Cap d’Any dels Pescadors de l’Alguer

 
Piazza Civica o piazza del Pou Vell o piazza dell’Arsenal, 31 dicembre. Nel clima di festa del CAPODANNO DELLA MARINERIA ALGHERESE,  sono state ricordate alcune figure Honor i vanto de la Marineria algueresa. Alla presenza di tante Associazioni (Omnium Cultural de l’Alguer, Ass. Lo Frontuni, Storie di Alghero, Comitato Museo del Mare, Consorzio del Porto, Ass. Naz. Marinai d’Italia, Ass. vela latina,…), il sindaco Mario Bruno ha voluto consegnare personalmente, ai famigliari di pescatori e maestri d’ascia scomparsi, un doveroso riconoscimento.

Un attestato è stato consegnato alla memoria di Michele Lauro (la cui figura è stata già ricordata in questo sito), di Pino Multineddu (il pescarò a una mà), di Giovanni Tilloca (scomparso misteriosamente in mare con il suo cane), e a tanti altri. Attestati anche ai grandi maestri d’ascia di provenienza campana: Giuseppino, Vincenzo e Giovannino Feniello, Pasqualino Polese, Vittorio ed Antonino Palomba e Gennarino Carboni. Un attestato anche ai  pescatori in attività ed agli ultimi maestri d’ascia in attività: Oreste Iavazzo e Vittorio Cacciotto.
Nel suo saluto ai numerosi presenti alla manifestazione, il sindaco ha anche promesso che il grande patrimonio materiale ed immateriale della Marineria algherese dovrà confluire in un Museo di prossima realizzazione.
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Dissabte 31 de nadal a les hores 10.30 en plaça Cívica (plaça del Pou Vell)

Les associacions Lo Frontuni, Òmnium Cultural de l’Alguer, Vela Llatina l’Alguer i Storie di Alghero, organitzen també enguany una jornada dedicada als pescadors i a la marineria algueresa.

      PROGRAMMA
Si ricorderà il ruolo storico della marineria algherese, dai maestri d’ascia ai pescatori.

Interverranno:
Roberto Barbieri, Stefano Campus, Enea Cardone, Carlo Catardi, Nino Monti.
Coordina: Antonello Bilardi

La història de l’Alguer és estretament lligada a la sua marina i als empleos que giren engiro d’aqueix element natural.

Fundada de lígurs arribats de la marina, la ciutat és estada successivament conquistada dels catalans que n’han caracteritzat l’aspecte, la identitat i la llengua. Per sèculs, entre les banquines del port i els bastions, se són entritxades mil històries de calafatos i barques de pesca, gussos i espanyoletes, de comerciant i de bastiments, de nassaiolos i de redes, de pesca de llagosta i de peix de cada qualitat, i de pesca de l’or vermell, lo corall.

A l’Alguer, cada carreró, cada cantó de massacà dels edificis de la ciutat vella i cada rocó de la costera mos parla de pesca i de marineria. De l’Espanya i de Nàpols veniven a l’Alguer per la riquesa de la sua marina.

També ara, que la ciutat vella és sol la posento bona per recivir los turistes, l’ànima de l’Alguer és indissolúbilment lligada a la marina. També si les barques tradicionals, gussos i espanyoletes, són en fondo al port i els poscadors estan a lluny de la plaça del Pou Vell i de la Muralla i de la iglésia del Rosari, la iglésia de la gent de marina, i els calafatos no  treballen més a dins del fort de la Madaleneta, la memòria arresta. I perdre la memòria d’aqueixos empleos i la llengua algueresa lligada a aqueixos vol diure perdre la pròpia identitat.
Instituir a l’Alguer un Museu de la Marineria és un òblig moral. I és també una manera per transmitir aqueixa memòria identitària a les noves generacions.

La storia di Alghero è strettamente legata al suo mare ed alla sua marineria. Fondata da liguri arrivati dal mare, fu conquistata dai catalani dopo due decisive battaglie navali (1353 e 1354). Il suo destino di “castello sul mare” e di isola nell’isola la portò a dover dipendere per la sua stessa sopravvivenza dagli approvvigionamenti via mare più che via terra. Per secoli, tra le banchine ed i bastioni, si sono intrecciate mille storie di costruzioni di barche, di commerci, di nasse e di reti, di vele e velieri, di cordami e pece, di pesca di aragoste, di pesci e di corallo rosso. 
Ad Alghero, ogni vicolo, ogni singolo massaccà (la pietra del mare) ed ogni angolo di costa parla di pesca e di marineria. Dalla Spagna o da Napoli si veniva ad Alghero per la ricchezza del suo mare. Gran parte della cultura marinara di Alghero è arrivata dal napoletano, come anche la religiosità verso le Madonne del Mare o Sant’Elmo.  Ed anche ora che le barche tradizionali sono state relegate in fondo al porto ed i pescatori allontanati dal Pou Vell e dalle loro chiese storiche (il Rosario), l’anima della città è indissolubilmente legata al mare. E se la città vecchia è ora solo il salotto buono da vendere ai turisti, la memoria rimane. E perdere la memoria è perdere la propria identità. La banchina Dogana è stata i imperdonabilmente modificata, gli scivoli a mare cancellati, ed ora è un piazzale asfaltato dove si fanno i concerti rock. Lo Scalo Tarantiello è diventato un parcheggio per taxi e nemmeno una gigantografia o una scultura ricorda di quando per secoli stazionavano le barche da lavoro.
Rimane da chiedersi perchè gli amministratori di questa città hanno voluto tentare di cancellare la memoria dei luoghi e dell’anima algherese, quando esistono sempre soluzioni urbanistiche alternative per coniugare il passato con il presente. Lungo tutte le coste mediterranee i vecchi porti vengono conservati gelosamente e rispettati. I porti nuovi e moderni vengono costruiti senza snaturare quelli antichi. E la professione del maestro d’ascia e del pescatore non è qualcosa di cui vergognarsi, perchè ricorda la miseria e il sudore. 
Istituire ad Alghero un Museo della Marineria è un dovere morale. Un Museo in rete con quello del Corallo e dell’archeologia subacquea, che racconti la straordinaria biologia del nostro mare, e racconti di barche, di calafati, di pesca di navigazione, di commerci con Barcellona e Marsiglia, di carte nautiche, di ex voti e di religiosità. Ma soprattutto questa rete museale è l’unico modo possibile per trasmettere queste memorie identitarie alle nuove generazioni.

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