Archivi categoria: Aneddoti

Itinerario semiserio tra le peggiori bettole algheresi

  • di Roberto Barbieri

E’ una sera qualunque del mite, ma ventoso, inverno algherese. Sono con alcuni amici nella sede dell’ANMI (l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia). ANMI? Associazione ché? E dov’è? Chiamata così, pochi la conoscono. -Ah, ma certo, ho capito, vuoi dire il Circolo marinai? Quello che era in piazza Civica? -. Ma si, proprio quello! Continua la lettura di Itinerario semiserio tra le peggiori bettole algheresi

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Lo forn de xià Valeria

di Tonio Mura Ogno

La sveglia era prima dell’alba e con la pasta lievitata si confezionava lo pa punyat, cinque anche sei pani. Un panno bianchissimo foderava lo canistru, dove veniva depositato il pane. Con un segno della croce si benediceva il lavoro e il cibo, e con un altro panno, candido come la neve, lo si copriva. Si usciva di casa che ancora era buio e mia mamma portava lo canistru al cap, tenuto in equilibrio con una mano. Si raggiungeva quindi il forno a legna, a meno di 50 metri. Oggi, esattamente in quel locale di via Ardoino, a due passi dal Palau Gitat (attualmente rimane solo la piazza), si trova una famosa birreria. La maestria del fornaio era impressionante, e il profumo buono del pane cotto invadeva la via e anche la Plaça de San Miquel, dove ancora erano evidenti i resti del bombardamento del ’43. Dopo qualche ora si andava a ritirare il pane, che doveva durare tutta la settimana, praticamente un pane al giorno, anche di meno. Quando il pane cominciava ad indurire si bagnava nel brodo de la copaza di peix, pescato da mio padre da uno scoglio sotto la Torre di Sulis, oppure si bagnava nel caffelatte a base di Miscela Leone. Continua la lettura di Lo forn de xià Valeria

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La camera a gas

di Sardonicus

Le tradizioni algheresi per quanto concerne l’ospitalità non dovevano essere delle migliori, come ben sa Alberto La Marmora che descrive non senza tocchi umoristici un suo pernottamento ad Alghero senza un invito a cena nonostante lettere di presentazione. In realtà il parroco gli disse che era invitato dal governatore, ma quando vi si recò non fu messo alla porta solo perché non fu fatto entrare. Continua la lettura di La camera a gas

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Novembre 1942: tragedia nel mare di Alghero

di Antonello Bilardi e Nino Monti

Fin da tempo immemorabile i pescatori algheresi, allora molto numerosi, esercitavano la pesca con imbarcazioni di piccola stazza: normalmente  gozzi e  spagnolette  armate a vela latina che richiedevano una particolare abilità nelle manovre e un grande affiatamento da parte dell’equipaggio. Continua la lettura di Novembre 1942: tragedia nel mare di Alghero

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I favolosi anni sessanta: Il mitico night el fuego

di Nino Monti e Carmelo Murgia

Non è raro sentire, da persone che ormai hanno una certa età, parlare di  Alghero come di una città  in decadenza, non più ai livelli di prestigio di una volta quando poteva vantare il ruolo di punta di diamante del turismo sardo e l’economia della città era caratterizzata da un dinamismo economico mai più ripetuto. Continua la lettura di I favolosi anni sessanta: Il mitico night el fuego

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1938: Tragedia sul mare di Alghero

di Nino Monti

Quella dei pescatori algheresi è sempre stata una vita grama ma dignitosa, non lontano dalla soglia di povertà, si direbbe oggi. Tra le due guerre mondiali lo era particolarmente per il fatto che il  duro lavoro si svolgeva su barche che raramente superavano i sei metri, quasi tutte prive di motore e ovviamente senza la tecnologia oggi disponibile. Continua la lettura di 1938: Tragedia sul mare di Alghero

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Il Capitano Emilio Lussu

Il mio eroe omerico

di Andrea Saba

Per me era un eroe come Ettore e Ulisse. Da ragazzino, negli anni trenta e durante la guerra, stavo ore ad ascoltare i racconti di mio padre e soprattutto mio zio Michele Saba facevano intorno all’eroe, al capitano decorato della Brigata Sassari, al combattente antifascista e all’amico.
Gli antifascisti sassaresi si riunivano spesso ed amavano rievocare e ricordare i loro amici più amati, nessuno era come Lussu. Continua la lettura di Il Capitano Emilio Lussu

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La Torre dei Cani

La Torre di San Giacomo, splendida nel suo isolamento con la sua pianta ottagonale, deve il suo nome al fatto di essere stata degradata per alcuni anni a canile municipale. Era stata obbligata ad una convivenza con la “bassa” anche quella non molto dignitosa.
Era tuttavia un centro di attrazione per i piccoli e i grandi della Muraglia, il favoloso mondo di “andrera de la torra”, dove si poteva pescare, fare il cuc negra e cacciare i topi, anche dando fuoco alle tane con il crine degli ultimi materassi in tale materiale che erano lanciati dall’alto. Continua la lettura di La Torre dei Cani

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Lus palmargius

di Sardonicus

Olivo e palma nana costituirono per molti anni una fonte di impiego per uomini e donne algheresi.
La palma nana, chamaerops humilis, non cresce in tutta la Sardegna, ma solo nella Nurra sino a Poglina e a Casterlsardo, nel Golfo di Orosei e a Sant’Antioco. Per lungo tempo e sino agli anni sessanta serviva per fornire il crine vegetale dai molteplici usi, ma poi è stata soppiantata dalla plastica. Continua la lettura di Lus palmargius

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Lu batil

di Salvatore Pinna

Lu batil, nella sua versione più semplice, era un involto di carta e terra che veniva scagliato generalmente dall’alto della muraglia sui malcapitati che si trovavano sotto. Avvolte dal polverone le vittime, spesso centrate durante delicati passaggi saltando di pietra in pietra dopo una giornata di mare, non potevano vedere gli assalitori che continuavano i lanci per poi scomparire nel nulla.

Altre vittime designate erano i cantanti, centrati sul palco durante le esibizioni con batils spesso di frutta marcia. Continua la lettura di Lu batil

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