Alghero e il gabinetto letterario (1842)

di Giovanna Tilocca

Ciascuno di noi ha un rapporto particolare con il proprio luogo di nascita in quanto tra abitante e territorio si stabilisce un’imprescindibile interazione che esclude l’indifferenza. I due atteggiamenti estremi sono di simbiosi e di estraneità. I primi stimolano azioni che tendono a migliorare la propria città, mentre i secondi ne favoriscono l’allontanamento.
Anche Alghero suscita sentimenti contrastanti e bisogna riconoscere che nel corso del tempo ha avuto alcuni cittadini che le hanno voluto bene e che hanno cercato di sollevarne le sorti per farla stare al passo coi tempi affinché potesse offrire tutto ciò che rende gli individui partecipi dei mutamenti epocali.
La sua condizione è quella di città in un’isola, ma Alghero non è mai stata isolata. In periodi nei quali il mare, pur con tutte le sue insidie, rappresentava una via di comunicazione privilegiata, era sicuramente ben inserita nel contesto del Mediterraneo e manteneva continui contatti con le coste della terraferma. Ne abbiamo sicure prove nei registri della parrocchia di Santa Maria dove abbondano i cognomi provenienti dalla penisola e dall’Europa.
Purtroppo dobbiamo riconoscere che l’aspettativa di avere un livello di vita che le risorse del territorio le avrebbero consentito, non è stata mai agevolata dal potente di turno che ha sempre considerato il proprio dominio come una proprietà da sfruttare fino all’esaurimento senza preoccuparsi minimamente del suo stato. Quel che gli algheresi hanno realizzato è dunque il frutto del loro personale impegno e della loro tenacia nel cercare di farsi sostenere dal governo accontentandosi di quel poco che riuscivano ad avere.
Queste riflessioni scaturiscono dalla lettura del saggio La Biblioteca Comunale di Alghero di Marina Sechi Nuvole, professore ordinario di Geografia presso l’Università di Sassari, che esamina l’iter del “Gabinetto di Lettura” creato ad Alghero nel 1842 e la successiva istituzione della Biblioteca Comunale.

Il saggio è stato edito da Edicions de l’Alguer a cura di Salvatore Izza e stampato nel mese di aprile 2021.

Tra le righe dei documenti riportati nella pubblicazione si intravvede una comunità che, pur attraversando cicliche crisi dovute a cattivi raccolti, malattie, avversità, riesce a mantenere il desiderio di migliorare la qualità della vita e, «sull’esempio i tutti i più colti paesi dell’Europa, e della nostra Italia»1, propone la creazione di un Gabinetto di lettura.

Cerchiamo di capire i vari passi che hanno condotto alla creazione dell’istituzione.

Progetto per lo stabilimento di un Gabinetto letterario (Rev. Angelo Maria Ugo)

Nell’Archivio Storico Comunale si trovano due regolamenti che fanno luce sulla progettazione della struttura che ha le caratteristiche di un’associazione culturale.

Il primo documento è il “Progetto per lo stabilimento di un Gabinetto letterario”, non ha una data, ed è firmato dal reverendo Angelo Maria Ugo2, direttore e custode. Ha dodici articoli ed esordisce dicendo che “i dotti, virtuosi ed onesti cittadini devono concorrere a procurare un tanto vantaggio a se stessi e alla loro patria”. L’istituzione si propone «sull’esempio i tutti i più colti paesi dell’Europa, e della nostra Italia» (p. 57).

Il reverendo Ugo prospetta di collocare il Gabinetto letterario “in una, o due stanze in uno dei migliori posti, e più comodi di questa Città, e, se sarà possibile, a pian terreno per maggiore comodità” (p. 57).

Nel Gabinetto si potranno trovare sempre due giornali di scienze e di letteratura, e se sarà possibile, uno di agricoltura e quattro gazzette delle più accreditate.

Non mancheranno inoltre gli scacchi, la tavola reale e la dama. La quota annua è di tre scudi anticipati. Chi volesse prendere dei prestiti da portare a casa dovrà pagare quattro scudi all’anno e dovrà rendere il prestito entro 24 ore.

Il reverendo Ugo conclude augurandosi di avere un numero abbondante di associati in modo da essere operativo al primo gennaio. Peccato che abbia omesso l’anno.

Regolamento per il Gabinetto di Lettura d’Alghero (approvato in seduta generale – Zoppi presidente)

Il secondo documento dell’Archivio Storico di Alghero è il “Regolamento per il Gabinetto di Lettura d’Alghero”, è formato da 57 articoli ed è veramente molto dettagliato nel descrivere il funzionamento dell’istituzione.

Inizia affermando che lo scopo della Società è di «sviluppare il sentimento dell’unione e della fraternità che far deve di tutti li individui la medesima Città abitanti una sola famiglia» (p. 59) e prosegue precisando che si propone di procurare ai soci un’onesta ricreazione ed un utile trattenimento colla lettura di parecchi giornali politici e letterari …

Sono autorizzati alcuni giochi a carte e c’è il biliardo dietro pagamento di alcuni diritti.

L’orario di apertura è molto comodo in quanto è garantito l’accesso in tutti i giorni dell’anno: in particolare da aprile a tutto settembre dalle otto fino a mezzogiorno e dalle quattro pomeridiane alle dieci di notte; dal 1° ottobre a tutto marzo dalle nove del mattino a mezzogiorno e dalle due di sera fino alle 10 di notte. Stupisce un orario così prolungato, soprattutto se pensiamo che durante l’inverno le serate sono buie e prima dell’introduzione dell’elettricità ci si doveva accontentare della fioca luce delle candele.

Nelle disposizioni generali si precisa inoltre che sono proibite le cene, ed i pranzi, il fumare, il conversare ad alta voce ed il pretendere alla lettura di un foglio se prima dall’altro socio non venga spontaneamente rilasciato.

Regolamento per il Gabinetto di Lettura in Alghero 1842

Il documento si trova nel Fondo manoscritti della Biblioteca Comunale di Alghero.

È composto da 28 articoli nei quali possiamo ritrovare alcune disposizioni già presenti nei due documenti precedenti.

L’articolo 2° precisa che “Lo scopo della Società è un onesta recreazione e utile trattenimento colla lettura di parecchi giornali politici e letterari permessi dal Governo, ed opere periodiche”.

Per poter frequentare il Gabinetto occorreva pagare in anticipo una quota di 20 £ annue.

L’articolo 22° stabilisce che il servizio del presidente, dei direttori e degli altri impiegati è gratuito; soltanto il custode che deve aprire il Gabinetto, tenerlo pulito ed essere disponibile ad ogni ordine della Direzione, avrà una “competente mercede”.

Secondo l’articolo 25° il Gabinetto dovrà tenersi aperto tutti i giorni dell’anno con il seguente orario: da maggio a ottobre dalle otto a mezzogiorno e dalle quattro del pomeriggio alle dieci di notte; dal primo ottobre a tutto aprile dalle nove a mezzogiorno e dalle due di pomeriggio alle dieci di notte. Come si vede l’orario era molto ampio e sembra che coprisse anche le domeniche e le festività.

All’Art. 23 si precisa che “restano proibiti i tavolini da gioco, le cene, il fumare, il conversare ad alta voce …”

Il Regolamento, che porta la data del 4 settembre 1842, è stato firmato da 37 soci fondatori; esaminando i loro cognomi si può dire che di essi soltanto 14 sono sardi, 9 sono di provenienza ligure, 6 provengono dalla Campania e 8 appartengono a varie regioni italiane.

Il presidente è don Efisio Lostia; tra i soci troviamo Giuseppe Maria Ugo, Antonio Raffaele Adami, e Giuseppe Luigi Casu (che sarà in seguito il bibliotecario della Biblioteca Comunale).

L’istituzione era abbonata a numerose riviste e giornali italiani e stranieri tra i quali il Messaggero Torinese, L’Alba (Firenze), L’Indicatore sardo (Cagliari), L’Uguaglianza (Torino), l’Echo Français, il Corriere mercantile edito a Genova; arrivavano anche riviste di chimica, farmacia, agricoltura, medicina, veterinaria, economia. Naturalmente non mancavano i giornali di natura politica come L’Indipendenza italiana (Cagliari) e altri. Erano in catalogo anche alcuni numeri del Piccolo Corriere delle mode di Torino. Il Gabinetto riceveva donazioni di libri e di manoscritti da studiosi sardi. Tra gli altri, la regina Maria Cristina donò l’opera Flora Sardoa del cav. Moris.

Potevano essere soci anche algheresi non residenti come il cav. Francesco Serra impiegato della Regia Intendenza di Savona. Tra l’altro essi avevano l’incarico di far pervenire ad Alghero riviste e giornali italiani e stranieri.

In assenza di circoli culturali o letterari, il Gabinetto ospitava i saggi musicali degli allievi della Cappella Musicale municipale, organizzava conferenze a cura di esperti o degli stessi soci su argomenti di natura scientifica e umanistica e a carnevale non mancava l’intrattenimento del ballo.

La società non sfuggì all’attenzione di Alberto della Marmora il quale affermò che «existe en cette ville un petit théàtre et un Casino de lecture»3.

Il Gabinetto di Lettura fu chiuso nel 1851. Non si conoscono le motivazioni di tale cessazione ma dagli articoli del regolamento si intuisce che l’impegno per la sua gestione era affidato esclusivamente a volontari sia per la parte organizzativa che per quella economica4, ed era piuttosto gravoso.

Forse i soci alla lunga si sono dovuti ricredere sulla possibilità di tenere attiva l’associazione con le sole loro forze.

LA BIBLIOTECA MUNICIPALE

Tuttavia la pietra era stata lanciata e l’esperienza fatta nel decennio 1842-1851 fu molto importante perché diede l’input per l’istituzione di una biblioteca della quale si fece carico l’amministrazione comunale.

Già nell’agosto 1856 il Regio Provveditore agli Studi della Provincia di Alghero, l’avv. don Antonio Lavagna, emanava il Manifesto della Pubblica Biblioteca del Real Collegio di Alghero e comunicava che la nuova istituzione aveva ricevuto in dono i libri del disciolto Gabinetto di Lettura insieme alla voluminosa collezione di libri sardi del canonico Carmine Adami. Si rivolgeva poi agli algheresi perché a loro volta donassero delle opere dato che i fondi assegnati all’Azienda Scolastica per il primo impianto erano, ahimè, insufficienti.

Nel manifesto si propone anche di collocare la nascente biblioteca nei locali del Regio Ginnasio dell’ex convento dei gesuiti. Ma fin dal 2 marzo 1861 c’è la richiesta di quei locali per alloggiare i detenuti in attesa della costruzione del nuovo Bagno Penale sul Colle di san Giovanni che entrerà in funzione nel 1868. Per qualche tempo i libri vengono dunque depositati “in confuso” in una camera del Seminario Tridentino e in seguito nella Casa Municipale fino a trovare un’adeguata sistemazione in una sala del Regio Ginnasio nel marzo 1871 (p. 42).

Onde ampliare la collezione lo stesso Lavagna si rivolse al cavalier Francesco Guillot proprietario di un cospicuo patrimonio letterario ed archivistico, per un eventuale acquisto oneroso a favore della nascente biblioteca. Il 15 maggio 1857 Guillot rispose al Lavagna mostrandosi favorevole alla proposta e si procedette con l’iter per perfezionarla ma non si addivenne poi ad un accordo.

Il 1° maggio 1862 l’ex architetto civico Nicolò Benedetto Casabianca offrì a titolo oneroso5 la sua collezione di circa mille volumi di architettura, matematica, geografia, commercio, ecc. ma anche con lui non ci fu un’intesa. Intanto la dotazione libraria acquisiva i volumi e i manoscritti delle Corporazioni religiose soppresse in città; inoltre i Municipi di Padria e Pozzomaggiore proponevano ad Alghero le dotazioni librarie dei conventi chiusi nei loro territori. Nel novembre 1869 il professore emerito ginnasiale Giuseppe Casu Adami si offriva per la carica di responsabile della biblioteca ricordando che suo zio Carmine Adami aveva contribuito alla sua formazione con una consistente donazione di libri; egli ottenne l’incarico con il compenso di £ 200 annue, che era la somma stanziata in bilancio per il mantenimento della biblioteca. Il Municipio si rivolse allora al Governo per ottenere un annuo sussidio ma ricevette un rifiuto da parte del Ministero che stava studiando i modi per restringere le spese e non pensava certamente di allargarle (p. 90).

Per quanto riguarda la frequentazione, l’11 maggio 1874 il bibliotecario scrisse al sindaco che gli utenti del servizio erano stati 611 in sei mesi e che occorreva aumentare il numero dei tavoli e delle suppellettili.

Grazie alle registrazioni di Carmine Adami e di Giuseppe Casu Adami abbiamo un elenco degli utenti del Gabinetto e della successiva biblioteca. Tra di loro troviamo canonici, farmacisti, medici, avvocati, nobili, militari, professori, studenti. In particolare nell’anno scolastico 1873-74 troviamo tutti i giorni il medico Bruno.

Tra i frequentatori sono annotate soltanto due donne: la moglie del capitano e la prof. Angelina, della quale manca il cognome.

Il 20 maggio 1865 il Consiglio Comunale decideva di intitolare la biblioteca comunale al canonico Carmine Adami “in memoria di colui che ne fu il primo iniziatore” (p. 29).

Il canonico Carmine Adami era venuto a mancare all’improvviso a 61 anni il 21 agosto 18596.

Nel saggio di Marina Sechi Nuvole è inserito l’elenco delle opere in dotazione alla Biblioteca Comunale Adami. Pare che tali volumi e manoscritti non siano più presenti nell’odierno catalogo.

LA FAMIGLIA ADAMI

Per inquadrare meglio i personaggi dei quali abbiamo parlato riporterò qualche notizia al loro riguardo.

Carmine Adami, teologo e canonico della cattedrale, appartiene ad una famiglia proveniente da Sestri in Liguria. I suoi genitori sono Antonio Adami di Sestri e Barbara Maria Vitelli algherese figlia di Carmine Vitelli di Torre del Greco e di Camilla Bertora di Ajaccio.

Ho ricostruito la famiglia Adami Vitelli ma non ho trovato la registrazione del matrimonio avvenuto forse nel 1792. Il primo documento relativo a tale famiglia è del 13 febbraio 1793 e riguarda il battesimo di Maria Francesca Eulalia Adami, sorella maggiore di Carmine. Sono suoi padrini Antonio Ballero e Caterina Ballero. Una nota inserita nell’atto di battesimo dice: Coniuge Giovanni Antonio Casu.

È quasi certo che, oltre a quelli presenti nell’albero genealogico, ci siano stati altri figli. Francesca si sposerà a casa7 il 24 aprile 1814 con il negoziante Giovanni Antonio Casu.

Altri due figli, Antonio e Giacomo Adami, avranno importanti incarichi pubblici mentre Carmine sarà uno stimato letterato, un colto teologo e un appassionato bibliofilo.

Gli Adami si occupano della produzione e commercializzazione della cera che in quel periodo dava importanti redditi in quanto le candele erano il mezzo più usato per l’illuminazione oltre che per le funzioni religiose. Gestivano anche dei negozi e possiamo definirli benestanti. Erano inseriti nell’amministrazione della città dove hanno espresso grandi capacità di buon governo8. In seguito alcuni di loro hanno dato un contributo alla cultura locale; Michele Chessa parla diffusamente di loro e racconta che Antonio Adami Rossi, figlio di Michele Adami Vitelli, era autore di poesie e di briose canzoni in algherese come O Michel davaglia legu, Mun bisaiu ma dieva ed è lui l’autore dei divertenti versi di Lu canongia bona nit9.

Tra i tanti discendenti possiamo ricordare l’avvocato Candido Adami che fondò la sezione del partito Sardo d’Azione ad Alghero, e Eva Adami che prestò servizio come infermiera volontaria durante la prima guerra mondiale10.

Alla famiglia è stato dedicato, fin dagli anni Settanta dell’Ottocento, il Vicolo Adami, strada dove abitavano.

Carrero del Polxo Vicolo Adami
Anticamente il vicolo prendeva il nome dal porxo (polciu, portico) che vediamo sullo sfondo.

LA FAMIGLIA CASU

Una delle poche famiglie sarde che si sono distinte in città nel secolo XIX è quella dei Casu. Il cognome Casu è molto diffuso e non è facile capire la loro specifica ascendenza. Possiamo però ricostruire alcune famiglie a partire dai Casu Garibaldi. Dai documenti esaminati notiamo subito che i Casu si sono imparentati di frequente con gli immigrati liguri e campani e che, inizialmente dediti al commercio, si sono poi rivolti alle professioni di farmacista e medico. Troviamo Ignazio Casu Garibaldi (1794 – 1861) speziale farmacista, sposato con Domenica Pincetti e padre del medico Giuseppe Luigi e del farmacista chimico Rafaele; Pietro Stefano Casu medico; Pietro Maria Casu, chimico farmacista11.

Giuseppe Casu Adami, nato il 9 febbraio 1820 da Giovanni Antonio Casu Garibaldi e da Francesca Adami Vitelli diventerà il primo bibliotecario della Biblioteca Municipale di Alghero intitolata a suo zio, il canonico Carmine Adami Vitelli.

Con i dati attualmente in mio possesso ho realizzato uno schema dell’albero genealogico Casu Adami che sicuramente comprendeva una figliolanza più numerosa. Un altro momento dell’Ottocento algherese ha ripreso vita grazie a Marina Sechi Nuvole. Così, di libro in libro, tanti nuovi scenari riemergono dagli archivi cittadini e si mostrano ai nostri occhi spesso distratti e ignari persino dell’attualità. Mi piacerebbe che questo risveglio di interesse nei confronti del passato ci aiutasse a rivivere il centro storico di Alghero con la consapevolezza dei tanti secoli che lo hanno forgiato e dei tanti nostri concittadini che lo hanno popolato. Così forse anche le targhe affisse in alcuni palazzi o i nomi delle strade saranno meno estranei al nostro vissuto e ci aiuteranno nella scoperta dei trascorsi eventi. E così, forse, avremo uno strumento in più per fare chiarezza sulla nostra identità e sulle scelte da proporre per una città e un territorio che meritano tanto amore e rispetto.

Nota per la lettura degli alberi genealogici: n.= nato; m. = morto; cre. = cresimato. Il punto di domanda indica un dato non certo.

1 M. Sechi Nuvole, La Biblioteca Comunale di Alghero, Edicions de l'Alguer, 2021, p. 57.
2 Le famiglie Ugo sono di provenienza ligure. Nel 1776 troviamo Antonio Ugo di Genova che probabilmente è un avo del rev. Angelo Maria.
3 A. della Marmora, Itinéraire de l'Ile d Sardaigne, Turin, Bocca, 1860, Tome II, p. 86. Il teatro del quale si parla in realtà è un'istituzione privata gestita dall'associazione “Teatro degli amatori”. Il Teatro Civico di Alghero verrà inaugurato nel 1862.
4 L'art. 22 del Regolamento precisa che il servizio del presidente, dei direttori e degli altri impiegati è gratuito; soltanto il custode che deve aprire il Gabinetto, tenerlo pulito ed essere disponibile ad ogni ordine della Direzione, avrà una “competente mercede”. Cfr. p. 69.
5 Nicolò Casabianca legava la cessione della sua biblioteca alla celebrazione di messe in suffragio e ad elemosine per famiglie bisognose. p. 25 e seg.
6 Raffaele Luigi Carmine Adami era nato il 9 luglio 1798 da Antonio Adami di Sestri e da Barbara Vitelli, algherese di origine campana. Una nota del suo atto di nascita lo definisce “Teologo Letterato, Canonico della cattedrale”.
7 Nel Settecento e Ottocento chi ne aveva la possibilità, preferiva sposarsi a casa.
8 M. Sechi Nuvole, L'estate del colera, L'Alguer Edicions, 2021.
9 M. Chessa Racconti Algheresi, La Celere, Vol. II, 1974, p. 4 e seg.
10 M. Chessa, op. cit.
11 M. Sechi Nuvole, L'estate del colera, L'Alguer Edicions, 2021, Vol III, p. 227.
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