Lus palmargius

di Sardonicus

Olivo e palma nana costituirono per molti anni una fonte di impiego per uomini e donne algheresi.
La palma nana, chamaerops humilis, non cresce in tutta la Sardegna, ma solo nella Nurra sino a Poglina e a Casterlsardo, nel Golfo di Orosei e a Sant’Antioco. Per lungo tempo e sino agli anni sessanta serviva per fornire il crine vegetale dai molteplici usi, ma poi è stata soppiantata dalla plastica.
Veniva tagliata dai palmargius con una lama detta: “La puaiora” e messa in castighe, grossi sacchi di maglie anch’esse di corde in fibra di palma, che venivano fatte rotolare dai monti a volte direttamente in mare, per esempio da punta Giglio.
La vendita delle palme era una sicura fonte di reddito anche per terreni marginali nella Nurra e Monte Ladu.
Il lavoro era brutale, si trattava di tagliare senza riposo e riempire le castighe, ovviamente senza guanti!

Palma Nana (Chamaerops Humilis)

Un palmargius disse ad una vicina: “Per favore, mi può togliere le spine dalle ginocchia?” Per fare in fretta spingeva le palme nelle castighe aiutandosi con le ginocchia. Le castighe sono piuttosto elastiche e sembrano accettare sempre più materiale. Si diceva anche dei grandi mangiatori: “Te lu ventra come una castiga”, mentre per le donne “ lu cul coma una castiga” era sinonimo di grosso deretano, il contrario di “un cul coma un gliavat!”
I palmargius portavano spesso in famiglia quanto trovavano di commestibile, cuori di palma, lumache, bietole, porcospini ed anche
tartarughe e uccelli di nido come giocattoli per i figli.
Erano soliti riunirsi per solenni ubriacature la domenica sera, con i conseguenti ritardi al lavoro il lunedì mattina, e questi momenti di svago erano pienamente giustificati dalla durezza del loro lavoro.

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