Il grande vecchio di Montagnese

IL GRANDE VECCHIO DI MONTAGNESE

di Nino Monti

Tra noi umani quando si raggiungono i 100 anni sono feste, foto con parenti, nipoti e pronipoti, qualche volta ci scappa anche l’intervista con la TV locale che chiede come si fa a diventare centenari.

E’ insomma un evento considerato straordinario cui tutti ambirebbero di partecipare come attore principale, in buona salute s’intende.

Basterebbe però guardarsi un po’ intorno, essere più attenti quando magari ci inoltriamo nelle campagne in cerca di funghi o per una semplice passeggiata nei tanti boschi che vanta la Sardegna per festeggiare e assaporare la bellezza e maestosità di altri centenari, anzi più che centenari, spesso millenari.

Sono i nostri giganti, i nostri grandi vecchi, che spesso solitari sono sopravvissuti quasi per miracolo agli incendi, alla ferocia dei carbonai, alle molteplici insidie che l’uomo, non sempre sapiens, è in grado di produrre.

Sono gli alberi monumentali della Sardegna, i nostri patriarchi plurisecolari.

Anche Alghero ha il suo testimone del tempo, un imponente olivastro che si avvicina ai 2.000 anni , anche lui solitario, che con la sua chioma domina il colle di Montagnese e ha visto, giovanotto di qualche secolo, la nascita della città e prima ancora le vele delle navi romane dirette verso Portus Nimpharum.

Oggi un pò intristito, forse con qualche acciacco, assiste un po’ preoccupato per le case sempre più vicine e alla ormai perenne assenza di greggi che per secoli ha radunato sotto la sua grande chioma nei caldi giorni d’estate.

Come non ricordare inoltre le grandi feste in occasione della tosatura delle pecore quando intere famiglie si riunivano gioiose all’ombra delle sue lunghe braccia e qualche bambino ne tentava la scalata, qualche volta riuscendoci, sotto gli occhi compiaciuti e preoccupati delle mamme.

Oggi solo un giovane puledro viene qualche volta a trovarlo, una visita gradita ma quanta nostalgia per il passato.

Nino Monti

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