La pesca dell’Oloturia

L’ennesima attività predatoria nei nostri mari

di Nino Monti

L’oloturia comunemente nota come cetriolo di mare, appartiene alla classe degli Echinodermi diffusi in tutti i mari del mondo. Da qualche anno in Italia si parlava di una progressiva diminuzione di questo animale a causa di una pesca indiscriminata che finalmente, con decreto n. 156 del febbraio 2018, è stata proibita.

Tradizionalmente, almeno in Alghero, il cetriolo di mare era lasciato in pace, nel senso che solo qualche raro pescatore lo utilizzava come esca per la pesca dei dentici e qualche rarissimo buongustaio ne vantava le qualità gastronomiche e afrodisiache.

Un fatto è comunque certo: l’oloturia non ha mai avuto rappresentanza nella cucina algherese e sarda; non è escluso che sul mancato consumo abbia influito anche il nome che gli è stato affibbiato dagli algheresi (ca…ma…).

Si sapeva che nei mercati asiatici il cetriolo di mare era considerato una prelibatezza, considerazione che, come detto, almeno in Sardegna non aveva trovato spazio; il cetriolo di mare poteva continuare a popolare tranquillamente i mari dell’isola.

Saranno stati gli effetti della globalizzazione, sta di fatto che, è cronaca di questi giorni, questa tranquillità nei mari della Sardegna pare sia definitivamente finita.

la Guardia costiera di Cagliari ha sequestrato in un laboratorio abusivo di Assemini, gestito da un imprenditore cinese, cinquemila cetrioli di mare..
Le oloturie, pescate con reti a strascico (metodo di pesca barbaro) erano destinate al mercato asiatico dove, come detto, è considerata una prelibatezza.

Una tragica novità che univa la spregiudicatezza del metodo di pesca, il più dannoso per l’habitat marino, a una volontà predatoria e inaccettabile di un bene comune.

Unione Sarda del 10 Marzo 2018

In qualche maniera si sta riproponendo per l’oloturia quello che è avvenuto per il riccio di mare che in Alghero, e non solo, è quasi scomparso grazie a una legge sulla pesca assurda che Storie di Alghero ha più volte denunciato.

Ma anche le oloturie pare non se la passino meglio come risulta dalla testimonianza di Carmelo Murgia, velista e buon conoscitore dei fondali del mare algherese.

D’estate, per evitare il caos delle spiagge invase dai turisti,  i verdetti in prossimità della Maddalenetta sono il rifugio ideale per un tuffo. Si raggiungono in qualche minuto di navigazione e generalmente sono protetti dalle onde quindi perfetti per una nuotata con maschera e pinne. In queste escursioni, continua Carmelo Murgia,  tra i banchi di Posidonie, si possono trovare molte Pinna nobilis (Gnaccara) e tra un banco e l’altro ampi spazi di sabbia bianca, che fino a poco tempo fa, erano caratterizzati dalla presenza di centinaia di oloturie; oggi si fatica ad individuarne qualcuna, come si vede dalle fotografie scattate vicino all’isola Maddalenetta.

 

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