La Torre dei Cani

La Torre di San Giacomo, splendida nel suo isolamento con la sua pianta ottagonale, deve il suo nome al fatto di essere stata degradata per alcuni anni a canile municipale. Era stata obbligata ad una convivenza con la “bassa” anche quella non molto dignitosa.
Era tuttavia un centro di attrazione per i piccoli e i grandi della Muraglia, il favoloso mondo di “andrera de la torra”, dove si poteva pescare, fare il cuc negra e cacciare i topi, anche dando fuoco alle tane con il crine degli ultimi materassi in tale materiale che erano lanciati dall’alto.

Quelli di 10-12 anni avevano inventato un interessante e pericoloso gioco: si legava una lunga corda ad una inferriata della balaustra che un bambino dall’alto porgeva  a quelli che si dovevano lanciare. L’acrobata di turno si lanciava dallo scoglio d’angolo subito dopo le scaline e raggiungeva la finestra a mare sul lato sud-ovest.
L’ultimo a partire nel viaggio di ritorno doveva prendere al volo alcuni passeggeri che si aggrappavano alla meno peggio e spesso cadevano nelle fredde acque invernali. Ed era proprio il rischio della caduta in acqua, da cui nessuno si salvava durante uno dei vari trasbordi, che rendeva divertente il gioco.
Ci pensavano poi le madri a toccare le vesti bagnate con un  dito ed a sentire il sapore di sale che assicurava una punizione spesso corporale!

Giurietta e Giovetta avevano invece inventato una acrobazia quanto meno spettacolare: quando c’era ancora la ripiena avevano messo due tavoloni che arrivavano sino alla sommità e vi salivano e scendevano in moto.

Per un anno Dario e Mirella vi gestirono un bar ristorante. Erano gli anni sessanta e la principale attrazione era costituita dall’abbondante davanzale della bionda che attirava non pochi clienti. L’iniziativa fallì e la cambusa fu saccheggiata da tutti gli adolescenti e dette luogo ad una sbronza generalizzata della quale ancora si parla!

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