Nazario Sauro, storia di un marinaio

Nazario Sauro durante il processo
Il lungo viaggio di Nazario Sauro

Nell’immaginario collettivo gli eroi son tutti giovani e belli. E così cantava Francesco Guccini. Perché gli eroi sono la parte nobile di noi stessi, sono il riscatto delle nostre esistenze silenziose e ombrose. Sono, sin dai tempi omerici, onore ed esempio. E se un eroe è stato marinaio, in un certo senso continua a viaggiare. Così è per l’eroe e patriota istriano Nazario Sauro, il cui nome è stato dato non solo ad innumerevoli vie e piazze delle nostre città, ma tante navi militari. Presso l’Acquario di Genova il sommergibile Nazario Sauro è addirittura visitabile, e probabilmente molti visitatori, pigri nell’interrogare il web (l’oracolo dei tempi moderni), si chiederanno chi fosse esattamente costui. Succede anche dalle nostre parti, in Sardegna, quando i turisti si incuriosiscono leggendo lo strano nome di una torre algherese: Sulis. Chi mai sarà? O uno stadio cagliaritano dedicato ad un certo Amsicora. Per non parlare di un altro personaggio eroico, ma dimenticato, tale Sigismondo Arquer. L’elenco è lungo.

Ma almeno nei libri di storia scolastici Nazario Sauro c’è. E forse qualcuno ha anche visto lo struggente film in bianco e nero che gli hanno dedicato nel 1952 con la regia di Fausto Saraceni.

IL libro Storia di un marinaio

Ma gli eroi trovano sempre il modo di viaggiare nel tempo. Ed è così che la storia di Nazario Sauro è raccontata in un libro dal nipote e dal pronipote e viaggia per mare tra i porti italiani e le coste adriatiche. Romano Sauro è il figlio di Libero, uno dei figli (insieme a Nino, Anita, Albania ed Italo) dell’eroe. E solo la scelta di questi nomi parla più di una biografia. Romano è un ammiraglio in pensione, giovanile e con l’aspetto di un uomo di mare, anche se nato in una casa in montagna perché i suoi dovettero andare via dall’Istria per salvare la pelle. Ha scritto un libro avvincente come un romanzo: Nazario Sauro, storia di un marinaio. E con le copie di questo libro, stivate nella sua barca a vela di dieci metri, è partito dalla Liguria alcuni mesi fa per un lungo viaggio che toccherà almeno 100 porti italiani e non solo. In questi giorni è approdato ad Alghero e a Stintino e non si è risparmiato nell’incontrare gli studenti delle scuole e nell’organizzare conferenze dove ricordare la figura eroica del nonno. In particolare a Fertilia, dove questa storia iniziata a Capodistria nell’ottocento, continua ancora oggi nelle persone e nei ricordi degli esuli.

Presentazione del libro a Fertilia con gli esuli istriani

Il nonno di Romano Sauro nasce a Capodistria (città istriana dell’impero Austro Ungarico) il 20 settembre 1880. A qualcuno questo giorno ricorderà la nascita di Belen o di Sofia Loren, ma è anche una data a cui sono dedicate vie (c’è ne una anche ad Alghero). La breccia di Porta Pia e Roma capitale d’Italia. Succedeva esattamente dieci anni prima della nascita dell’eroe, nel 1870. Due anni dopo, il 2 giugno 1882, morirà a Caprera, Giuseppe Garibaldi con il cruccio di non veder redenta Trento e Trieste. La Storia è sempre beffarda. Di fatto esiliato a Caprera dai Savoia per i loro squallidi intrighi di palazzo, Garibaldi non ha potuto concludere l’opera di liberazione nazionale. E questo ha avuto l’altissimo costo di una guerra mondiale, pagata con la vita di centinaia di migliaia di uomini e con terribili sofferenze.

Figli di Garibaldi, ed anche di Mazzini, andarono verso il sacrificio tanti giovani che sognavano la libertà. Storie simili finite tutte con l’impiccagione, come Guglielmo Oberdan, giustiziato a Trieste a soli 24 anni, o Cesare Battisti impiccato due volte a Trento nel 1916 (la prima volta la corda si ruppe volutamente), neanche un mese prima di Nazario Sauro. Come sempre succede quelli che sono eroi da una parte, vengono considerati malfattori e delinquenti (oggi diremmo terroristi) dalla parte avversa. Ecco perché Cesare Battisti, che pure era un militare, venne spogliato della divisa, venne vestito di stracci, gli fu negata la fucilazione e per sadismo venne impiccato due volte.

Tanta violenza non rimanda solo al brutale assolutismo degli imperi centrali europei, ma demarca una linea di confine storica che corre dall’Istria lungo la costa croata ed albanese per poi perdersi verso la Grecia. E’ una linea di confine tra Oriente e Occidente e che divide i Balcani. Già Diocleziano, l’imperatore romano, aveva centralizzato il potere a Spalato, proprio al centro dei due imperi dell’est e dell’ovest. Lungo la costa orientale dell’Adriatico, lingua e cultura sono romane e veneziane, ma poi l’impero Ottomano ha demarcato una profonda linea di frattura che esiste ancora oggi. E come le faglie dei terremoti le linee di frattura etniche e culturali rimangono assopite per anni o per secoli per poi sfociare in guerre e massacri. La battaglia di Lepanto, l’assedio di Vienna, Sarajevo e la prima guerra mondiale, l’irredentismo italiano, D’Annunzio e Fiume, la guerra in Albania, Tito e le foibe, l’esodo degli italiani, le sofferenze dei kossovari, le brutalità serbe, i cristiani, gli ortodossi, i musulmani, il conflitto nei Balcani degli anni 90. Sono tutti terremoti umani lungo questa storica linea di instabilità.

Ma torniamo a Nazario Sauro. Il nipote, nel libro, ci descrive anche episodi intimi, famigliari e poco conosciuti. La fuga dalla finestra della sua casa sul porto, a Capodistria, a soli 14 anni, per essere italiano e per raggiungere il padre in Albania. L’esperienza di navigazione tra le isole della Dalmazia e Venezia. Il breve fidanzamento e i cinque figli. L’aiuto portato nel 1915 ai terremotati della Marsica (30 mila morti). L’impegno con cui memorizzava ogni dettaglio delle coste o delle mosse austriache perché “sarebbe stato utile a suo tempo”. L’ingresso nella Marina e le oltre sessanta missioni di guerra. L’ultima missione sul sommergibile Giacinto Pullino e quella dannata secca della Galiola (il nome anche della barca di Romano) che lo ha esposto alla cattura. Il processo sommario a Pola ed il tentativo, con falsa identità, di non farsi riconoscere. Il drammatico incontro con la madre che finge di non riconoscerlo, e la testimonianza decisiva del cognato, militare austriaco. Il boia che arriva da Vienna, come con Cesare Battisti. L’esecuzione a due ore dalla sentenza. Nazario ha 36 anni, è il 10 agosto 1916. Il seppellimento fuori dal cimitero come per i peggiori malfattori.

Il momento in cui la madre nega di riconoscere l’arrestato come proprio figlio Nazario Sauro

Poi la fine della guerra e l’Istria diventa Italiana. Nel 1919 i resti vengono identificati, ricomposti e tumulati in una tomba monumentale. Nel 1935, a Capodistria si costruisce un grande monumento alla sua memoria. Ma non è finita. Ancora una guerra e l’Italia la perde. Addirittura Hitler trova il tempo di ordinare la demolizione del monumento mentre già incalzano le milizie di Tito. Nel 1947, settanta anni fa, il sacrificio di tanti neogaribaldini viene vanificato dalla Storia. Gli italiani sopravvissuti lasciano l’Istria e vagano ogni dove in Italia nei famigerati CRF (Centri Raccolta Profughi). Abbandonano tutto e pagano con i loro averi i danni di guerra della nazione. Alcuni di loro arrivano a Fertilia e nasce una comunità. Ma le ferite sono profonde ed insanabili, come ci racconta Marisa Brugna, esule di Orsera, con il suo libro di ricordi. Anche Pola viene abbandonata. Migliaia di famiglie sono in fuga dalle depurazioni etniche degli slavi. Foibe, stupri e torture. Ci si imbarca sul Toscana e si porta via quel che si può. Qualche mobile, qualche ricordo o persino qualche mattone dell’anfiteatro romano. Anche la bara di Nazario, viene esumata, caricata sul vapore e seppellita per la terza volta. Questa volta a Venezia in un sacrario dedicato ai caduti della grande guerra.

La storia di famiglia continua con le ultime due lettere dell’eroe conservate tutta una vita, in gran segreto, dal figlio Libero e poi trovate da Romano. E poi continua con la raccolta di cimeli e ricordi che ancora saltano fuori in modi impensati, addirittura su facebook.

Romano e suo figlio Francesco (che ha contribuito scrivendo parti del libro), hanno il grande merito di rendere questa storia viva. Tra i tanti porti coinvolti nel progetto SAURO 100 ci sono anche quelli della Dalmazia e dell’Albania, ovvero i luoghi percorsi dal nonno nelle sue missioni.

Galiola III l’imbarcazione di Romano Sauro

Tutto questo è stato raccontato al Museo del Porto, a Porto Torres alcune sere fa. L’incontro, organizzato anche da Storie di Alghero, si è svolto presso il Memoriale Italiano alla Corazzata Roma e tanti sono stati gli spunti di riflessione. Il 27 gennaio è stato il giorno della memoria. Lo sarà per gli istriani il 10 febbraio. La storia di uomini che sono diventati eroi e medaglie d’oro per un ideale di libertà è sempre attuale. Però bisogna trasmetterla e mantenere vivi i ricordi, proprio come sta facendo Romano con il suo viaggio per mare. Buon vento!

Roberto Barbieri

Locandina dell’evento
Nazario Sauro storia di un Marinaio

Domenica 29 gennaio 2017 sala conferenze Museo del porto – Porto Torres ore 18:30

Presentazione del libro dell’Amm. Romano Sauro

Interverranno Roberto Barbieri, Nicola Puggioni

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