocinquant’anni dopo, era così. Mentre mi parlava delle “sue” conchiglie, mi invitava a guardare nei binoculari le sue ultime scoperte. Ed allora, i suoi occhi, dietro le spesse lenti degli occhiali, si illuminavano. –Vedi- mi diceva – questa specie nemmeno Marco Curini è riuscito a classificarla. Mentre io, dopo tanti confronti e verifiche, ora so di che specie si tratta -. E sorrideva felice.

Una grande passione al servizio della più autentica ricerca scientifica. Ma anche una passione e un amore per le creature marine che ha saputo trasmettere ai suoi alunni e alle persone che l’hanno conosciuta.

Alcuni anni fa Maria Teresa mi aiutò molto nell’allestire la sala della Biologia, nel primo piano del Museo del Corallo di Alghero. Ora questa sala non c’è più, per le tante stranezze che accadono nei paesi che hanno amministrazioni poco sensibili alla cultura. Ma se un giorno Alghero riuscirà ad avere il suo Museo del Mare, Maria Teresa avrà una Sala a lei dedicata. E’ un doveroso omaggio alla sua figura di educatrice e ricercatrice, un omaggio al suo amore per il mare.

Si Maria Teresa, hai piantato un seme nei cuori dei tuoi giovani alunni. Un seme fatto di meraviglia verso le creature marine e di rispetto. Ogni singola conchiglia portata dalle onde sulle spiagge algheresi è parte di un grande e perfetto meccanismo della Natura, quello che i biologi chiamano Ecosistema Marino. Ogni singola conchiglia, trovata dai bambini delle sue classi, studiata e catalogata, racconta le infinite storie del mare. E quei bambini, ormai diventati grandi, non se ne dimenticheranno. Anche se, oggi, Maria Teresa non c’è più, quel seme consegnato a una nuova generazione ha prodotto e produrrà i suoi frutti.

(Le foto delle conchiglie sono tratte dal libro di Maria Teresa Spanu)
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