La festa di San Giovanni Battista, festa della luce

di Giovanna Tilocca

Fino agli anni sessanta la spiaggia di san Giovanni nella notte tra il 23 e il 24 giugno si affollava di algheresi. La chiesetta di san Giovanni Battista, addobbata e illuminata, rimaneva aperta anche durante la notte  per accogliere i devoti del santo.

Chiesa di san Giovanni (Foto 2011)

Ai lati della strada si snodavano lunghe file di bancarelle che offrivano le loro mercanzie: dolci, bevande, giocattoli, ninnoli, e altro, come accade in tutte le sagre di paese. Dentro la cunetta, dalla parte del mare, si calavano i mendicanti che, sporgendo il busto, allungavano la mano per ricevere una monetina da qualche generoso passante.

Goya, L’albero della cuccagna

L’immancabile albero della cuccagna svettava carico di ogni bendidio, pronto a far scivolare lungo il suo palo i giovani coraggiosi che osavano sfidarlo.

Girotondo attorno al fuoco nella spiaggia di San Giovanni

Con il buio arrivava l’ora dei fuochi e quando le fiamme si abbassavano, erano già pronte le coppie di comari e compari di San Giovanni che, saltando insieme, stabilivano tra loro un sacro legame di comparatico che, secondo quanto dice Grazia Deledda, «è più che la sposa, più che l’amante, più che il fratello, più ancora del figlio. Non c’è che il padre e la madre a superarlo»[1].

Russia, Ivan Kupala, il salto del fuoco

Qualcuno si recava in riva al mare e faceva il bagno o si bagnava i piedi. Non era un gesto spontaneo, ma aveva un significato ben preciso, stratificato nei millenni: era un rito di purificazione con l’acqua. Ad Alghero si diceva “San Giuan lu primè ban” perché quello era il primo bagno che dava il via alla stagione balneare. In San Giovanni si praticava dunque la doppia catarsi con il fuoco e con l’acqua, due elementi fondamentali per la vita che hanno la proprietà di cancellare le impurità.

  Andare alle radici di questa antichissima festa significa ripercorrere millenni di storia alla ricerca di ancestrali emozioni e paure originate da domande alle quali si è tardato a trovare delle risposte. Fin dalla più remota antichità l’uomo si chiedeva come mai il sole, dopo aver seguito il suo percorso nel cielo, improvvisamente si fermava per poi riprendere il suo cammino a ritroso abbreviando sempre più le giornate. Era incomprensibile quel fenomeno osservabile in maniera molto chiara prendendo come punto di riferimento l’ingresso di una grotta o qualsiasi altro punto fisso. Il sole moriva lentamente, si indeboliva sempre più, ed occorreva aiutarlo a vivere, poiché dalla sua luce e dal suo calore dipendeva la vita e si doveva fare di tutto per scongiurarne il declino.

Oggi noi tutti sappiamo che il sole, che il 21 giugno ha toccato il punto più a nord del nostro emisfero e si è fermato per tre giorni (solstizio d’estate), il 24 giugno riprende il percorso ma cambia direzione andando verso sud, ed osserviamo il fenomeno ben sapendo ciò che accade.

Irradiazione solare nel solstizio d’estate quando il Polo Nord è in piena luce.

È estremamente affascinante andare alla scoperta dei tantissimi modi di solennizzare questa festa della luce nel nostro emisfero. La ricorrenza del solstizio d’estate, il giorno più lungo, ha assunto innumerevoli forme nel corso del tempo e finché l’economia si è basata sul lavoro dei campi, i festeggiamenti hanno mantenuto una valenza sacra molto forte. La loro sacralità, sancita in modo decisamente chiaro soprattutto a partire dal periodo neolitico (Stonehenge è l’esempio più famoso), ha custodito i suoi significati anche dopo l’avvento del cristianesimo, quando ha preso le forme della festa di San Giovanni Battista.

Infatti il Cristianesimo, nonostante tutti i tentativi, non è mai riuscito ad abolire la ricorrenza, e si è dovuto rassegnare a mantenerla dandole una veste cristiana. Da notare che San Giovanni Battista è l’unico santo del quale si festeggia la nascita, oltre alla morte (il 29 agosto). L’oblio dell’evento si è avuto nella seconda metà del Novecento, quando un’economia che privilegiava il settore secondario e terziario ha attenuato i nostri legami con la terra e ha dato per scontato che il cibo dovesse arrivare tutti i giorni sulla mensa.

Ma dopo alcuni decenni ecco che il turismo ha riscoperto la festa con i suoi aspetti misteriosi ed arcani. Il salto del fuoco, il comparatico, le corse dei cavalli, il bagno purificatorio hanno perso il loro significato più intimo e profondo di rito sacro e tuttavia coinvolgono ancora. Sembrano giochi, fanno divertire, e forse poco importa conoscerne le origini. Per ultimo aggiungo che la notte tra il 23 e il 24 giugno per i popoli anglosassoni è la notte di mezz’estate, la midsummer. È notte di prodigi perché il nostro mondo entra in comunicazione con altri mondi che sfuggono alla nostra percezione. Nelle ore tra il tramonto e l’alba si può dunque conoscere il futuro e si possono ottenere salute e prosperità partecipando ai vari riti di purificazione. Il “Sogno di una notte di mezz’estate”  di  William Shakespeare si svolge proprio in questa notte magica. Quindi la midsummer  non cade il 15 agosto come pensa qualcuno. Infatti negli ultimi anni i fuochi di ferragosto di Alghero vengono erroneamente definiti di midsummer sui manifesti che li pubblicizzano in città.

Manifesto del 2018
Si continua anno dopo anno, a definire il ferragosto midsummer.

[1]  G. Deledda, Marianna Sirca, Newton Mammut, 1993, pag. 735
Sono inserite immagini tratte dal Web.
Le tante usanze legate a questo evento si trovano nei blog
http://blog.libero.it/GiovanniBattista
http:/algherosangiovanni.blogspot.com
che riportano una ricerca svolta dal Gruppo di Ricerca Tholos nel 2011.
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