Antoine de Saint-Exupery ad Alghero

Antoine de Saint-Exupery ad Alghero

Il bambino che, volando nel cielo, si perse per sempre nel mare

Le civiltà sono soltanto fragili dorature:

basta un vulcano a cancellarle,

un nuovo mare, un vento di sabbia.

da “Terre des hommes” di A. de Saint-Exupery

Sappiamo tutti che Antoine de Saint-Exupery è l’autore de “Il piccolo principe”, uno dei libri più letti, più tradotti e più famosi al mondo. E’ una fiaba per bambini dove c’è moltissimo del suo autore, adulto suo malgrado. E il desiderio di ritrovare il suo essere bambino, Antoine lo dimostra nell’essenzialità delle due sole cose che aveva chiare in mente: scrivere libri e volare con gli aerei. Anzi, una sola cosa, perché la prima era conseguenza della seconda.

Antoine disegno di Paola Serra

Il 900, e non solo per la sua vicinanza temporale, è stato un secolo dove le vicende storiche hanno profondamente segnato il percorso del libero pensiero umano, della creatività, dell’arte e delle conquiste intellettuali. Scienziati, artisti e uomini liberi hanno dovuto confrontarsi (nelle loro opere e a volte anche fisicamente) con le infinite tragedie della Storia, con le dittature, con i genocidi, con due guerre planetarie e con infinite guerre civili.

Le figure in bianco e nero di “Guernica”, quadro simbolo di un intero secolo, hanno inghiottito poeti, scrittori, artisti o ne hanno cambiato i pensieri e le opere. Dopo una guerra, l’arte non è più la stessa.

Ma la fuga di Antoine dal suo secolo è stata unica e straordinaria. Nato proprio nel 1900, la sua infanzia ha coinciso con la nascita dell’aviazione. Per la prima volta si realizzava il sogno del volo e non con ingombranti mongolfiere, ma con piccoli aerei che permettevano di trasvolare continenti e oceani. Antoine non ha dubbi, sarà l’aereo il senso della sua vita. Volare tra le nuvole, superare deserti e foreste, sentire il brivido di essersi perso tra lontani orizzonti, atterrare malamente in luoghi sconosciuti, salvarsi e ricominciare a volare. Questo era Antoine de Saint-Exupery.

Disegno di Paola Serra

A soli vent’anni ha già il brevetto di pilota per voli commerciali. Qualche anno dopo inizia viaggi regolari con voli postali sulla linea Tolosa Casablanca Dakar, un tragitto di 32 ore sopra i grandi spazi africani. Tre anni dopo si sposta a Buenos Aires per volare sopra le pampas dell’Argentina e tra le nevi delle Ande.

Da queste esperienze, ancora quasi pionieristiche, e dai vari atterraggi di fortuna, nascono i suoi primi libri: Corriere del sud, Volo di notte ed in seguito il bellissimo Terra degli uomini. Nel 1931 si sposa con Consuelo e torna in Francia per lavorare per la linea aeropostale, e volare sulla rotta Marsiglia-Algeri-Dakar. Librandosi in cielo, dall’aeroporto di Marsiglia, supera ogni volta la bella costa calcarea delle calanques per attraversare il Mediterraneo verso sud. Non sa che proprio qui, nell’estate del ‘44, volando con un aereo militare, andrà incontro al suo destino.

I libri che scrive suggellano l’intenso rapporto tra lui ed il suo aereo. Grande giocattolo volante, che gli consente di spaziare tra le nuvole come un condor gigante e di mantenere vivo il bambino che è in lui. Dice bene Daniele Del Giudice nel suo avvincente libro Staccando l’ombra da terra (Einaudi, 1994): una volta inventato l’aeroplano, c’è una sola cosa al mondo con cui il volo è veramente connesso, ed è l’infanzia. I piloti non hanno ali piumate, non sono angeli o tantomeno eroi, sono bambini adulti, bambini nascosti, ben custoditi nella loro maturità, ben conservati dentro una delle imperturbabili professionalità che la vita ha loro assegnato, ma legati all’infanzia con un elastico da fionda che gli sbuca dalla tasca.

Intanto, a metà degli anni 30, Antoine vola quanto più gli è possibile, mentre in Europa si prepara la catastrofe. Nel tentativo di raggiungere Saigon da Parigi, finisce nel deserto libico e viene salvato a stento da alcuni beduini e dall’aeronautica italiana. E’ anche cronista per un giornale nella Spagna della guerra civile. Poi, nel 1938, si schianta nella foresta tropicale volando da New York alla Terra del Fuoco. Sopravvive per un pelo ed è costretto a rimanere un anno a terra per la convalescenza. Nel 1940 la Francia viene occupata dai tedeschi e Antoine partecipa a pericolose missioni per l’ultima difesa della sua terra. Poi si trasferisce a New York. Scrive Pilota di guerra e inizia a lavorare a Le Petit Prince (pubblicato nel ’43) ed a La Cittadella.

Vive con Consuelo sull’East River in una bella casa che era stata di Greta Garbo, ma è insofferente. Antoine non sa stare fermo, mentre l’Europa sta bruciando, e soprattutto non sa stare senza volare.

A metà del ’43, sfruttando il suo nome già leggendario, riesce a farsi assegnare a missioni di guerra in nord Africa su aerei P 38. Nel 44 diventa amico del fotoreporter John Phillips ed insieme arriveranno ad Alghero nel maggio di quell’anno.

Antoine rimarrà ad Alghero circa due mesi. Trascorrerà giorni intensi, tra una missione e l’altra, in una casa sul mare a Porto Conte che ora non esiste più.

La casa di Porto Conte che ora non esiste più (disegno P. Serra)

Antoine, un grande poeta del novecento, ad Alghero. Antoine, un uomo con la faccia da bonario maestro di scuola, più che da eroe di guerra. Antoine che sorvola Capo Caccia con il suo veloce Lightning P38. Antoine che va in barca alla Bramassa a pescare con bombe a mano (non erano tempi per essere ecologisti), e che poi arrostisce il pesce a due passi dalla grande torre di Porto Conte. Antoine, fotografato dall’amico John tra i militari dell’aeroporto di Fertilia. Antoine, che a metà luglio si sposta a Borgo, in Corsica, e che il 31 decolla per la sua ultima missione.

Gita in barca nel mare di Alghero (disegno P. Serra)
(disegno P. Serra)

Il libro di Luciano Deriu Il piccolo principe dall’isola alle stelle (Delfino, 2013) racconta proprio l’arrivo ad Alghero di Antoine e John, di quei giorni di guerra, del mare scintillante di giugno, delle pericolosissime missioni di ricognizione aerea e della vita nella casa sul mare che non c’è più. Sono dieci settimane. Quasi una fine annunciata. Solo dieci settimane separano Antoine dal compiere 44 anni e dall’ultimo decollo del 31 luglio 1944.

Il libro di Luciano Deriu

I grandi eroi vivono di gesti semplici. Garibaldi preferiva pane e formaggio, seduto sul granito della sua isola, ai pranzi della corte d’Inghilterra che pur aveva frequentato. Antoine, tra i cieli e le stelle, cercava la più essenziale delle verità: le cose semplici sono anche le più autentiche e profonde.

Forse l’autore de Il piccolo principe è stato uno dei pochissimi di quella generazione, nata a cavallo del 900, che più si è avvicinato a quell’idea di morte felice propugnata da un altro grande scrittore mediterraneo, Albert Camus.

Il finale sembra scontato. Antoine viene inghiottito dal mare con il suo grande giocattolo volante. E la leggenda sarebbe stata completa, se un pescatore francese non avesse trovato tra le reti, pochi anni fa, un braccialetto d’argento con inciso il nome di Antoine. Era il braccialetto che gli aveva regalato Consuelo.

Alghero si è ricordata di Antoine e gli ha dedicato una via di periferia e una sala nella palazzina comando dell’aeroporto militare. Il libro di Luciano Deriu doveva davvero essere scritto ed è molto più di una biografia. E’ sognante e delicato come una raccolta di poesie ed è, inoltre, colorato dagli acquerelli di Paola Serra, tratti dalle foto di John Phillips.

Ricordo, infine, le pagine che hanno dedicato ad Antoine, in Un’altra Alghero, Massimiliano Fois e Raffaele Sari Bozzolo. E, di recente, Il piccolo principe è stato tradotto in algherese da Carla Valentino.

Non è comunque un dettaglio ricordare che, in quei giorni di inizio estate del ’44, Antoine de Saint-Exupery era qui, in un’Alghero devastata dai bombardamenti dell’anno precedente, e stava giocando con la sua vita in rischiosissime missioni, per aiutarci a ritrovare la nostra libertà perduta e per aiutarci ad uscire da una terribile guerra che noi stessi avevamo provocato. Forse avremmo dovuto dedicargli qualcosa di più di una via in periferia.

Il mare di Porto Conte è sempre luminoso ed azzurro. Non si sente più il rombo del Lightning P38, pilotato da Antoine, che vira sopra Capo Caccia, ma rimangono le sue parole: …non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi.

Roberto Barbieri

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