Un saluto musicale all’equinozio

La festa dell’equinozio di primavera

Violoncello: Giovanni Macciocu Launeddas: Alessandro Quartu

Ventitrè gradi e mezzo. Lo si impara a scuola che l’asse terrestre è inclinato di ventitrè gradi e mezzo rispetto al piano dell’orbita. E si impara anche che la terra percorre, nel corso di un anno, un’orbita ellittica intorno al sole (lo capì per primo il grande Giovanni Keplero). Le due cose insieme fanno si che sul nostro pianeta i giorni non siano tutti identici uno all’altro e monotonamente uguali, ma che ci sia invece una continua alternanza di quattro stagioni e che la durata del giorno e della notte sia sempre diversa durate il corso dell’anno. Succede cioè, grazie all’inclinazione dell’asse terrestre, che il sole sorga e tramonti sempre in punti diversi nel corso dell’anno. E soltanto in due giorni, ovvero nei due equinozi, il sole sorge esattamente ad oriente (est) e tramonta ad occidente (ovest). In questi due giorni la durata delle ore di luce (12) è ovunque uguale alle ore di buio (12). Superato l’equinozio, nel nostro emisfero, il sole sorge sempre più a nord, fino a raggiungere la massima altezza nel solstizio estivo. Poi ridiscende e raggiunge, sei mesi dopo, il solstizio invernale. Preso un punto di riferimento, è facile identificare le due linee solstiziali. Ed esattamente al centro tra queste due corre la linea dell’equinozio. Di conseguenza, tracciando la linea equinoziale est-ovest, è possibile intersecarla con la sua perpendicolare e quindi trovare esattamente le direzioni nord e sud, ovvero le direzioni dei quattro punti cardinali E’ un sistema semplice e preciso, utilizzato da tante antiche civiltà per orientare i propri monumenti o per spostarsi lungo le rotte marine o carovaniere.

L’equinozio di primavera è anche il momento in cui il cammino apparente del sole, proiettato sulla sfera celeste, supera verso l’alto il piano dell’orbita terrestre. In questo momento dell’anno il sole viaggia nel segno dei pesci, ma questo incrocio è chiamato punto d’ariete (o punto gamma o punto vernale) ed è proprio da questa posizione che gli astronomi iniziano a contare le due coordinate celesti. Coordinate che, come la latitudine e la longitudine sulla superficie della Terra, servono per realizzare precise mappe del cielo e delle stelle. Inoltre, se proiettiamo un raggio di sole, ogni giorno alla stessa ora per un anno sopra una superficie, otteniamo un disegno caratteristico a forma di 8. Si chiama analemma. La sua forma caratteristica è dovuta proprio all’orbita ellittica della terra ed ai ventitrè gradi e mezzo di inclinazione del suo asse.

Sappiamo che in questo giorno inizia la primavera e sappiamo che, almeno nell’emisfero nord, inizia il risveglio della Natura. Ecco perché in numerose culture e religioni l’equinozio di primavera è considerato non solo un punto astronomico fondamentale, ma il momento più importante dell’anno, e spesso anche l’inizio ufficiale dell’anno, ovvero il capodanno.

Così in Mesopotamia nei tempi passati, ed anche ora in Persia o in Afghanistan. Così fino a metà del Settecento, in Inghilterra ed Irlanda. Ed anche in Italia, ad esempio a Pisa e Firenze, si fanno grandi festeggiamenti per il giorno dell’equinozio primaverile. Il giorno centrale della festa è il 25 di marzo, perché viene seguito l’antico calendario giuliano (la riforma del calendario voluta da Giulio Cesare). Mentre il calendario usato nell’Europa occidentale, Italia compresa, è quello gregoriano (dalla riforma del papa Gregorio XIII), ove l’equinozio cade insindacabilmente, per decreto ecclesiastico, il 21 di marzo. L’equinozio di primavera è comunque data importante anche per la chiesa romana, perché è da questo giorno che si calcola (con il primo plenilunio successivo) il giorno della Pasqua.

In realtà il vero equinozio, quello astronomico, è variabile, e per motivi collegati con i movimenti dell’asse terrestre, in questi decenni cade il 20 di marzo.

Le feste per le stagioni hanno antiche origini pagane. Il solstizio estivo (21 giugno) è il momento della luce e dell’estate, ricordato nel calendario cristiano con San Giovanni Battista. L’equinozio d’autunno (23 settembre) è il momento del ringraziamento per i raccolti e soprattutto per la vendemmia. Il solstizio d’inverno (21 dicembre), è il momento in cui il sole, invece di scomparire per sempre, ferma la sua discesa per poi iniziare una lenta risalita. E’ un momento ricordato in tutte le culture e che il calendario cristiano venera con il Natale e con San Giovanni evangelista. Ma la festa è rattristata dall’inverno che avanza, dal freddo, e dal buio che predomina sulla luce.

Mentre l’equinozio di primavera è la festa della Natura che si risveglia, del disgelo delle nevi, dei primi giorni di caldo, dei fiori nei campi e sugli alberi, degli animali che escono dalle tane invernali, delle piante seminate che crescono e promettono un abbondante raccolto. Ecco perché è stato spesso considerato il vero inizio dell’anno.

Da notare che la data del primo di gennaio per il capodanno (almeno nelle culture occidentali) è solo una convenzione, in quanto non è collegata a nessun evento astronomico.

Ma Alghero che c’entra con tutto questo? L’equinozio è certo un fenomeno che riguarda l’intero pianeta, ma ad Alghero avviene un fatto particolare. Casualmente la linea che congiunge la storica torre di Sant’Elmo con il faro di Capo Caccia è un perfetto allineamento equinoziale. Quindi il sole, visto dalla torre in quel giorno, tramonta proprio dietro al faro di Capo Caccia. Ulteriore valore aggiunto ai già bellissimi tramonti che si vedono dal centro storico. L’allineamento è preciso, anche se casuale, in quanto i due monumenti hanno storie molto diverse. La torre, importante militarmente perché controllava l’accesso alle banchine di approdo, risale probabilmente al Trecento. E’ l’unica che si è conservata insieme agli attigui camminamenti ed è l’unica su cui si possa liberamente salire sulla terrazza. E’ dedicata a Sant’Elmo o Sant’Erasmo, patrono di naviganti e marinai, e di cui si celebrava il culto anche presso la Grotta Verde a Capo Caccia. Molto più recente, l’attuale edificio del faro di Capo Caccia è stato costruito dal Regio Genio Civile nel 1864, sopra un più piccolo faro preesistente. Con i suoi 186 metri (altezza della lampada sul livello del mare) è il faro a picco sul mare più alto d’Italia, ed è anche uno dei pochi, in Sardegna, ancora abitato dal farista.

Allineamento perciò tutto particolare e che l’Associazione Storie di Alghero ha voluto celebrare con un tramonto in musica. Presso la torre di Sant’Elmo hanno salutato il tramonto, sull’allineamento equinoziale, Giovanni Macciocu (violoncello) ed Alessandro Quartu (launeddas).

Giovanni Macciocu, si è diplomato presso il conservatorio di Frosinone nel 1986. Violoncellista e compositore, ha partecipato a numerosi concerti e festival nazionali ed internazionali.

Alessandro Quartu, allievo della Squoladellarte, si occupa a 360° di cultura e musica. Esperto nella fabbricazione artigianale di strumenti a fiato in legno, suona vari tipi di flauti e launeddas.

Un doveroso ringraziamento a Carmelo Murgia ed a Romano Marcias (RM Management) per l’assistenza tecnica.

Roberto Barbieri

Galleria fotografica di Carmelo Murgia

Saluto musicale all’equinozio

Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio
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Saluto musicale all’equinozio
Saluto musicale all’equinozio

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