Il caso Puigdemont

di Stefano Campus

Presidente dell’Òmnium cultural de l’Alguer

A dicembre del 2017  Carles Puigdemont, con una lettera inviata da Bruxelles,  ringraziava  coloro che in città avevano manifestato pubblicamente supporto e solidarietà a lui, a tutti i suoi compagni in “esilio” e in carcere e a tutto il popolo catalano ed  auspicava di venire quanto prima nella nostra città.

Sono trascorsi 4 anni da quella lettera e l’occasione è stata il 33° “Aplec internacional”, il più importante festival del folklore catalano. Ed è proprio all’interno di questa festa in programma ad Alghero dal 23 al 25 settembre  che avviene ciò che nessuno avrebbe mai immaginato. La sera del 23 settembre, nello scalo aeroportuale di Alghero Carles Puigdemont, appena sbarcato dall’aereo proveniente da Bruxelles, viene fermato dalla polizia di frontiera e successivamente arrestato e trasferito nel carcere di Bancali.

Carles Puigdemont ad Alghero (foto da web)

Ciò che succede durante la notte è difficilmente descrivibile, una miriade di telefonate e messaggi, frammentarie informazioni e affrettate considerazioni, incredulità e stupore. Ma la riflessione comune è stata: “questo fatto non sarebbe mai dovuto accadere nella nostra Città”. Non solo, avviene poche ore prima dell’inizio della festa del folklore che ha portato ad Alghero oltre mille catalani, che per tre giorni portano in scena nelle piazze della città  la cultura popolare catalana, con immenso piacere degli albergatori, ristoratori e dei gestori delle numerose attività commerciali del centro cittadino. Ma nonostante l’arresto dell’ex presidente del governo catalano,  la volontà degli organizzatori, e probabilmente delle istituzioni cittadine, è stata quella di dare comunque seguito alle numerose esibizioni in programma.

Durante la notte parte il “tam tam” fra le associazioni, fra Òmnium Cultural de l’Alguer e i movimenti indipendentisti sardi, ovvero quelle organizzazioni che già dal settembre del 2017 avevano organizzato in città ed in altre località della Sardegna, manifestazioni di solidarietà con il popolo catalano, a seguito degli atti di violenza avvenuti  in gran parte delle città della Catalogna da parte della Guardia civil.

Durante la notte vi è il passa parola per organizzare già dal mattino seguente una manifestazione  davanti alla sede della Corte d’Appello di Sassari. Ed è proprio qui che un centinaio di rappresentanti di associazioni culturali e politiche, davanti a numerose testate giornalistiche nazionali ed internazionali, denunciano il grave fatto avvenuto la notte precedente con l’arresto di Carles Puigdemont.

È una giornata insolita e colma di tensione, i “social” brulicano di false notizie e supposizioni, l’attesa è snervante ma nel pomeriggio arriva la notizia auspicata da tutti: l’avvocato sardo Agostinangelo Marras annuncia la imminente liberazione di Carles Puigdemont e le attenzioni si trasferiscono a Bancali. Quì, ad attendere la liberazione dell’expresidente  oltre ai rappresentanti dei movimenti indipendentisti sardi e di Òmnium Cultural de l’Alguer, sono presenti le autorità politiche regionali (Pais e Solinas) e rappresentanti del governo Catalano, quali la presidente del Parlamento Catalano, Laura Borràs e la “consellera  d’exteriors” Victòria Alzina, che, nel tardo pomeriggio, entrano all’interno della struttura penitenziaria per poi “accompagnare” fuori Carles Puigdemont che finalmente può raggiungere la nostra Città.

Nel frattempo le tv e le testate giornalistiche internazionali trasmettono la notizia e la nostra città diventa il centro di una vicenda che ha risvolti politici non solo nella penisola iberica  ma anche in ambito europeo e internazionale.

Carles Puigdemont ad Alghero (foto da web)

È un susseguirsi di notizie e discussioni non solo di carattere giudiziario su una vicenda, la cui complessità non permette analisi affrettate e superficiali. Sono aumentate in maniera esponenziale le curiosità, gli articoli e gli approfondimenti giornalistici su una città che si trova in un’isola collocata al centro del mediterraneo, la Sardegna, che è l’unica città in Italia in cui si parla una variante della lingua catalana, in cui un eurodeputato catalano viene arrestato e dopo la scarcerazione dichiara di trovarsi “a casa sua”.

È proprio questo fatto che desta curiosità. Si trova a casa  sua perché, e per quale motivo il sindaco lo accoglie a  braccia aperte, perché centinaia di persone si stringono attorno a lui, solidarizzano con una causa che solo apparentemente non riguarda la nostra realtà?.

Intanto Carles Puigdemont scende nelle piazze di Alghero, viene accolto con un calore inimmaginabile, diventa l’artefice ed il centro delle attenzioni non solo dei numerosi catalani presenti in città ma anche degli algheresi che si stringono attorno a lui. Così come dei numerosi giornalisti che nel frattempo raggiungono Alghero e si concentrano sul fatto politico-giudiziario, ma si susseguono anche le inchieste giornalistiche sulla nostra città, sulle sue peculiarità linguistiche, la storia e altre informazioni di carattere turistico.

Viene fuori una immagine positiva ed in parte realistica di una città aperta, accogliente, con le strade ed i monumenti storici al centro delle attenzioni, del suo patrimonio linguistico, storico e ambientale, del suo esteso territorio e delle ricchezze enogastronomiche, e ciò nonostante le sue ataviche criticità.

Il tutto prosegue con la grande festa del Folklore catalano e sardo, e per tre giorni i catalani provenienti dalle varie regioni, con le loro varianti linguistiche, sfilano per le vie del centro storico cittadino, invadono festosamente  le piazze ma anche i negozi e i ristoranti.

Ma la vicenda giudiziaria non è ancora conclusa. Carles Puigdemont nel frattempo ritorna a Bruxelles per essere presente alla seduta del Parlamento Europeo, ma dopo pochi giorni, mantenendo la parola data, ritorna ad Alghero per presenziare all’udienza fissata per il 4 ottobre. E ritorna accompagnato da due eurodeputati catalani esiliati, oltre che  da  numerosi rappresentanti politici e culturali catalani. Nel piazzale antistante la Corte d’Appello di Sassari,  viene accolto da centinaia di persone provenienti da Alghero e dalle varie parti della Sardegna ed anche  dalla Corsica, che si stringono attorno  a questa folta e variegata rappresentanza catalana con grande senso di accoglienza e condivisione.

La Corte d’appello di  Sassari non ha ritenuto opportuno emettere un giudizio in merito alla richiesta di estradizione proveniente dal solito e imperterrito  magistrato spagnolo, sino a quando la vicenda, esclusivamente di carattere politico, non verrà  risolta a livello europeo.

Carles Puigdemont e la “causa catalana” escono vincenti da questo giudizio. L’aria di grande soddisfazione è evidente quando nel pomeriggio di lunedì 4 ottobre l’ex presidente ed i suoi avvocati escono dal tribunale, e si lasciano “abbracciare” dalla folla in attesa. Stesso clima durante la conferenza stampa avvenuta nel pomeriggio ad Alghero, Puigdemont rivolgendosi alla magistratura ed al capo di governo spagnolo, dice “basta!”, questo accanimento giudiziario non è più giustificabile, è necessaria una soluzione politica  che riporti serenità  da parte di uno Stato che si dichiara democratico.

Dopo qualche giorno vengono spenti tutti i “riflettori”, i  catalani ripartono insieme alla miriade di giornalisti, l’autunno incombe nella nostra città e ciò che rimane è un avvenimento eccezionale, potremmo definirlo storico, alla pari del Retrobament del 1960, ma con una significativa differenza: in quell’importante avvenimento, che ha sancito la ripresa dei rapporti istituzionali, culturali e sociali fra la Catalogna ed Alghero, la nostra città, in primis le istituzioni locali ed i rappresentanti culturali, non hanno voluto  esprimere pubblicamente alcun atto di solidarietà nei confronti del popolo catalano, in quegli anni oppresso dalla dittatura franchista. Nella vicenda Puigdemont una rappresentanza istituzionale, politica e culturale in Città ed in Sardegna  ha non solo denunciato, ma anche espresso pubblicamente ed in più occasioni  la propria solidarietà al popolo catalano.

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