La spiaggia fossile di Alghero

di Roberto Barbieri

La nostra Terra è un pianeta ancora giovane e pieno di energie. Soltanto nell’ultimo milione di anni della sua vita (un tempo geologicamente breve) si sono verificati un numero incalcolabile di terremoti e di eruzioni vulcaniche. E ci sono state almeno 4 o 5 grandi oscillazioni climatiche. Lunghi periodi molto freddi (glaciazioni) intervallati da periodi con temperature alte (interglaciali). E in conseguenza di queste variazioni climatiche, anche il livello dei mari di tutto il pianeta si è sollevato ed abbassato molte volte. Nei periodi freddi, come conseguenza di un grande accumulo di ghiaccio nei poli e sulle catene montuose, il livello dei mari era molto più basso dell’attuale. Mentre nei periodi caldi, come conseguenza dello scioglimento dei ghiacci, il livello medio dei mari era più alto dell’attuale.

L’ultimo periodo freddo è conosciuto come glaciazione di Würm (dal nome di un fiume delle Alpi bavaresi affluente del Danubio). E’ stata una glaciazione durata ben 100.000 anni e con tre picchi particolarmente freddi, l’ultimo dei quali è finito circa 15/12.000 anni fa. In quei millenni freddi il livello dei mari era situato oltre 100 metri al di sotto dell’attuale. Ma prima, intorno a 125.000 anni fa, il clima era più caldo di oggi ed il livello del mare era alcuni metri sopra l’attuale. Lungo le coste italiane questo Periodo geologico è conosciuto come Tirreniano. Si riconosce facilmente perché il mare, una volta ritiratosi, ha lasciato evidenti depositi costieri di rocce arenarie, ovvero antichi fondi sabbiosi che si sono compattati trasformandosi in una roccia relativamente tenera e facilmente lavorabile: il massacà con cui è stata edificata la vecchia Alghero.

E a volte queste antiche sabbie inglobano testimonianze della vita marina che era un tempo presente, soprattutto conchiglie e qualche fossile.

Alla fine dell’attuale spiaggia di Maria Pia, per un tratto costiero di circa 200 metri, si trova una interessantissima spiaggia fossile con molte conchiglie appartenute a numerose specie diverse di molluschi.

Intorno a 125.000 mila anni fa il livello del mare era circa 5 metri sopra l’attuale, e nel golfo di Alghero la linea di costa era notevolmente spostata nell’entroterra. L’attuale Maria Pia e la laguna di Calich erano fondale marino. E’ possibile ancora oggi vedere i segni lasciati da questo antico livello marino sulle rocce di Capo Caccia e di Punta Giglio (si distingue in alcuni punti un solco orizzontale) e dentro le grotte. Nella grotta di Nettuno, proprio sopra il lago Lamarmora, si distingue bene una fascia scura orizzontale, 5 metri sopra l’attuale livello del mare.

Lungo ampi tratti di costa algherese è facile riconoscere questi depositi giallastri di sabbie tirreniane, spesso diventati cave costiere di pietra da costruzione. Anche alle spalle del Lido, le cave della zona hanno consegnato il toponimo al quartiere urbano della Pietraia.

Ma oltre alle attività umane, queste tenere arenarie sono state consumate da 100 mila anni di erosione, ed emergono spesso le rocce sottostanti. Proprio tra le conchiglie della spiaggia fossile di Maria Pia, si notano grosse pietre rossastre, color fegato o color vinaccia. Sono trachiti vulcaniche, molti milioni di anni più antiche delle arenarie. Si tratta di un piccolo affioramento di rocce che si ritrovano tra gli scogli dell’isola della Maddalenetta e soprattutto a sud di Alghero.

rocce vulcaniche (trachiandesiti) di colore rossastro

Il clima del Tirreniano era caldo, ed il mare di Alghero era popolato da specie che dall’Atlantico tropicale erano entrate nel Mediterraneo passando per lo stretto di Gibilterra. Ed è per questo che molte delle conchiglie che possiamo riconoscere nella spiaggia fossile di Maria Pia appartengono a specie ancora oggi viventi lungo le coste dell’Africa occidentale: dal Senegal alla Mauritania, dalle Isole di Capo Verde alle Canarie.

Era un mare caldo e ricco di vita. Guardando con un po’ di attenzione la spiaggia fossile possiamo riconoscere molte conchiglie di bivalvi: ostriche, cozze, telline, fasolari e tantissime grosse arselle (conchiglie del genere Cardium, così chiamate perché di profilo hanno la forma di un cuore). Ma si riconoscono anche le conchiglie a spirale di vari gasteropodi: lumache di mare ed antenati vari degli odierni murici (bocconi). In particolare si possono trovare i resti di una robusta conchiglia (Strombus bubonius), animale da clima caldo caratteristico di questo periodo. Parenti attuali tropicali di questo mollusco sono le grandi conchiglie (genere Cassis) che vediamo nelle vetrine delle oreficerie e da cui si lavorano i cammei e le madreperle. Altre specie importanti di quel periodo sono le velenose conchiglie cono (genere Conus) e la grossa patella ferruginea. Quest’ultima, se pure rara, è ancora presente nelle falesie di Capo Caccia.

Aiutati da una lente d’ingrandimento, in questi depositi dell’antico mare Tirreniano, come in un museo all’aperto, si possono trovare anche resti di madrepore, aculei di ricci di mare, tubicini di vermi marini e addirittura frammenti di denti di piccoli squali. Ora l’erosione del tempo e delle onde stanno lentamente cancellando queste antiche testimonianze di vita marina, che non sono protette in alcun modo dall’incuria dell’uomo. Infatti sopra la spiaggia fossile non solo passano i bagnanti con gli zoccoli ai piedi, ma transitano anche mountain bike, moto e qualche volta pure fuoristrada. E non sono pochi i turisti che si portano via le conchiglie fossili a ricordo della vacanza ad Alghero. Eppure si tratta di un luogo di notevole interesse naturalistico e che andrebbe tutelato e valorizzato.

Carta del 1721 con indicata (in alto a destra) la Torre della Peschiera

Inoltre questo luogo è interessante anche dal punto di vista storico. Al limitare del tratto di spiaggia fossile, verso Fertilia, una recente mareggiata ha scoperto un tratto di muro, un canale ed un piano in pendenza che si dirige verso il mare. Proprio in questo punto, descrizioni costiere e antiche carte settecentesche mostrano la presenza di una torre detta della Peschiera. E’ probabile che avesse il compito di vigilare sulle importanti attività di pesca della retrostante laguna di Calich. Ma è anche possibile, data la presenza del muro e dei canali, che la torre fosse invece parte dell’antico sistema di movimentazione delle acque marine per approvvigionare le vasche delle retrostanti saline. Forse si trattava non di una torre di guardia, ma di un mulino a vento. Mulino indispensabile per riempire la prima delle vasche evaporanti (la vasca alta) nelle antiche saline. Comunque sia la torre/mulino era già in decadenza nella prima metà del Settecento. In seguito tutta la zona (chiamata Cuguttu) diventerà paludosa e regno della malaria. E le saline, probabilmente molto importanti al tempo dell’insediamento commerciale di età Romana di Porto Conte, verranno dimenticate.

antico muro che l’erosione marina ha reso visibile

Il luogo viene bene descritto dalla scrittrice svedese Amelie Posse Brascova nel suo libro Interludio in Sardegna, ove racconta il suo soggiorno algherese del 1916. In alcune pagine del libro la scrittrice descrive una bianchissima spiaggia (Maria Pia), delle collinette (le dune di sabbia) e un’ampia e retrostante zona paludosa e di acqua stagnante con, sullo sfondo, lontane montagne azzurre.

La spiaggia fossile di Alghero

La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero
La spiaggia fossile di Alghero

Condividi sui social