Alghero 1901, usi e costumi

di Carmelo Murgia

Nel 1901 il quotidiano la Stampa fece conoscere ai suoi lettori moltissime città italiane con opuscoli ricchi di  incisioni e testimonianze, un viaggio nel passato e lo specchio di un’epoca. Qui riportiamo l’articolo originale.

Usi e costumi.

Alghero 1901

Gli Algheresi non vestono costumi speciali. Essi sono di tinta bruna, con belle fattezze, alti, simpatici. Le donne massime hanno splendidi occhî neri, che le rendono, avvenentissime.
La popolazione marinara e la poveraglia, abitano nei sottani, come in tutti i paesi meridionali.
E uso nelle strade remote d’Alghero di tenere fuori la porta dei bassi, un bracere acceso con una graticola, sempre pronta per arrostirvi il pesce, che, con gli erbaggi che vi sono a buon prezzo, costituisce il principale alimento della povera gente.
Della rivalitả fra Sassari ed Alghero, nata nel secolo XV dall’assalto dato a quest’ultima città dai Sassaresi, al servizio del figlio naturale di Amedeo VII, detto il Conte Rosso, che vi perì, rimase fino a
pochi anni fa un ricordo, nella festa popolare, che usavasi celebrare nella sera del 6 maggio, giorno anniversario dell’assalto.
Essa, consisteva nell’abbruciare un fantoccio raffigurante esso Conte Rosso, mentre intorno al falò si cantavano delle strofe, dette cobles, che suonavano disprezzo verso gli assalitori.
Anticamente questa festa patriotica era generale e ad essa prendeva parte la chiesa, non che il comune; poi si ridusse ad una festicciuola popolare.
Le cobles venivano cantate da cori su musica apposite, che ora nessuno più ricorda.
Non sono però dimenticate le cobles, che corrono ancora in bocca al popolino, e che il Toda raccolse nel suo libro El Alguer, già citato. Eccone le prime due, delle undici ch’egli riporta:

Cobles de la conquista dels Francesos
I.
! 0 Visconte de Narbona,
bé haven mala rahó
de vos escalar la terra
del molt Alt Rey de Aragó !
II
Escalat l’haveu sens falta,
mes lo Alguer bé hus ha costat;
los millors homes de armes
los llurs caps hi han deixat
ab molta ballestería
y vergadas ab baldó,
dient: muiran los Francesos
que nos han fet la traició
del molt Alt Rey de Aragó.

Traduzione : O Visconte di Narbona, tu avesti una cattiva ispirazione nel dare la scalata alla terra del gran re di Aragona.
Scalata l’avresti senza dubbio, ma gli Algheresi vi si sono opposti; i loro migliori soldati, coi loro capi provvisti di molta munizione si gettarono su voi al grido di « Muojano i Francesi che ci hanno traditi e con noi il gran re di Aragona ».

Bibliografia: Le cento città d'Italia, supplemento illustrato del SECOLO società editrice Sonzogno. Litalia  fine ottocento storia costumi tradizioni edizioni Edison bologna.
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