I ragazzi dei giardinetti di via Tarragona

di Pietro Piras (noto Piero)

Nel 1961, a seguito dello smantellamento del vecchio cimitero monumentale di Alghero, venne edificata la Chiesa di Nostra Signora della Mercede e presero il via i lavori per la creazione dei campi da tennis e dei giardinetti di via Tarragona. Opere tutte molto importanti che si ricollegavano a quello che sarà lo sviluppo urbanistico della nostra città negli anni a venire.

I giardinetti, oggi Parco Tarragona, occupano un’aria di circa 8100 mq ed oggi come allora sono accessibili dalla scalinata di via Giovanni XXIII, da via Manzoni e da via Tarragona confinando, nella parte che da verso il centro della città con quello che rimane della gloriosa struttura del tennis club di Alghero. In questi ultimi anni i giardinetti, così li chiamavamo noi ragazzini, sono stati interessati da una serie di lavori di riqualificazione del verde e non solo. Laddove campeggiava la grande rotonda, ora vi è un bar molto accogliente, sono state posizionate altalene, scivoli e anche le panchine sono state riviste e ridisegnate con un’ottica diversa rispetto a quella degli anni ‘60. Anche le aiuole e i camminamenti hanno subito dei mutamenti e il prato inglese che puntualmente si seccava nel periodo estivo, per poi riprendersi con le piogge autunnali, oggi mi sembra più curato.

Dal Giugno del 1963 a Maggio del 1976 io e la mia famiglia abbiamo abitato in via Manzoni e, più precisamente, al civico 77 quindi proprio di fronte ai giardinetti che attraversavo tutti i giorni per recarmi prima alle scuole elementari “Maria Immacolata” in via Giovanni XXIII e successivamente alle scuole medie di via Tarragona, oggi Istituto Comprensivo n.2

Devo confessare che la mia frequentazione ai giardinetti per tutti gli anni delle elementari e delle medie fu costante. Anche se i primi anni venivo accompagnato dallo sguardo vigile di mia madre, successivamente acquistai maggiore autonomia e sicurezza tant’è che la sera, dopo aver fatto i compiti, raggiungevo da solo i numerosi bambini che abitualmente giocavano in piena libertà. Come non ricordare i simpaticissimi Giovanni, Gerolamo, Mario, Tonino, Gianni, Tore, Vito, Filippo, Tonino, Luciano, Lelle, Enzo, i miei cugini Flavio, Marco e Roberto. All’epoca erano tutti bambini frequentatori dei nuovi giardinetti ma così come capita sovente, con l’andar del tempo, se ne persero taluni e se ne aggiunsero degli altri.

Da sinistra: Marco, Gimmy e Piero

Fra i tanti amici dell’epoca, ricordo sempre con tanta nostalgia Gimmy: Gimmy non era un bambino, era un cane, uno splendido esemplare di setter Inglese che mi era stato regalato dai miei genitori per la promozione dalla prima alla seconda media. Gimmy era un cane intelligentissimo che giocava con noi ragazzini forse pensando di essere uno di noi e in poco tempo divenne la mascotte di tutti coloro che frequentavano i giardinetti di via Tarragona. Ricordo ancora la volta che entrò da solo alla UPIM di via Sassari alla ricerca di mia madre e di mia sorella Mariangela o la volta che entrò nel campo di gioco del Mariotti durante la partita Alghero – Romulea determinandone la sospensione per qualche minuto. Nonostante siano passati tantissimi anni, il suo ricordo è sempre vivo non solo in me, so per certo che tantissimi vecchi amici lo ricordano ancora.

Nei primi anni Sessanta, il comune aveva sì provveduto alla creazione dei giardinetti, ma non era di certo organizzato come lo è ora il Parco Tarragona, era un’altra cosa forse più campestre, non era un vero e proprio parco giochi ma a noi bambini dell’epoca piaceva così.

Ricordo che venivano praticati una moltitudine di giochi che erano quasi tutti collegati alle stagioni, tranne il calcio. Il calcio veniva praticato tutto l’anno, bastava avere un pallone, dividersi in due squadre e la partita poteva iniziare. Quando non si raggiungeva il giusto numero dei partecipanti e la partita non si poteva fare, si giocava alle sette porte. Il campo di gioco era la grande rotonda posizionata vicino ai campi da tennis, dalla stessa dipartivano a raggiera sette viuzze che costituivano le sette porte ciascuna delle quali doveva essere difesa dal singolo giocatore. Vinceva colui che riusciva, di volta in volta, a segnare nella porta avversaria mantenendo inviolata la propria. Non vi era un termine preciso di durata della partita anche se molte volte le partite si concludevano con il fuggi fuggi dei sette partecipanti soprattutto quando il pallone colpiva, per sbaglio, un bambino o un genitore seduto nelle panchine attorno alla rotonda. Altre volte, quando si raggiungeva un numero di partecipanti tale da poter formare due squadre, si utilizzavano come campo da gioco le aiuole, preferibilmente quelle con un po’ di erbetta, si segnavano le porte con dei cartoni o con maglioni o talvolta cappotti o giacche e il campo era fatto.

Anni 1964/65, Piero con un amichetto dell’epoca

Altro gioco che, se non ricordo male, veniva praticato durante il periodo invernale era quello del“ caval a la paret” . Era un gioco non privo di pericoli che solo dei ragazzini incoscienti potevano esercitare utilizzando come “paret” la rete che separava i giardinetti dai campi da tennis. Altri giochi che impegnavano le serate di noi, ragazzi dei giardinetti erano “caval a la monta”, “brutc”, “bucurì”, “pola” con l’utilizzo delle indimenticabili palline di vetro, “torre de minu gat”, quest’ultimo gioco finiva sempre con lo “zop” che consisteva in risate e baticol al malcapitato che sbagliava la rima.

Durante il periodo invernale e in concomitanza con l’inizio del campionato di calcio, si era soliti fare la raccolta delle figurine dei calciatori per poi scambiare quelle doppie a scuola o ai giardinetti. Era una vera e propria ritualità, ricordo che mio padre ogni anno mi acquistava l’album e mi forniva le 100 lire settimanali che mi servivano per acquistare le figurine.

La raccolta delle figurine, oltre ad avere una funzione educativa, innescava anche un gioco che penso tutti abbiano praticato,almeno una volta, in quegli anni : il gioco dei “Platerets”. Los Platerets, altro non erano che i tappi metallici delle bottiglie di vino, birra o bibite che venivano accuratamente schiacciati verso l’interno. Resta inteso che lo platet doveva mantenere la rotondità della parte esterna del tappo perché solo così poteva ben roteare una volta fatta “l’ alzara” ovvero il lancio in aria dello stesso. Vinceva le figurine messe in palio colui che indovinava il posizionamento della facciata dei tre “platerets” una volta caduti per terra pronunciando, prima della loro caduta, una delle due fatidiche parole crastus o creu.

Per coloro i quali rimanevano nelle proprie abitazioni, il tempo libero poteva trascorrersi o con giochi individuali o seguendo i programmi della TV dei Ragazzi che la Rai, all’epoca, trasmetteva dalle 17.00 alle 18.00 rigorosamente in bianco e nero sul primo canale. Chi non ricorda la serie televisiva del pastore tedesco di Rin Tin Tin e del piccolo caporale Rusty o le interminabili avventure di Lassie propinateci in tutte le salse per oltre un ventennio e che ora costituiscono ricordi indelebili.

Negli anni successivi alla nascita dei giardinetti, si assistette a una inarrestabile crescita di tutte le aree urbane limitrofe a via Manzoni, a via Giovanni XXIII e via Tarragona, che costituivano, per così dire, i confini dei giardinetti. Sorsero nuovi palazzi, si inaugurarono e bitumarono nuove vie dotate di illuminazione ma soprattutto vi fu un incremento della popolazione e delle attività commerciali non certo trascurabile.

Foto aerea dei giardinetti del 1977/78 raffigurante l’impianto a raggiera che li caratterizzava

Tra queste come non ricordare, in via Manzoni, il negozio di generi alimentari di xiu Rafael, la latteria di Sig.ra Maria che d’estate, veniva presa d’assalto dai bambini per acquistare i ghiaccioli e la pizzeria al taglio all’angolo con via Rockfeller.

Con l’arrivo della primavera, si assisteva sempre a una rinascita dei giardinetti e gli alberi, spogli durante il periodo invernale, si presentavano più rigogliosi e ricchi di fogliame. Anche le aiuole subivano una trasformazione in quanto ricoperte da un intenso prato verde e davano un tocco gradevolissimo all’intero complesso.

I giochi primaverili erano i giochi all’aria aperta per antonomasia, le belle serate invogliavano le famiglie a concedersi un po’ di tempo libero e quindi ad accompagnare i propri figli ai giardinetti che pullulavano di bambini di tutte le età.

Ricordo che proprio all’inizio della primavera venivano rispolverate le biciclette, erano i tempi della “Graziella”, dell’Atala 2000 ecc.. che, se non ricordo male, erano caratterizzate dal fatto che il telaio era pieghevole e avevano delle ruote piccole, insomma biciclette che nulla avevano a che vedere con le “vere” biciclette, quelle da corsa o da semi corsa che erano sempre le più apprezzate anche dai ragazzi dell’epoca. Il gioco del calcio era comunque sempre il più praticato e le partite giocate sempre con grande passione duravano per tutta la serata.

Anni 1971/72, i giardinetti. Piero

Con l’inizio della stagione estiva i ragazzi dei giardinetti transumavano, si spostavano per tutta la mattina al mare. I luoghi più frequentati erano la “Spraggetta” sotto l’Hotel Las Tronas, dove tutti abbiamo imparato a nuotare e il “Riservato”, quest’ultimo esclusivamente scogliera, richiedeva una maggiore capacità natatoria e una maggiore attenzione nel camminare sugli scogli. I giardinetti venivano comunque frequentati la sera, prevalentemente, dopo le 18.00 all’ombra dei grandi alberi che arredavano i giardinetti e che consentivano a noi frequentatori di raccontarci e talvolta di cantare, tutti insieme, accompagnati dalla chitarra di Tonino, le canzoni dell’indimenticabile Lucio Battisti.

Alla fine del mese di Settembre, con la riapertura delle scuole, si concludeva la stagione estiva e la frequentazione dei giardinetti subiva un rallentamento visti gli impegni scolastici di noi ragazzini che comunque, non facevamo mai mancare la nostra presenza al cospetto di una importante struttura comunale che era diventata non solo un luogo di giochi e di divertimento ma anche un luogo di incontro, di socializzazione e di amicizia.

Da più di mezzo secolo non sono più un frequentatore dei giardinetti ma non li ho mai dimenticati e quando, talvolta, mi capita di passarci, il ricordo va, inesorabilmente ai tanti amici di ieri e taluni di oggi con cui ho passato intere serate di gioco e di divertimento. Anche la mattina prima dell’esame di Laurea, mi sono concesso qualche minuto di solitudine e di riflessione ripercorrendo, ancora una volta, gli indimenticabili camminamenti dei giardinetti di via Tarragona.

2024, il parco Tarragona. Giochi per i bambini
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