Trepang e le oloturie dei nostri mari

di Roberto Barbieri

Le oloturie sono umili animali marini dall’aspetto vagamente simile ad un cetriolo. Anche se non sembra, sono strettamente imparentate con il ricci di mare e le stelle marine. Sono comuni sui fondali sabbiosi, melmosi e a posidonie dei mari italiani. Nel mare intorno alla Sardegna sono conosciute 23 specie di Oloturoidi e 7 specie di oloturie propriamente dette, tra cui la più comune e l’oloturia tubulosa (Holothuria tubulosa). Queste animali, dal movimento molto lento e che non tendono a nascondersi, sono facilmente visibili anche a bassa profondità con una semplice maschera subacquea. Sono esseri poco considerati dagli umani e sono spesso chiamati con termini spregiativi. In realtà sono animali dalla complessa anatomia ed hanno una enorme importanza ecologica. Sono filtratori e soprattutto detritivori, e possiedono un complicato apparato boccale con cui recuperano le sostanze alimentari tra le sabbie ed i fanghi dei fondali. Contribuiscono così a mantenere in mare pulito ed a riciclare le sostanze organiche che finiscono sul fondo. Inoltre proprio l’oloturia tubulosa offre riparo ad un simpatico pesciolino, il Carapus acus, conosciuto anche come galiotto, che trova un sicuro rifugio proprio all’interno dell’oloturia. Vivono bene in acquario ove è possibile osservare l’animale mentre si nutre usando il suo complicato e ramificato apparato boccale.

Carapus acus o galiotto

In Sardegna e ad Alghero, i pescatori catturano tradizionalmente le oloturie per usarle come esca per pesci. Ma questo prelievo è sempre stato limitato e non ha mai messo in pericolo le specie.

Molto diverso è invece il mercato orientale. In Malesia, in Indonesia e soprattutto in Cina se ne fa un grande uso alimentare. Il prodotto, molto ricercato, è conosciuto con il termine malese di trepang ed è così richiesto da supportare  una massiccia pesca ed un elevato giro economico. Le oloturie (soprattutto Holothuria edulis, non presente nei nostri mari) vengono pescate, bollite, affumicate ed essiccate. Una volta reidratate sono consumate in una zuppa come i nidi di rondine, le pinne di squalo e altre diavolerie cinesi che contribuiscono non poco a depauperare l’ambiente ed i mari del mondo.

oloturie mediterranee

Nei mari tropicali le oloturie sono mediamente molto più grandi e panciute di quelle mediterranee e sono note come cocomeri di mare. Se si digita nel web il termine anglosassone sea cucumber è possibile vedere prezzi e negozi di tutto il mondo ove vengono vendute le oloturie per scopo alimentare.

Sulla pesca orientale delle oloturie, il nostro Emilio Salgari dedicò uno dei suoi tanti libri: I pescatori di trepang (1896). In Italia è documentato qualche episodio di pesca commerciale ad uso alimentare, soprattutto in Adriatico nella prima metà del 900. Ma per fortuna questo tipo di pesca e di commercio, almeno in Italia, non ha avuto successo. Almeno fino ad ora. Oggi, per via della richiesta da parte delle comunità cinesi, si sta sviluppando un’intensa e dannosa pesca di frodo che si aggiunge al generale impoverimento dei nostri mari ed ai problemi causati dall’inquinamento. Catturare queste specie significa sottrarre al mare degli animali che svolgono un’indispensabile funzione ecologica e che, in ultima analisi, contribuiscono a tenere pulite le spiagge che, d’estate, ci piacciono tanto.  Come per la pesca al ricci di mare non sono più rinviabili seri provvedimenti di tutela ed un più attento controllo del bracconaggio.

Condividi sui social