Storie di conversos

Quando ad Alghero era meglio cambiare nome

di Luciano Deriu

È leggendario che tutti gli algheresi siano stati nominati cavalieri da Carlo V. Ma loro sì, i Gujò i Duran furono investiti del titolo di cavalieri in Piazza Civica dall’imperatore in persona nel corso della celebre entrada ad Alghero. Nell’antica via de La Mercet, via Roma, possiamo ancora vedere la casa di questa antica famiglia, ora palazzo Peretti, un elegante edificio gotico dagli ampi loggiati ad arco, oggi murati.

Gli archi murati di palazzo Peretti, visibile lo stemma sopra il portone (foto web)

Nel Quattrocento le comunità ebraiche non erano tradizionalmente invisi in Catalogna. Anzi, grandi imprenditori finanziari i giudei, grandi mercanti i catalani, le due comunità facevano affari d’oro. Così era anche ad Alghero che aveva in Sardegna la Juharia più numerosa, dopo Cagliari. Ma, come è noto, con i re cattolici, Ferdinando e Isabelita di Spagna, la formazione del nuovo impero spagnolo e la marginalizzazione dell’Aragona, le cose cambiarono radicalmente. L’Editto Perpetuo del 1492 che scacciava i giudei da tutti i regni dell’impero colpì anche Alghero. L’ opzione consentita era espatriare o convertirsi al cristianesimo. Alcune famiglie ebree lasciarono per sempre la città, ma molti abiurarono sottoponendosi pubblicamente all’autodafé. Tra questi i Duran.

Era questa un’antichissima famiglia ebraica di provenienza catalana, documentata in Alghero fin dal Trecento. Nel 1370 un Raimondo aveva ottenuto alcuni feudi in Gallura. I Guió erano un’altra famiglia che nello stesso periodo da Tortosa si era stabilita ad Alghero. Dopo l’editto perpetuo, Isach Duran, sposato con una Guiò, era tra i Giudei che decisero di abiurare la loro religione e acquisire la fede cristiana. Sospettati di continuare segretamente a perpetrare riti e credenze giudee, la famiglia neo cristiana in Alghero, ebbe vita molto difficile. Forse fu per questo motivo che Isach Duran si procurò un nome nuovo, unendo il suo a quello della famiglia della moglie. La famiglia usò da allora sempre più spesso (o almeno quando era opportuno) il nome di Gujò i Duran. Con un nome tutto nuovo che suonava meno giudaico, le persecuzioni dovettero attenuarsi, se non impedirono alla famiglia di conquistare in città posizioni di grande benessere, a giudicare dai diversi edifici di pregio, di cui la famiglia risultava proprietaria, uno in Piazza Civica e uno in via Roma.

A metà del Cinquecento troviamo due fratelli protagonisti della vita cittadina. Francesco era arciprete delle cattedrale di Alghero, Duran o Durante era il signore, che, durante la visita di Carlo V ad Alghero nel 1541, ebbe l’onore di essere armato cavaliere dall’imperatore. Risiedeva in Piazza Civica, nel palazzo di fronte a quello De Ferrera.

Qualche anno dopo lo stesso Duran comprò ad un’asta pubblica i feudi di Ossi e Muros. Suo pronipote Michele sposò Angela Abella che gli portò in dote i feudi di Rudas. Suo figlio Giovanni assunse quindi il titolo di barone di Moros ed Ossi. I Gujò i Duran divennero tra i più grandi feudatari di Alghero. Nel Seicento il personaggio più conosciuto era Francesco, nativo di Alghero, uomo di notevole capacità politica, ma residente a Sassari, dove fu eletto più volte a importanti cariche istituzionali. Ma nel corso del secolo la situazione economica della famiglia, residente perlopiù a Sassari, si aggravò per un contenzioso giuridico tra gli eredi, tanto che Muros finì all’asta per morosità. Giovanni, barone di Ossi, durante la Guerra di Successione Spagnola, fu tra i più convinti partigiani del partito spagnolo. Morì nel 1732, lasciando il feudo alle due figlie, sposate con due fratelli Amat, che acquisiscono il patrimonio feudale, ponendo fine al nome dei Gujó i Duran.

Condividi sui social