Cento anni fa l’epidemia di spagnola

L’Influenza spagnola ad Alghero

Condizioni igieniche e sanità pubblica

di Giovanna Tilocca

Iniziamo ad esaminare un documento molto importante dell’aprile 1919.

Il peggio dell’epidemia di spagnola è ormai alle spalle e il 2 aprile 1919 il sindaco riceve dal sottoprefetto la seguente comunicazione:

«Risultami che l’ufficiale sanitario dott. Pisano ha scritto alla S.V.I. la seguente lettera “Di fronte alle deplorevoli condizioni igieniche dell’abitato di Alghero, potendo essere questo causa di gravi inconvenienti in rapporto alla sanità pubblica, prego la S.V.I. affinché ciò considerando, voglia prendere i più rigorosi provvedimenti:

Intensificare la vigilanza, e la nettezza pubblica aumentando il numero dei carri e del personale adibito a tale servizio.

Proibire assolutamente l’allevamento delle galline in città.

Provvedere a liberare la città dal numero di cani vaganti i quali possono essere causa di contagi di malattie all’uomo: rabbia, tenia, echinococco, cimurro, ecc. Si deve rimettere in onore l’accalappiacani e i bocconi di stricnina.

Proibire rigorosamente, comminando pene severe, il gettito di immondizie, rifiuti e acque luride dalle finestre e dalle porte delle case nella pubblica via.

Raccomandare la massima vigilanza agli agenti municipali i quali, anche quotidianamente dovranno sorvegliare le stalle e i cortili interni delle case che servono spesso da depositi di immondizie e da vivaio alle mosche veicoli di malattie infettive».

Nell’interesse dell’igiene e della salute pubblica prego dare energiche disposizioni perché i provvedimenti consigliati dall’Ufficiale sanitario siano prontamente attuati[1]».

La risposta del sindaco Carmine Dupré[2] non si fa attendere e il 4 marzo egli scrive all’Ufficiale Sanitario:

«Ill.mo Sign. Ufficiale Sanitario

Alghero

Da professore [3] veramente devo dirle che le condizioni attuali dell’igiene della nostra città non sono così deplorevoli com’Ella afferma, tanto è vero che durante il periodo che infieriva l’influenza spagnuola si ebbero a verificare solamente 58 decessi su 12.000 abitanti mentre in Olmedo a 12 Km da Alghero si verificò lo stesso numero di decessi su 600 abitanti presenti.

Lo stesso dicasi delle febbri maltesi che in seguito alla mia ordinanza che vietava la vendita del latte nelle case dei produttori è diminuito di gran lunga il numero dei casi che per il passato infieriva grandemente.

Non mi consta che ci siano attualmente altre malattie, e se ce ne fossero certamente la S.V. ne avrebbe avvisato.

In quanto ai provvedimenti indicatimi per provvedere al miglioramento delle deplorevoli condizioni igieniche della città devo significarle:

che fin dal 22 marzo u.s. i carri adibiti alla nettezza pubblica sono due, e il numero degli spazzini venne portato a cinque e che in seguito a tale provvedimento si è avuto un enorme miglioramento tanto è vero che oggi stesso da persone autorevoli mi son sentito fare i complimenti per la nettezza della città.

Che per provvedere all’allontanamento dall’abitato delle galline, vi osta un decreto deroga tenenziale che per migliorare le condizioni annonarie della popolazione fa obbligo di permettere l’allevamento delle galline nella città.

Sforzi enormi si sono fatti per liberare la città dai cani vaganti e prova ne sia gli acquisti di vari lacci e la riparazione alla carretta adibita al trasporto dei cani, eseguita fin dal dicembre u.s. Non mi è riuscito fino ad ora trovare la persona disposta a fare l’odioso mestiere di accalappiatura. Ora spero che mi sarà possibile in seguito all’imminente licenziamento dalle armi dell’ex-accalappiatore.

Per provvedere al 4° rimedio da lei indicatomi domenica scorsa ho compilato personalmente 100 contravvenzioni riguardanti all’inconveniente da lei lamentato.

Come ben vede già da tempo si è provveduto ai tanti inconvenienti da Lei esposti.

La prego per l’avvenire di essermi largo di consigli in antecipo perché così con la comune cooperazione si potrà ottenere nella maniera più efficace il miglior utile pubblico».

Il tono della risposta appare decisamente piccato dato che il sindaco ritiene di aver adempiuto ai suoi doveri e non accetta di essere ripreso in un settore che, a quanto dice, non ha trascurato affatto. A maggior riprova della sua attenzione per le condizioni igieniche della città porta un dato che per noi è di estremo interesse: su 12 mila abitanti soltanto 58 sono deceduti per l’influenza che ha fatto strage in tante altre località, come ad esempio Olmedo.

[1] ASCAL
[2]  Carmine Dupré fu sindaco dal 1915 al 1920. Dopo di lui Alghero fu amministrata fino al 1930 dal podestà Paolo Enrico.
[3] Non è chiara l’allusione al fatto che il sindaco parla da professore. Forse intende rafforzare le sue parole con la qualifica professionale.

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