Una Meravigliosa Avventura

di Giuseppe Sini

Ogni esperienza va contestualizzata e dobbiamo ricordare che quelli erano gli anni sessanta, tempo di rivoluzione per tutti.

L’idea di questa impresa nasce dalla passione per l’avventura e la bicicletta. Volevamo cimentarci con noi stessi, scoprire i nostri limiti e soprattutto gioire della nostra età.

I capi non erano favorevoli e disobbedire a loro era una sfida, d’altronde loro non se la sentivano di prendersi questa responsabilità.

Ciò accadeva prima del convegno di Caserta (ASCI), dove la figura del capo fu messa in discussione e si ribadiva la centralità educativa che doveva avere il ragazzo e la smitizzazione della figura del capo.*

Chi ebbe l’idea di partecipare al Rally fu Tore coadiuvato dal mio entusiasmo.

Ci siamo messi subito all’opera ma, immediatamente, sono emersi i primi ostacoli: le famiglie dei nostri squadriglieri misero il divieto nonostante le nostre insistenze. Cosicché ripiegammo su un gruppetto di altri amici: Nunzio che era il csq della Pantera, Carlo csq dell’Aquila e Enzo il suo vice csq. Ci preparammo atleticamente come ognuno poteva e andammo a lavorare tutta l’estate per autofinanziarci. Infine riuscimmo a partire e così accompagnati dall’entusiasmo degli altri amici del nostro riparto partimmo per vivere l’avventura che segnerà il nostro sentiero scout.

*“Il Capo, nel convegno a Caserta dei Capi Riparto subisce un piccolo ridimensionamento, vi è il passaggio della figura da Capo-eroe a Capo animatore, suggeritore, fallibile e criticabile anche da parte dei ragazzi.”
Relazione giornaliera del percorso di avvicinamento per Peschiera del Garda dove si parteciperà al “Rally ciclistico del Garda”

17/09/1968 Alghero – Porto Torres

Siamo partiti da Alghero dopo aver salutato tutti alle 15:10 e arrivati a Porto Torres dopo 40 km di strada alle 17:05. L’andatura all’inizio era calma ma dopo che i muscoli sono entrati in carburazione, sono stato io il primo a fare accelerare l’andatura. Una volta arrivati a Porto Torres ci siamo imbarcati sulla nave traghetto “Canguro Verde” dove abbiamo trascorso tutta la notte ansiosi di arrivare a Genova.

Inizio val Trebbia

18 / 09 / 1968 Genova – Piacenza

Partenza 10:30. Una volta arrivati a Genova siamo sbarcati e siamo andati a guardare la “Raffaello”. Per uscire da Genova abbiamo impiegato un’ora e quindici minuti. Il tempo era discreto ma la strada era una salita continua (stavamo valicando gli Appennini). Ogni tanto si staccava dal gruppo Enzo ed eravamo costretti a rallentare l’andatura. Dopo lunga e penosa malattia siamo arrivati a Torriglia (termina la salita) dove abbiamo pranzato.

Sin qui abbiamo trovato un paesaggio meraviglioso, gli Appennini che costeggiavano la strada brulicavano di verde erano un favoloso spettacolo, ogni cento metri una casa e così sino a Piacenza. Ripartiti alle 15:00 da Torriglia con il tempo che ormai si capovolgeva iniziava- mo a indossare i maglioni e dopo ecco venir giù un bel po’ d’acqua. Costretti a fermarci ci siamo riparati in una capanna dove dei contadini ci hanno ospitato. Dopo aver parlato della nostra impresa gli abbiamo parlato della nostra terra la Sardegna. Terminato di piovere abbiamo ripreso a tutta birra sino a Montebruno. Sinora il solo guasto meccanico, che sia capitato, era una vite spanata del mio portabagagli. Tutto procedeva bene sino al comune di Brugnatella dove ha ripreso a piovere per la seconda volta. Riprendevamo la strada dopo aver merendato con un panino imbottito a testa. A Marsaglia, nei pressi di Bobbio, dopo un mio allungo in galleria riuscivo a staccarmi di un paio di metri, Nunzio si fermava: era scoppiato un tubolare e dopo averlo cambiato siamo ripartiti, ma a causa dell’acqua si scucì il tubolare e scoppiò. Costretti a fermarci a Bobbio compram- mo un tubolare da un ex ciclista che ora faceva il meccanico. Si è parlato di ciclismo e della nostra impresa. Era sera e il cielo si oscurava quando ci mettemmo in cammino per Piacenza, la strada era molto pianeggiante, non abbiamo potuto osservare il paesaggio perché ormai era giunta la notte. Siamo arrivati a Piacenza alle 21:15.

Bicicletta di Tore

19/09/1968 Piacenza – Cremona – Mantova

Stazione ferroviaria di Piacenza

Siamo partiti da Piacenza alle 10:15 dopo aver pernottato dai frati Cappuccini che gentilmente ci hanno offerto la colazione. Li abbiamo salutati e ringraziati.

Ormai tutte le difficoltà peggiori erano superate, il tempo era favorevole e così siamo arrivati a Cremona con una certa facilità. Siccome io e Tore ci siamo fermati per girare un pezzo di film quando siamo arrivati all’entrata di Cremona abbiamo incontrato Nunzio e Carlo che ci hanno detto che Enzo era passato avanti sotto il loro suggerimento. Dunque io e Tore abbiamo deciso di sostare un po’ a Cremona per fare la spesa e abbiamo creduto opportuno scrivere ai genitori. Dopo siamo ripartiti all’inseguimento di Enzo il quale si era molto avvantaggiato cosicché abbiamo dovuto correre per un bel po’ a tutta birra. Finalmente dopo una mezz’ora abbiamo ritrovato, in una borgata, Enzo che ci attendeva. Siccome erano le 14:00 abbiamo pranzato nel cortile di una casa che ci sembrava abbandonata. Stavamo per partire quando una signorina si è affaccia- ta e noi le abbiamo chiesto delle informazioni. Siamo stati un quarto d’ora parlando e dopo siamo partiti per Mantova dove siamo arrivati alle 17:20. Questa strada era molto meno faticosa della prima.

In città ci siamo dati alla ricerca di qualche scout che non si sono fatti aspettare molto. Una volta trovati ci hanno condotto nella loro sede: Mantova 2. Abbiamo dovuto aspettare un po’ perché era chiusa (la sede). Non hanno trovato le chiavi cosicché abbiamo dovuto forzare la porta. Entrati dentro abbiamo visitato la sede e in seguito un rover con il quale siamo usciti per visitare la città, ma non ci siamo riusciti per il semplice motivo che ci siamo messi a discutere del Rally e di tante altre cose e così addio visita alla città (questo tipo era un appassionato della bici). Mentre stavamo discutendo abbiamo incontrato altri ex scout (Aldo e Marco) con i quali abbiamo continuato a discutere. Terminata la discussio- ne siamo entrati in un tabacchino e abbiamo scritto a casa. Ci siamo comprati dolci e gelati mentre in una pizzeria abbiamo gustato le pizze e bevuto. Avevamo appena terminato quando è venuto Marco invitandoci ad andare a casa sua per assaggiare un po’ del buon vino della zona e i vari salumi. Abbiamo accettato volentieri, quindi siamo andati a casa sua dove non solo abbiamo mangiato e bevuto ma abbiamo ascoltato vari dischi di ogni epoca tra i quali scout. Terminata la cena siamo andati a visitare Mantova, erano le 23 quando abbiamo visto il favoloso castello di san Giorgio, la cattedrale e la piazza comunale, il lago superiore e altri monumenti (vedi foto) dopo siamo rientrati in sede abbiamo letto il Vangelo e siamo andati a nanna.

Mantova Piazza Sordello
Mantova Castello San Giorgio
Mantova Duomo di San Pietro
Numero di registrazione bicicletta di Giuseppe

20/09/1968 Mantova – Verona – Peschiera

Stamattina ci siamo alzati alle 08:00, abbiamo fatto colazione in un bar e dopo aver fatto un paio di foto alla città e a noi, siamo partiti alle 10:30. Stavamo uscendo dalla città quando Nunzio e Enzo si sono tamponati a vicenda, niente di grave solo delle sbucciature al ginocchio e al gomito. Si continuava a camminare, questa volta si cantava più degli altri giorni (N.B. non l’ho accennato nei giorni precedenti). Oggi l’andatura era abbastanza elevata perché era tutto pianura. Infatti siamo arrivati a Verona alle 11:45.

La prima cosa che abbiamo fatto è stato quella di comperare il pane e scrivere a casa delle stupende cartoline. Fatto ciò siamo andati a visitare la città (vedi foto e souvenir). La prima meta l’anfiteatro romano dove abbiamo pagato £100 a cranio per entrare. Una volta all’interno abbiamo scattato foto e girato un film dove abbiamo fatto gli interpreti dei gladiatori e dei leoni.

Dopo abbiamo visitato tutto l’intero anfiteatro poi abbiamo proseguito per il Castel vecchio, la chiesa di san Zeno, la piazza dei Signori e altre chiese e parti della città. Dopo aver visitato le parti più interessanti di Verona siamo usciti fuori città per pranzare e riposare un po’.

Dopo una mezz’ora siamo ripartiti per Peschiera. Lungo il percorso abbiamo incontrato degli scout di Bassano del Grappa con i quali abbiamo pernottato nel camping Butterfly. In questo camping ci siamo trovati a nostro agio anche perché abbiamo dormito in un letto (vedi foto). Qui abbiamo incontrato altri scout con i quali abbiamo scambiato qualche parola.

Verona L’Arena

Giuseppe Con la sua bici

Peschiera del Garda Camping Butterfly

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R a l l y C i c l i s t i c o d e l G a r d a

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Il tempo non era bello, cielo coperto; ci siamo alzati alle 8:30 e con calma ci siamo fatti la doccia e tutto il resto della pulizia e dopo abbiamo preparato la colazione. Terminato tutto ci siamo messi in tenuta sportiva e abbiamo percorso 18 km per scioglierci i muscoli (c’è stato un malinteso fra me e Nunzio) in località Sirmione. Rientra- ti da questo giro abbiamo mangiato e ci siamo preparati. Quindi ci siamo recati al palazzo comunale di Peschiera dove abbiamo incontrato altri scout che appena ci hanno visto, come si fa con dei fratelli sono venuti a salutarci e come era prevedibile hanno iniziato a fare le solite domande mostrando meraviglia quando hanno saputo che eravamo Sardi (di Alghero): “come avete fatto tutto il percorso? Vi è andata bene? E il tempo? Etc. etc.”. Fra questi scout si sono dimostrati più cordiali quelli del Mantova 1, Milano 10 e Bassano del Grappa ed altri che non ricordo.

Arco (TN) Momenti al camping

Una volta fatte le presentazioni e le domande, tutti i presenti hanno iniziato a chiederci il fazzolettone, in poche parole erano interessati a fare degli scambi di distintivi. Abbiamo accettato a condizione di farlo ad Arco. Superata questa confusione ci siamo avvicinati al sindaco di Peschiera che ha consegnato a tutti noi il numero di partecipazione. Una volta sistemato gli zaini nei portabagagli, assistemmo ad un discorso del sindaco che ci raccomandava di pedalare sulla strada verso Arco incolonnandoci massimo a coppie e infine ci ha mostrato una bellissima coppa. Scortati da due staffette della polizia stradale ci avviammo. Durante questo percorso ci siamo sparpagliati per poter scambiare le nostre esperienze e discutere di vari argomenti. Ogni tanto c’era qualcuno che voleva fare lo scemo sorpassando gli altri inscenando una fuga per poi finire in cunetta. Ciò creava disordine perché veniva inseguito dagli altri, potete immaginare che baraonda. E così continuammo sino a Torbole dove ci siamo fermati per compilare un foglietto che ci aveva consegnato un rover in servizio. Ripartiti alla volta di Nago dove dovevamo incontrarci con i compagni scout che sopraggiungevano da Salò. Di qua l’unico scout del GEI che era venuto insieme a noi da Peschiera fece una fuga nella quale i più immediati inseguitori siamo stati io e Tore. Questo provocò disordine, ma era tanta la contentezza di essere arrivati e di stare con tanti altri scout che fu per tutti una simulazione continua di gara ciclistica. Arrivati ad Arco la cittadinanza ci accolse con uno scrosciante applauso. Una volta consegnati i moduli al prof. Bolognani, l’organiz- zatore di tutto, mi guardai intorno: il paesaggio, le persone e tutto ciò che era presente pensavo: “quanto è meraviglioso vedersi riuniti come una grande famiglia, non mi sembrava vero”. Per primo abbiamo portato le bici al camping dove avremmo dormito. Siccome si faceva tardi il gruppo organizzatore provvedeva a dividere i partecipanti in tanti gruppi perché si doveva andare a cenare.

Così fissato un orario (non ricordo bene) per ritrovarci dopo, andam- mo a mangiare chi in ristorante, chi in albergo e altri nelle famiglie degli scout di Arco. Io ero con uno scout del Milano 10, Mantova, Bolzano e un altro gruppo che non ricordo. Dopo cena ci ritrovammo al ricevimento offerto dal comune nella sala degli Specchi. Abbiamo gustato un po’ di vino locale e dei dolci insieme al mio amico di Mantova stavamo, e stuzzicando delle guide. Dopo una piccola pausa siamo andati a vedere la mostra e a conclusione di tutto abbiamo partecipato al fuoco di campo che è stato molto animato da danze folcloristiche e canti scout. Per concludere la giornata siamo andati in giro per la città cantando a squarciagola tante canzoni scout e di musica leggera accompagnati da danze. Arrivati al camping, una volta sistemati i giacigli nella tenda ci siamo messi in tuta e siamo andati nelle altre tende a piedi scalzi, nonostante l’umido, a barattare qualche fazzolettone per una bottiglia di vino e distintivi. Cosicché abbiamo fatto un po’ di chiasso e siamo andati a dormire.

Arco (TN) Particolare “Gioco Notturno” Arco d’Oro

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Arco (TN) Percorso dell’amicizia

Il tempo era bello, in lontananza si vedevano banchi di nuvole bianche e un po’ di foschia che ricopriva il paesaggio circostante. Erano le sette quando ci siamo svegliati, per prima cosa abbiamo fatto un po’ di ginnastica all’aria aperta e poi la toilette, in quel po’ di tempo che ci restava libero ne approfittammo per farci lo zaino. Alle otto precise eravamo sul piazzale della cattedrale tutti in sella alle proprie bici aspettando il via per il percorso dell’amicizia. Come avevo previsto qualcuno si sarebbe fatto male in quanto molti ingaggiavano delle sfide a rincorrersi creando vuoti nella grande scia di persone incolonnate e finendo addosso a qualcuno, fortunatamente senza farsi molto male. Terminato il percorso ascoltammo la santa Messa, al termine andai veloce dal fotografo per acquistare un rullino a colori per fare le fotografie durante la premiazione.

Arco (TN) Percorso dell’amicizia

Recatomi in compagnia di altri scout difronte alla sala degli Specchi assistemmo alla cerimonia dell’alzabandiera. Manifestavo assieme alla mia gioia un po’ di tristezza perché tutto ormai stava per finire. Infine un po’ dubbiosi andammo al salone municipale per assistere alla premiazione. La sala era molto grande, le persone numerose, i posti a sedere non erano sufficienti, ma noi grazie agli amici di Mantova trovammo un posto accanto a loro nelle ultime file. Ed ecco l’inizio della premiazione, l’atmosfera è tesa, tutti sono ansiosi di sapere l’esito finale, ed ecco che la voce del prof. Bolognani rompe un po’ quella tensione pronunciando un piccolo discorso dove ringraziava tutti: dai partecipanti agli organizzatori e tutti quelli che avevano contribuito a quella magnifica e grandiosa manife- stazione. Presentate le varie personalità vengono premiati i vincitori dell’ “Olivo d’oro” e “Arco d’oro” e tanti altri premi di cui non ricordo bene la motivazione. La cerimonia volgeva al termine il nome tanto atteso di Alghero non veniva pronunciato, ma nonostante ciò l’emozione regnava in noi. Infatti come nelle competizioni sportive anche qua i primi, o meglio i vincitori venivano nominati per ultimi, ed ascoltare la frase tanto attesa: “Gli scout di Alghero salgano sul palco”.

Arco (TN) I vincitori del trofeo “1° Rally ciclistico scout del Garda”

Il momento tanto atteso era giunto, tanto eravamo contenti che stavamo per piangere di gioia. I vincitori del trofeo Rally eravamo noi: Fummo accolti da tanti applausi e felicita- zioni da parte di tutti strette di mano, flash e così via. Infine come congedo generale fu intonato il canto dell’addio e poi insieme agli altri scattammo le foto.

Arco (TN) La squadriglia dopo la premiazione (fotogramma)

Tutto ormai era terminato e andato a pranzare salutai i nuovi compagni con un arrivederci e così con tutte le persone che incontravamo. Dopo pranzo ritornai al camping e ultimato di fare lo zaino partimmo alla volta di Peschiera. Erano le 15:00 il viaggio di ritorno iniziava. Anche gli altri scout erano già sulla via di ritorno. Lungo il percorso, come abbiamo fatto alla partenza e nelle tappe precedenti cantavamo a squarciagola ed ora ne avevamo bisogno perché il nostro entusiasmo era tanto grande che occorreva una via di sfogo e noi da veri scout cantammo. Arrivati a Torbole accade l’imprevisto: Tore aveva bucato da un bel po’ e non se ne era accorto. Siccome aveva i tubolari e non si poteva pezzare lì decidemmo di escogitare questo metodo perché ancora dovevamo fare 40 km. Io oltre al mio zaino dovetti prendere quello di Tore e portarlo sulle spalle mentre lui doveva correre in bicicletta a scatti e quando si sarebbe sgonfiata la ruota doveva rigonfiarla. Purtroppo questo lavoro l’ha dovuto fare parecchie volte (187 volte). Nel mentre io e Nunzio, Carlo ed Enzo dovevamo arrivare a Peschiera. Arrivati uno di noi doveva ritornare indietro a cercare Tore e dargli il tubolare della ruota di Nunzio. Purtroppo quando siamo arrivati nessuno se la sentiva di ritornare indietro, allora chiedemmo il favore al commissario di Mantova che ci rispose in maniera negativa in quanto c’era molto traffico e siccome il tempo stringeva e Mantova era lontana e doveva portare i ragazzi entro la sera a casa perché non avevano tende. Allora preso il tubolare montai in sella per portarlo a Tore. Lo trovai nei pressi di Lazise affaticato, però continuava a pedalare. Per montare il tubolare si trovavano molte difficoltà, per non perdere tempo, Tore salì sulla mia bici ed io mi sedetti sul portabagagli trainando la sua bici sino a Peschiera. Appena siamo arrivati volevamo farci l’unica foto rimasta come testimonianza della stanchezza in quel momento. Purtroppo quando abbiamo sviluppato il negativo è risultato tutto nero. Il sole stava per tramontare quando ci siamo recati alla stazione ferroviaria di Peschiera. Una volta chiesto l’orario del treno in attesa di partire siamo andati a cenare nel ristorante che c’era là, poi scrivemmo a casa annunciando il nostro arrivo per il giorno 24 verso le 12:00. Fatti i biglietti attendemmo un po’ poi partimmo alla volta di Brescia e Milano. Il treno era affollatissimo e rimanemmo in piedi sino a Milano. Qui siamo scesi per attendere la coincidenza per Genova. Erano le 23:00 e noi eravamo stanchi e a dir la verità avevamo un po’ di appetito così presi gli zaini abbiamo frugato per vedere se era avanzato qualcosa. Trovati dei panini con della crema abbiamo fatto un piccolo spuntino. Poi abbiamo lasciato gli zaini e siamo andati a fare un piccolo giro per la stazione centrale e fuori. Abbiamo scritto a casa e poi verso l’una abbiamo preso il treno che ci portava a Genova.

Arco (TN) Foto di gruppo

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Per tutto il viaggio abbiamo dormito. Siamo arrivati alla stazione di Porta Principe alle 5:30, siamo entrati nel bar per fare una piccola colazione, poi riprese le biciclette siamo andati in giro per la città che ancora dormiva. Tra i luoghi che abbiamo visto mi è rimasto impresso il porto molto grande e sempre trafficato da navi di ogni tipo e di ogni nazione. Verso le 7:00 siamo andati a trovare lo zio di Nunzio che abitava in via San Bartolomeo del Fossato, però non facciamoci ingannare dal nome perché l’abbiamo trovato in cima a Genova dopo una lunga e faticosa salita (ore 10:00). Scesi giù al porto ci siamo divisi in due gruppi: Nunzio, Enzo e Carlo andavano a fare i biglietti e io e Tore rimanevamo al porto attendendo loro. Durante questa attesa abbiamo fatto un giro istruttivo per tutto il porto (a piedi). Verso mezzogiorno ci siamo incontrati nel punto prefissato. Andati in un ristorante abbiamo pranzato abbondantemente, dopo siamo andati giù al porto per fare una piccola siesta. Verso le 17:00 in un bar ci siamo rinfrescati con delle bibite e gelati. Insieme agli altri abbiamo fatto un giro per il porto e alle 19:00 ci siamo recati nella banchina dov’era ancorata la motonave “Arborea”. Una volta imbarcati non potevamo riscendere a terra perciò abbiamo pensato di dare uno sguardo alla nave e assistevamo alle operazioni di imbarco delle auto. La notte abbiamo cenato in ristorante e dopo siamo andati a dormire.

24 / 09 / 1968 Porto Torres – Alghero

Distintivi di Giuseppe

La giornata era bella. Saliti sul ponte abbiamo assistito alle operazioni di sbarco e infine siamo sbarcati noi. L’esperienza del Rally si era conclusa col nostro arrivo ad Alghero.

Particolari del trofeo 1° Rally ciclistico scout del Garda (Archivio AGESCI Alghero 1)

Giuseppe

A conclusione della trascrizione del mio diario ho ritenuto necessario che i miei compagni di avventura dessero una loro testimonianza sull’esperienza vissuta insieme cinquant’anni fa. Come potrete constatare ognuno di loro ha espresso in piena libertà il suo “sentire”. Possano queste testimonianze essere da stimolo per tutti i ragazzi che niente è impossibile.

Giuseppe Sini

Tore
“ Due colpi di pedale e …siamo a Trento. Anzi ad Arco di Trento!”

Tratterò di una folle avventura, a 50 anni di distanza, meglio direi di una grande “impresa” di cinque scout che partendo in bici da Alghero conquistano in vista delle Dolomiti l’ambito trofeo del I° Rally Ciclistico Scout del Garda: correva il mese di settembre del 1968, famoso e ormai quasi rimosso anno della contestazione giovanile europea! Probabilmente nel forsennato e continuo ritmo delle pedalate non ci rendemmo conto, o in sella lungo i chilometri, dimenticammo per un poco, che nelle piazze di Parigi era nata una vera rivoluzione epocale fatta da studenti dei licei e come in Italia già affiorassero i segni di una nuova consapevolezza che ci avrebbe portato lontano, proprio come ci condusse in quei giorni il gusto di raggiungere una grande meta, solo forse immaginata nella testa di noi ragazzi.

I nostri capi, è vero, ci avevano a lungo insegnato a mirare e raggiungere sempre tappe significative del nostro sentiero e noi credevamo importante il meritare tanta fiducia: così giovani, con poco, senza mezzi di comunicazione se non un brevissimo gettone telefonico ed una rara cartolina postale da imbucare per raccontare in casa che sani e salvi avevamo passato il mare, scalato gli appennini tra Genova e Piacenza, poi pedalato giù lungo la val Trebbia, ed ancora visitato Cremona, Mantova, Verona fino a Peschiera sul lago di Garda. Così i Cervi del Riparto Alghero I°, attraversano con biciclette, vintage diremo oggi, dopo ore di scalata, sotto una pioggia torrenziale, i monti che separano il Tirreno dalla pianura Padana e concludono la signifi- cativa prima grande Tappa di 145 Km, dopo una mitica sosta per noie meccaniche nel centro di Bobbio. La cronaca potrebbe raccontare nicchie segrete, quanto preziose del viaggio ma ricordo chiaramente che sempre assieme, uniti abbiamo viaggiato senza mai dubitare che dopo una grande fatica, saremo stati ripagati alla grande!

Eravamo si direbbe un team compatto, motivato e dotato di quel pizzico di incoscienza che rende una avventura cosa possibile: dalla Sardegna al Trentino, lungo le statali storiche, al tempo della costru- zione del primo tracciato dell’Autostrada del Sole, accompagnati da un paesaggio indimenticabile fatto di alberature, grandi distese coltivate e maestosi casali e fattorie.

Salvarani era al tempo il nome sognato delle cucine componibili delle nuove abitazioni come le maglie dei famosi ciclisti, Faema, Gaggia le prime macchine da caffè, San Pellegrino l’aranciata delle nostre calde estati. Vittorio Adorni vinceva in quell’anno ad Imola il campionato mondiale di ciclismo su strada. E noi?

Correvamo lungo il percorso sempre in compagnia di camion numerosi, sempre al fianco e ciò ci rendeva guardinghi ed oculati come si dovrebbe e… forse per le fervide preci del nostro Padre Simone, tutto filò liscio e sereno almeno nel ricordo che oggi si ravviva dopo mezzo secolo.

Quasi avessimo predisposto e preparato il tutto, dopo mesi di puntigliosi allenamenti, con quell’ingrediente che credo sia ascrivibile alla categoria che in Città, se mi passate il termine, appartiene al mondo de “les coses de maccus” che tuttavia serbano per loro stessa natura, la prerogativa di contagiare e coinvolgere tutti sin dal primo acchito.

Allora a rivedere i fatti, dopo una prima, veloce lettura del Giornalino “L’Esploratore” che in primavera annunciava il Rally, direi che per noi era già cosa fatta partire e vincere questa nuova “classica” del ciclismo giovanile in forma di Rally che si concludeva lungo le bellissime strade a bordo del Lago di Garda: al tempo azzurro e misurato nei borghi attraversati dopo un percorso di avvicinamento al Garda differente per ogni squadriglia partita dalle tante località della penisola per raggiungere infine Arco di Trento.

Più arduo del tragitto fu sicuramente convincere i Capi della sensa- tezza del nostro disegno ora che mi sovviene una visita in un afoso pomeriggio estivo del Capo Riparto e dell’Assistente per un colloquio riservato con mia madre meravigliata ed apprensiva come tutte le mogli dei naviganti ma sempre e comunque disponibile quanto affidata al fato ed alle protezioni più alte in viaggi di tale periglio ed arditezza.

L’incontro andò bene e credo si ripeté positivamente anche nelle case di Giuseppe, Nunzio, Carlo ed Enzo: compagni di pedale ed oggi preziosi testimoni della comune avventura. Con l’OK generale si poteva finalmente imbarcare sul traghetto da Porto Torres verso il Continente quasi emigrati solo per un viaggio, al tempo che invece il partire verso il nord in cerca di lavoro sulle stesse navi, in terza classe, rappresentava cosa seria, alla ricerca di una occupazione nelle aree industriali del nord.

Sicuramente, per tornare ai fatti, a ben vedere ritengo oggi che da subito risultammo ai più capaci quanto intraprendenti al punto da ottenere persino una modesta sponsorizzazione che ci consentì qualche lusso extra!

Occorreva differenziare infatti la dieta e gratificarci dopo un numero spropositato di cotognate Cirio e minestre Knorr velocemente consumate in pranzi lungo cunette o slarghi stradali: e fu così grazie al budget offerto dai nostri provvidenziali benefattori.

I pernottamenti, poi, tutti a costo zero, necessari quanto di fortuna, in assenza di tutto ciò che oggi offre il mondo variegato dell’accoglienza, furono veramente un’impresa e dal buio del ricordo riaffiora un colloquio con i Carabinieri di Piacenza… alla ricerca di un riparo per la nostra prima notte continentale. Al risveglio, dopo una ricca colazio- ne, la vista di un giardino, poi, con incantevoli ortensie coloratissime, peraltro sconosciute al nostro ambiente: eravamo davvero arrivati in Continente.

In un capiente zaino militare, legato perfettamente sopra una agilissima Bianchi da corsa, per una indomita passione per l’immagi- ne ed il reportage, gelosamente custodivo una cinepresa “Bell &Howell” 8 mm e dai fotogrammi recuperati, ormai quasi da Istituto Luce, riaffiorano il Castello di San Giorgio a Mantova, le strade della padana agricola, i gradoni dell’Arena di Verona e noi cinque giovanis- simi attori di in un viaggio ormai d’altri tempi.

I modi, il ritmo, la stessa lentezza del viaggio, la formula, i mezzi finanziari scarsissimi e comunque misurati, la concezione stessa del Progetto, appartengono in definitiva alla cultura dell’avventura e della stessa formazione scout, ma per trasposizione oserei dire quasi ad alcuni dei connotati sessantottini se è vero che in questo anno, solo per un regalo del calendario, pari tempo ne celebriamo il cinquantennio.

Un’impresa nostalgica diremmo da vecchi scout, ma sicuramente in primo luogo un messaggio vivo ed attualissimo in senso lato per i giovani del nuovo tempo, se non anche una narrazione di un viaggio concepito nel segno di un metodo educativo e di vita che oggi pare sempre più necessario ed attuale anche nei differenti ritmi di questa epoca.

Non avevamo a ripensarci altra formula magica per socializzare se non l’incontro vero tra ragazzi: nel quartiere, nella città, nei bivacchi, nei campi estivi ed in forma straordinaria quella volta fu lungo le strade del Rally del Garda.

G.Tore Frulio

Nunzio
“Che emozione”

Che emozione rivedersi dopo tanti anni (50) nelle immagini di quella che fu per quel tempo e per le nostre abitudini. Ripensandoci compimmo una vera impresa anche perché andammo al rally del Garda contro il parere di tutti, ma furono delle giornate splendide ed anche se con grande sacrificio è stata una esperienza indimenticabile.

A distanza di tanti anni penso che quella esperienza insieme a tutto il percorso scout mi abbiano poi guidato nel resto della mia vita, infatti dopo la scuola ed il servizio militare ho iniziato la mia vita lavorativa presso una grande impresa chimica e purtroppo per via degli orari di lavoro ho pian piano lasciato l’impegno scout, però ero sempre pressato dal bisogno di un minimo di impegno sociale e alla prima occasione intrapresi servizio nel sindacato di Fabbrica. Con il passare degli anni entrai anche a far parte dell’A V I S perché mi toccava molto la carenza di sangue (endemica) della Sardegna e quindi oltre a donarlo ancora oggi mi adopero per reclutare nuovi donatori. Andando avanti negli anni dopo aver messo su famiglia non appena i figli hanno iniziato a frequentare gli amichetti del quartiere, per non lasciarli per strada, insieme ad altri genitori decidemmo di costituire una società sportiva di baseball e naturalmente mi ci buttai a capofitto, prima come presidente e poi (dopo la giusta formazione) come allenatore ed altro. Ancora oggi anche se i figli ormai sono grandi, continuo l’impegno e con l’A V I S e con il baseball. Nel rivedere oggi le immagini del rally del Garda del 1968 e riassumendo in breve gli ultimi 50 anni della mia vita, penso che l’evolversi dei fatti, oltre all’affetto dei miei cari famigliari, sia da attribuire all’impronta lasciata dallo scoutismo, bello sarebbe ritrovarsi tutti insieme per festeggiare il 50° anniversario.

Nunzio Floris

 

Carlo
Cinquant’anni dopo

Si cinquanta anni sono passati… Cinquant’anni che è rimasto a noi di quella avventura… “IL RALLY DEL GARDA”? Devo confessare che rivedere insieme quelle immagini montate da Giuseppe in una sala gremita di persone mi ha creato una certa emozione, riportandomi indietro nel tempo e rivivendo per un attimo le stesse sensazioni quando ad Arco siamo saliti sul palco del teatro per ritirare il premio, tra gli applausi e i complimenti di un nutrito numero di scout presenti per l’occasione.

I ricordi e gli episodi sono tanti descriverli tutti è lungo e non basta un libro per raccontarli tutti (forse un giorno lo scriveremo a cinque mani) sì le cinque mani di cinque incoscienti… parlo di incoscienti perché al giorno d’oggi pensare quello che abbiamo fatto con i mezzi e la poca preparazione di quel periodo (certo non con biciclette perfor- manti come ora e senza i telefonini per comunicare eventuali bisogni). Ma eravamo scout e nello spirito lo siamo ancora.

Appunto che ne è rimasto di noi ora? Tore è un architetto affermato, in pensione si occupa di conferenze nel territorio. Giuseppe e Nunzio pensionati ed ex impiegati dell’industria chimica con incarichi importanti ma ancora impegnati nel sociale: Giuseppe è ancora in AGESCI, Nunzio nello sport e nell’associazione AVIS, Enzo il più giovane lavora come tecnico radiologo, e io… io forse ancora il più incosciente cosciente. Raccontare la mia vita non basta un romanzo, dopo essere stato per anni nello scoutismo da lupetto ad Akela ho fatto mille lavori tra cui una lunga parentesi all’estero (13 anni nella scuola italiana a Casablanca in Marocco), attualmente ancora inse- gnante di artistica nella scuola media con la passione della vela, della bici, delle escursioni, dell’arte e dell’avventura… e che a 65 anni provo ancora emozioni come un vecchio bambino.

Carlo Pietro Solinas

Arco (TN) Partenza percorso dell’amicizia
Enzo
“Aiò mouta”

Sollecitato da Giuseppe, provo ad esprimere delle considerazioni sull’esperienza che abbiamo fatto nel settembre del 1968 parteci- pando al Rally ciclistico scout del Garda. Naturalmente il mondo era un’altra cosa, noi eravamo dei ragazzini fisicamente leggeri e sognanti nella mente, senza grandi esigenze e con pensieri economici ridotti all’essenziale. Ma, nonostante la nostra evidente fragilità, siamo riusciti a fare un progetto collettivo, a prepararci e poi portarlo a termine. È la dimostrazione che se c’è passione un traguardo condiviso, senza troppi individualismi, la possibilità di raggiungerlo è notevole.

Ancora oggi, quando mi si presenta una difficoltà penso a quell’espe- rienza e mi dispongo mentalmente ad una pedalata alla volta e poi ancora un’altra come quando, affaticato, trovavo dietro un tornante, in salita, Nunzio, Tore, Giuseppe e Gatto che con aria scherzosa e soli- dale mi dicevano: “Aiò mouta”.

Vincenzo Salaris

 

Tracciati dei percorsi di avvicinamento ad Arco (TN)

Alghero – Porto Torres
Genova – Piacenza
Piacenza – Cremona – Mantova
Mantova – Villafranca – Verona – Peschiera del Garda
Peschiera – Sirmione – Peschiera
Peschiera del Garda – Arco
Tore, Nunzio, Carlo, Giuseppe, Enzo.

 

Itinerario di avvicinamento ad ARCO di Trento
Bandierina della bicicletta
Giuseppe con il trofeo del Rally

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