Quei bravi ragazzi

La storia delle radio algheresi

A mezzogiorno del 28 marzo 1964 l’etere fu improvvisamente invaso dalla canzone dei Rolling Stones Not Fade Away.

Da una vecchia nave danese ormeggiata al largo dell’Essex, a sud est dell’Inghilterra, un radio messaggio pre-registrato annunciava “qui è Radio Caroline sul 199, la vostra stazione musicale 24 ore su 24”.

 Nasceva la più famosa delle cosiddette radio pirata, illegalmente secondo la legge inglese ma, essendo ormeggiata a pochi km dalla costa in acque internazionali, sfuggiva alla sua giurisdizione in quanto nave danese e quindi, secondo il diritto marittimo, solo soggetta alle leggi della Danimarca.

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Un chiaro esempio comunque del fervore che animava la generazione dei giovani di tutto il mondo occidentale, nati durante e nell’immediato dopo guerra, affamati di cose nuove non solo nel campo musicale ma più in generale in tutte attività della società civile.

Un fervore che naturalmente si diffuse anche in Italia e che ebbe in campo musicale i precursori in Renzo Arbore e Gianni Boncompagni con i fortunatissimi programmi Bandiera Gialla (1965) e Alto Gradimento (1970) trasmessi dalla RAI allora unico ente autorizzato dalla legge italiana all’utilizzo delle frequenze radio.

Anche Alghero ebbe i suoi “pirati”:

Pirata n° 1 :Mauro Mameli , appassionatissimo di elettronica, che già da  studente di terza media si dilettava a costruire, utilizzando un contenitore di fiammiferi, piccole  radioline che portava a scuola meritando il plauso, oltre che dai suoi compagni, anche dal prof. di Applicazioni Tecniche.

Il giovanissimo Mauro cercava di imparare tutto sulla nascente elettronica leggendo avidamente le riviste tecniche che spiegavano il funzionamento dei transistor e dei più moderni metodi di trasmissione via etere.

Mauro era anche un appassionato di musica che ascoltava prevalentemente dalla mitica Radio Luxembourg, l’emittente che ebbe un’influenza importantissima su tanti deejay  e conduttori italiani.

Le due passioni (elettronica e musica) lo portarono inevitabilmente alla fatidica domanda: “ma perché non costruisco la mia radio ?”.

Detto fatto: Mauro che aveva tempestato i genitori affinché gli comprassero un Walkie  Talkie, subito smontato per capire meglio il funzionamento, si mette al lavoro e inizia a costruire un trasmettitore valvolare da 5 watt, compra un giradischi e realizza un mixer alloggiato  in una scatola di sigari.

La sede della nascente radio è la cameretta di casa sua in via Sebastiano Satta.

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Mauro Mameli

Si trattava, a questo punto, di dare un nome alla nuova emittente: ricorda Mauro “ si chiamerà Radio Sandwich, come il localino dove si radunava la compagnia dei miei amici, chiamato così perché era talmente piccolo che quando c’erano tutti si stava praticamente appiccicati l’un l’altro”.

Un nome che oggi qualsiasi esperto in marketing definirebbe geniale.

Sulle note di Money, la famosa canzone dei Pink Floyd, Mauro Mameli con voce emozionata annuncia “ qui radio Sandwich, la prima radio di Alghero su 100 FM”.

 Siamo nella primavera del 1972, lo sostengono in questa avventura Nello e Sergio Mameli, Giuseppe Fois, Ottavia Piras e altri; la musica trasmessa è quella dei Beatles, Rolling Stones, The Animals, Pink Floyd, The Who, Jo Cocker, Jimi Hendrix e di tutte le altre rock star che furoreggiavano in tutto il mondo.

Il segnale della radio, ricorda ancora Mauro, copriva tutta la città e arrivava sino a Fertilia; in poco tempo l’emittente diventa popolarissima anche perché interagiva con gli ascoltatori che potevano dedicare le canzoni richieste ad amici, fidanzate, persone a cui erano legati.

 Non tutto andava comunque per il meglio; non dimentichiamo che la radio trasmetteva nella piena illegalità in quanto solo la Rai aveva la concessione per l’utilizzo delle frequenze e sarebbe passato qualche anno prima che la Corte Costituzionale con due storiche sentenze le rendesse libere.

Nel frattempo Mauro Mameli era a tutti gli effetti il titolare di una radio pirata(tra le prime 5 in Italia)  e come tale soggetto ad essere chiamato spesso dalla Guardia di Finanza che gli notificava l’infrazione.

Ma questo non ha fermato altri aspiranti pirata; dopo qualche mese inizia a trasmettere Radio Corallo dalla prestigiosa torre di Sulis.

La “ciurma” era composta da Piero Fancellu,  Marco Casula, Pasqualino Saiu, Carmelo Langella.

Ma questa è un’altra storia che racconterà con dovizia di particolari  il pirata n° 2, Piero Fancellu.

Nino Monti

TELERADIO ALGHERO 101
l’antesignana radio libera della nostra città

di Piero Fancellu

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Piero Fancellu nello studio R.A.101 di via Valverde

Gli anni a cavallo tra la fine dei ‘60 e i primi dei ’70, come si sa, segnarono un periodo difficile per il paese Italia. Anni di grandi movimenti di protesta e fermenti sociali, anni inquieti e funesti, ma di contro decisivi per altri aspetti. Ciò non è l’argomento che andrò a trattare in questa Storia di Alghero, ma era doverosa la premessa per  inquadrare in quel periodo la storia che narrerò; periodo in cui, tra le tante rivendicazioni, anche nel settore dei mass media si era formato un movimento di opinione politico, sindacale, professionale e culturale, che si poneva l’obiettivo di riformare il servizio pubblico radiofonico e televisivo della “Rai”, dotandolo di maggiore autonomia dalla politica e di pluralismo. Assistemmo quindi, tra i vari cambiamenti, alla nascita delle radio libere e commerciali.

Anche ad Alghero, perfettamente in linea con quanto si stava verificando nel panorama nazionale, in quegli anni cominciarono a propagarsi  le onde libere.

Racconterò quindi, avendolo vissuto in prima persona ed essendone stato uno degli artefici principali, come è nata Teleradio Alghero 101, esattamente da quando mosse i suoi primi passi nell’etere fino al raggiungimento della sua maturità radiofonica nel 1977.

Questa storia comincia nel 1973.

Già da qualche tempo in città si sentiva, seppure con limitazioni di copertura, la musica trasmessa da quella che, probabilmente, è stata la prima radio-libera della Sardegna, ovvero Radio Sandwich irradiata da casa di Mauro Mameli che, assieme alla sua combriccola di amici, ne era l’inventore grazie alle sue capacità tecniche (ovvero i trasmettitori si costruivano in casa… con componenti recuperati). Fra noi giovani di allora, ventenni e non nonché studenti un po’ squattrinati, questo evento ebbe un impatto straordinario, perché permetteva di sentire liberamente la nostra musica, ma soprattutto era fantastica l’opportunità di intervenire in diretta via telefono, anche semplicemente per fare una dedica musicale. Oggi è facilissimo reperire ed ascoltare qualsiasi genere musicale, ma in quegli anni o ti potevi permettere di acquistare i dischi di vinile oppure la musica giovane passava solo in poche trasmissioni radiofoniche: alla fine degli anni ’60 si era concluso il ciclo di Arbore-Boncompagni  con “Bandiera gialla”, quindi ci sintonizzava su  Radio-Montecarlo (in Onde Medie) oppure, nelle ore notturne, perché la propagazione era migliore, si ascoltava Radio Lussemburgo.

Appassionati di musica e affascinati dalla novità, io, Carmelo, Marco Casula e Pasqualino Saiu, abbiamo pensato anche noi di impiantare una radio. In quel periodo io e Carmelo facevamo parte del complesso musicale “Gli Isolani” che, per concessione del Comune, utilizzava come sala prove il piano inferiore della torre di Sulis, pertanto eravamo già in possesso degli apparati di bassa frequenza a cui aggiungemmo un paio di giradischi e un po’ di dischi recuperati qua e la. Il primo progetto a cui ci dedicammo fu un trasmettitore in onde medie, col quale pensavamo (copiando Radio Montecarlo) di riuscire a coprire una area più vasta rispetto alla F.M. Carmelo si mise subito al lavoro nonostante le difficoltà a reperire i componenti (inteso che i soldi in tasca erano veramente pochi). Ricordo che per antenna avevamo disteso, sulla terrazza, filo elettrico pari a due volte la circonferenza della torre. Finalmente accendemmo il trasmettitore e, mandando una portante e ascoltando l’autoradio, cominciammo a girare in auto (la 126 di Marco) per la città al fine di valutarne la portata. Fu una grande delusione! Ci siamo dovuti arrendere al fatto che un segnale in onde medie, per viaggiare su lunghe distanze, necessita di molta potenza, che tradotto significava apparati con costi troppo alti per noi. Abbandonammo il progetto e  ripiegammo quindi sulla F.M.

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Tipi, nello studio di via Valverde

Riuscimmo a mettere in piedi una nuova antenna (auto costruita) e Carmelo si dedicava al nuovo trasmettitore attingendo lo schema dalla rivista Cq.Elettronica della quale non si perdeva un numero in edicola. Accendiamo, e via di nuovo in giro per la città. Andava benino, anche se certamente non si copriva tutta la città. Qualche giorno ancora per rifinire la potenza e la qualità dell’audio e via: in una sera dell’estate del ’73 cominciano le trasmissioni di Radio Corallo dalla torre di Sulis. I nostri nickname (come si dice oggi) erano: Notturnus, Polpus, Mefistus, Archimedes. Utilizzavamo questi nomi per mantenere l’anonimato (per modo di dire) perché sapevamo che si era fuori legge (lo stato italiano allora permetteva solo trasmissioni in monopolio RAI). La voce di questa nuova radio si diffonde in fretta e noi, gasatissimi, tutte le sere siamo lì a mettere dischi e a parlare come veri dj radiofonici, attorniati da amici e amiche. Una sera bussa alla porta della torre Michele Gavini, titolare del bar Chez-Michel e quindi nostro dirimpettaio. Anche lui è felicissimo dell’iniziativa tant’è, dice lui, il suo locale tutte le sere è sintonizzato sulla nostra frequenza e quindi, per fare bella figura con la sua clientela, ci chiede di fare pubblicità al suo bar magari anche qualche dedica come voleva lui. Per noi andava benissimo perché capimmo l’affare: in cambio di pubblicità, qualche bibita e ogni tanto 5000 lire con cui potevamo migliorare la nostra attrezzatura. Affare fatto. E l’estate trascorse a suon di musica.

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Piero Fancellu e Lina, nello studio di via Valverde

Purtroppo a fine stagione il complesso lasciò la torre perché il Comune ritirò la disponibilità e quindi  Radio Corallo fu spenta. Mauro con la sua Radio Sandwich andava a gonfie vele e noi volevamo e dovevamo a tutti i costi continuare, ma certo non potevamo permetterci di pagare l’affitto di un locale. Mancando l’uso della strumentazione del complesso, Carmelo costruì un piccolo mixer che ci permise di continuare trasmissioni sperimentali,  trasferendoci dapprima a casa sua in via Lazzaretto e  poi nel sottano di Pasqualino in via Simon Lacu. Ma, tempo pochi mesi, dovemmo abbandonare il centro storico per due ragioni: zona troppo bassa che diminuiva quindi la portata del trasmettitore già di per se di bassa potenza,  e poi le grandi difficoltà a salire sui tetti per le continue modifiche all’antenna. Furono comunque mesi di tanta sperimentazione, affinammo il modo di fare radio ascoltando ciò che succedeva in giro e leggendo le riviste specializzate, che oramai e sempre più scrivevano del fenomeno radio libere in Italia; ma soprattutto Carmelo acquisì notevole esperienza nella costruzione degli apparati. Lui era sempre con circuiti e saldatore in mano che provava e riprovava. Ricordo che, utilizzando trasmettitori a valvole, era fondamentale raffreddarle per mantenere stabile la frequenza e quindi: “metti il trasmettitore vicino alla finestra…. metti il ventilatore davanti alle valvole… procura uno stabilizzatore TV per mantenere costante la tensione” Ci potevamo friggere le uova su quelle valvole!

In quel periodo (1974) la nostra emittente aveva assunto il nome di Radio Alghero 101 e avevamo scelto questa frequenza per un preciso motivo: un amico che lavorava a Milano, ci registrava su cassetta le trasmissioni di Radio Milano International. Noi ascoltavamo queste cassette sia per imparare, ma soprattutto facevamo uso dei loro jingles, dei quali il più famoso era “Rrrradio oneOone” ovvero 1-O-1 (Marco era bravissimo ad usarlo) .

Anni 1974/75. Dal centro storico ci trasferiamo in via Mazzini, in un magazzino all’interno del cortile di “san ramon” (senza offesa). Installiamo un’antenna (pitturata di arancione) altissima perché circondati da palazzi oscuranti. Siamo maturati radiofonicamente, diversi ragazzi si sono uniti a noi e collaborano con continuità, qualche pubblicità entra; ci rendiamo conto che dovevamo salire ulteriormente di qualità, non potevamo continuare ad avere uno studio di trasmissione con apparati raffazzonati. Riunioni di gruppo e decisioni importanti: organizzare i palinsesti quotidiani, dividersi le mansioni; ma era giunto anche il momento di acquistare attrezzature decenti: le nostre prime cambiali dai F.lli Salvatori (grazie anche a loro per la fiducia senza garanzie) per mixer, microfoni, registratori a cassette. La paura di questo impegno ci faceva galoppare alla continua ricerca di pubblicità. Carmelo, sempre all’opera per migliorare l’efficienza dei trasmettitori, era una fucina di esperimenti continui grazie anche al fatto che, insegnando all’IPSIA, usufruiva di attrezzature non indifferenti. Riuscimmo ad avere anche l’opportunità di recuperare valvole e quant’altro  da apparati di trasmissione dismessi presso i magazzini dell’aeroporto militare. Quante notti passate a sperimentare. Comunque Radio Alghero 101 funzionava discretamente: si andava in onda dal pomeriggio fino a tarda sera, il gruppo era bello numeroso e, grazie alle pubblicità si riusciva a pagare le cambiali e ad incrementare l’archivio discografico.

Ma la sfiga volle che, in una notte di vento forte, si abbatté il traliccio dell’antenna causando qualche danno alle abitazioni vicine. In poche parole, considerato che il vicinato già non ci vedeva di buon occhio, decidemmo di lasciare quella sede.

Un altro trasloco. Radio Alghero 101 riapre i battenti in via V. Emanuele (angolo ex distributore Spanedda). Un bel locale, in affitto, con due ampi vani in uno dei quali riusciamo ad installare una cabina da spiaggia in legno e ampie vetrate che un signore ci aveva regalato. Può sembrare buffo, ma questa cabina, dopo una bella verniciata e rivestita all’interno con i cartoni delle uova, per migliorarne l’acustica, si rivelò proprio una perfetta sala di trasmissione. Quante persone venivano a visitarci, a curiosare come era la radio. Al di la dei vetri ci sembrava di stare in vetrina. Una cosa importantissima: finalmente avevamo a disposizione una linea telefonica. Con il contatto diretto tra conduttore ed ascoltatori e dando al pubblico l’opportunità di intervenire in diretta, la radio cambia ulteriormente nel modo di proporsi. Si aggregarono a noi Tore Patta (trasmetteva con nome Tipi) utilissimo perché possedeva una discreta quantità di dischi ma anche semplice e discreto quando era in onda. Tipi era anche il nostro misuratore di campo perché a bordo del suo ciclomotore Ciao (poi cambiato con un Sì) andava in giro per tutta la città, munito di radio a transistor ed auricolare, per mappare l’intensità del segnale. Anche l’arrivo di Lina, ragazza biondissima, incrementò ulteriormente l’audience con il suo programma di dediche. Dello stesso periodo fu l’ingresso nel nostro staff di Francesco Masu che tanto impegno profuse negli anni a seguire, nonché del giovane Enzo Favata.

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Pasqualino e Fernando, nello studio di via Vitt. Emanuele

In questo stesso periodo avviene un altro fatto importante: la fusione con Radio Sandwich. Dopo diversi incontri diplomatici, Mauro accetta la proposta di unirsi a noi per fare un’unica grande radio per Alghero, mantenendo il nome di Radio Alghero 101. Il connubio di capacità elettroniche fra Mauro e Carmelo giovò tantissimo al reparto tecnico della emittente. Assieme a Mauro, da R. Sandwich,  si unirono a noi Giuseppe Fois (Ringo) e Efiso Pitzalis (Fernando).

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Pasqualino, nello studio di via Vitt. Emanuele

Un altro episodio che merita di essere ricordato fu il furto che subimmo in questa sede. Ignoti, penetrando di notte dalla finestra sul retro, ci portarono via giradischi, registratori a cassette, dischi etc. Che disperazione! Settimane intere ad aspettare che la polizia riuscisse a recuperare il maltolto e noi che chiedevamo, indagando in certi ambienti, informazioni utili al recupero. Tuttavia, considerato che  gli apparati di trasmissione erano integri, riuscimmo a continuare le trasmissioni mandando in onda solo musica. Finalmente le forze dell’ordine ritrovarono, non tutta, la refurtiva occultata in una grotta sulla strada del Cantar. Di conseguenza le trasmissioni furono riprese.

Nel 1976, ci trasferimmo in un appartamento in via Valverde, messoci a disposizione  da Monsignor Corrias. L’antefatto merita di essere raccontato. Io e Carmelo conoscevamo bene il prete. Fu lui stesso che un giorno ci chiamò proponendoci, a titolo gratuito, l’uso dell’immobile. In cambio chiedeva la trasmissione in diretta, ogni domenica mattina, della S. Messa dalla chiesa di S. Agostino. Ricordo che, quando si parlò in seno al gruppo di questa possibilità, lo zoccolo duro diede parere negativo; anche se non avevamo mai dato alla radio un indirizzo politico preciso, radio libera era sinonimo dell’essere “di sinistra” (la canzone di E. Finardi “La radio” era il simbolo delle radio libere ed era cosa di sinistra) e questo non si legava con la chiesa. Al momento, quindi, non se ne fece niente. Ma, dopo l’esperienza del furto e anche per motivi finanziari (avremo avuto gratis un appartamento e la linea telefonica), si doveva fare di necessità virtù e accettammo l’offerta.

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I nuovi studi di Teleradio Alghero 101

Non molto convinti riprendiamo le trasmissioni da via Valverde.

Come era prevedibile, il rapporto con M. Corrias, già cominciato sotto auspici poco favorevoli, ebbe vita breve; forse alcune trasmissioni non gradite, forse il fatto che eravamo pur sempre clandestini e pirati dell’etere (i giornali riportavamo di radio chiuse dalla polizia postale Escopost o dai ripetuti interventi da parte dei magistrati che ponevano il sequestro delle apparecchiature), per giunta era nell’aria anche una denuncia penale nei nostri confronti, che alla fine ci ritrovammo a dover cambiare sede ancora una volta.

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Francesco Masu, in trasmissione nel primo studio di T.R.A. 101

Il 1976 però fu l’anno della grande svolta.

Una nuova sentenza emanata dalla Corte costituzionale, la n. 202, ebbe una portata rivoluzionaria, consentendo ai privati la trasmissione via etere, purché questa non superasse l’ambito locale anche se ciò non era espressamente regolamentato. Lo scenario, dunque, risultò profondamente modificato rispetto agli anni precedenti. Per noi fu la ulteriore spinta per andare avanti sempre più tenaci. Potevamo finalmente uscire allo scoperto dandoci un vero assetto aziendale, pur continuando ad avvalerci del contributo di collaboratori gratuiti e volontari, e con una riveduta politica gestionale avremmo potuto generare più utili economici da reinvestire nella stazione. Ne eravamo certi, anche se si sarebbe continuato a fare radio come hobby e non come lavoro.

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Ma andiamo con ordine a raccontare questa ultima parte della storia.

Marco ci porta a conoscenza di un locale, da prendere in affitto, strutturato su due piani all’interno di un cortile aperto nella via V. Emanuele, quasi all’angolo dei giardini Manno. Il locale è nuovo e vuoto, si presta benissimo alle nostre esigenze. Nello stesso momento troviamo accordo con due note attività commerciali locali, che ci anticipano, in cambio di pubblicità a lunga scadenza, la copertura delle spese per rinascere in grande stile. Via verso una nuova avventura. In primis ci regolarizziamo dal punto di vista fiscale, come la nuova legge permetteva.

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Carlo Branca e Marco Casula

Ci mettiamo tutti al lavoro e realizziamo una bella sede radiofonica: al piano-terra sala riunioni e ricevimento ospiti, al piano superiore cabina di regia, studio di trasmissione e anche un piccolo studio di registrazione. Nuove anche quasi tutte le apparecchiature e di aspetto certamente più professionale. Era una gran bella soddisfazione vedere questi nuovi studi. Nasceva Teleradio Alghero 101.

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Michele Manca, tecnico audio

Mi voglio soffermare un attimo del perché era stato aggiunto il nome Tele. Come per le radio anche le TV private avevano cominciato a fare capolino. Già da qualche mese, io e Carmelo frequentavamo, per via di alcune amicizie, gli studi di Tele Sassari che muoveva i primi passi, naturalmente nel capoluogo. Per dirla in breve, la tv sassarese aveva in prospettiva l’installazione di un ponte nel territorio di Alghero per allargare il proprio bacino di utenza. Questo ponte sarebbe stato gestito da noi che potevamo, con il loro appoggio, sfruttare alcune fasce orarie giornaliere per trasmettere in video quello che volevamo. Certamente sarebbe stata una nuova e stimolante avventura, ma, purtroppo, la società proprietaria di Tele Sassari non ebbe vita lunga per dissapori interni. E così, il sogno di fare anche televisione svanì.

Comunque Teleradio Alghero 101 cominciò la sua nuova vita. Oltre a noi della vecchia guardia, una marea di collaboratori si muoveva sotto questa antenna ricoprendo diversi ruoli, da disc- jockey a tecnici, da programmisti a raccoglitori di pubblicità. Teleradio si presentò con una organizzazione di palinsesto quotidiano molto più completo, anche perché, grazie ai tanti ragazzi, si facevano molte ore di diretta più il registrato notturno; eravamo in onda H/24 non-stop, e credetemi, non era facile tenere a bada tutte quelle teste.

Nello stesso periodo arrivò la stereofonia in trasmissione. Sorridendo ricordo che, non potendoci ancora permettere il modulo di trasmissione in stereofonia, Carmelo inventò un circuito che, nelle radio che si sintonizzavano sulla nostra frequenza, faceva accendere la spia della stereofonia come se trasmettessimo in stereo. Chiaramente era un bluff, ma ingannava certamente tutti, salvo chi era di orecchio fino. Comunque in breve tempo, dopo un po’ di introiti pubblicitari, anche Teleradio usciva in stereofonia.

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Claudio Caboni

Avevamo installato anche un ponte-radio sul colle di San Giuliano, grazie alla disponibilità dei titolari di allora della discoteca ManPea che ci avevano concesso uno spazio all’interno del locale gruppo elettrogeno. Purtroppo dovemmo abbandonare perché quando il generatore era in uso, siccome aveva lo scarico rotto, il nero-fumo ci mandava in tilt le apparecchiature.

Tanta buona musica ha girato su quei giradischi. Mi piace ricordare, oltre noi storici (mi scuso con coloro che non saranno menzionati …son passati tanti anni): Bastiano Tilloca e Carlo Lai con il programma “Musica d’acciaio”, Giuseppe Iurato (alias Gigei) esperto di funky, soul, R&B, e anche Flaviana (Fly), Enzo Favata per il jazz, Paolo Ottonello solo di nicchia con la musica celtica, Massimo Calebotta per la West Coast americana, Salvatore (Barore) con programmi dedicati alla musica  folk sarda, Claudio Caboni, Gianni Urtis, Marco Solinas, Claudio Cassitta, Lillino, Martino Perotto e Michele Manca (tecnici di studio),

Non mancava certo lo sport locale con le dirette, dal Mariotti, di Carlo Branca, Lucio Marinaro, in studio Pierfranco Torre  e anche Michele Serra.

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Barore, folk sardo

Ma non bastava. Se sino ad allora, la radio si era caratterizzata come mezzo di intrattenimento musicale, in questa nuova fase prendemmo coscienza che era indispensabile fare informazione e cultura, esaudire il bisogno informativo degli ascoltatori nonché essere al servizio della comunità locale. L’ acquisizione di una certa maturità professionale ci aveva fatto capire l’importanza dell’ informazione come funzione di radicamento nel territorio. E cominciarono i dibattiti con i politici locali,  i programmi che trattavano i problemi quotidiani dei nostri concittadini, lo studio a disposizione della gente. Non era semplice rimanere sul filo di una connotazione politica non dichiarata spudoratamente, ma tendenzialmente spostata a sinistra, come non era  facile rimanere all’interno di quelle linee guida che ci eravamo prefissati. Potete immaginare le lunghe ed estenuanti discussioni all’ interno della redazione.

Per questi programmi voglio ricordare Vito Tilloca, Rafael Caria, Annalisa Frank, Antonello Colledanchise, Giampaolo Cassitta (che nel 2006 ha scritto un bel libro “Il giorno di Moro” ambientato anche in radio), puntate con Gavino Sole e Antonio Farris, Francesco Masu con la sua rassegna stampa (già allora) tutte le mattine… i suoi genitori avevano una edicola e quindi era facile prendere a prestito i giornali!

Di questo periodo (1976/77) in Teleradio, vorrei annotare ancora due fatti che certamente ci fecero passare qualche notte insonne. Il primo fu il ricevimento della notifica di procedimento penale nei nostri confronti (o perlomeno cinque di noi fondatori) da parte del pretore di allora, per fatti risalenti all’ano precedente (1975), ovvero quando eravamo ancora pirati dell’etere. Non ricordo chi fu il nostro avvocato, ma comunque, grazie alla nuova legge ne uscimmo senza conseguenze.

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Denuncia penale 1976

Il secondo riguarda la SIAE che, come già faceva in tutta Italia, ci notificò una richiesta di svariati milioni di lire per aver evaso i diritti d’autore. Una cifra mostruosa. Per fortuna eravamo in contatto con il movimento delle radio libere in Sardegna, capeggiato da Gian Giacomo Nieddu e Francesco Birocchi (il primo fondatore di Radio 24 Ore, l’altro prima a Radiolina poi a Videolina e in seguito alla Rai). Andammo a Cagliari, a parlare con loro, per farci consigliare come risolvere questo grosso problema. Ci rinfrancarono le loro parole: “era una situazione che riguardava quasi tutte le radio libere d’ Italia”. Ci volle un po’ di tempo, ma la cosa si risolse a livello nazionale: nulla era dovuto per gli anni pregressi.

Comunque, da questo momento Teleradio Alghero 101 conobbe il suo periodo più importante, più bello e più intenso; periodo florido che si perpetrò ancora per molti anni ad avvenire, lasciando segni importanti nei tanti ragazzi che ci si dedicarono con tanto impegno.

A questo punto sono arrivato alla fine di questa Storia di Alghero. Nel gennaio del 1978 partii per il servizio militare e quindi uscivo di scena. Lasciavo una cosa che sentivo profondamente mia per averci dedicato tantissimo tempo nonché tanto cuore; lasciavo quello che avevo condiviso con tanti amici per tanti anni; momenti belli e brutti, momenti di discussioni accese ma anche tanta amicizia che ancora oggi, nonostante il tempo trascorso, non si è mai spenta.

Durante il periodo di leva, qualche volta ritornai negli studi di Teleradio. Tante cose erano cambiate e non mi ritrovavo, non era più la mia Teleradio. Ma questa è un’ altra storia e non spetta a me raccontarla.

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…dedicato a Carmelo Langella, alla nostra amicizia nonché alla sua genialità, e a tutti coloro che hanno condiviso con me questa grande avventura!

                                                                                  Piero Fancellu

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