La Motobarca “Francesca”

M/b “Francesca”

di Gavino Delrio (Pirichittu)

Gavino Delrio
Finanziamento.

L’ENAPI, Ente Nazionale per l’Artigianato e le Piccole Imprese con Sede in Roma rispose alla richiesta della Cooperativa Pescatori e C.B. di Alghero, offrendo un contributo, ma indicando vincoli ed obblighi: a) avviare un Cantiere di Carpenteria ad Alghero per giovani disoccupati, b) sviluppare l’attività di pesca.

In quel periodo ad Alghero esistevano bravi Maestri d’Ascia, già in età avanzata. che avevano piccoli Cantieri di Carpenteria: Giuseppe Feniello, Antonio Palomba, Vittorio Feniello, siti nello spazio entro le Mura Catalane della Maddalenetta, ma mancavano nuovi ricambi generazionali giovanili.

Mb Francesca – 3 OL/1089: costruzione natante.

L’ENAPLI stipulò una dichiarazione di costruzione di un Natante con il Carpentiere Feniello Giuseppe in data 24/4/1956, autenticata dal Notaio Arnaldo Manca di Alghero, registrata in Alghero il 26/4/56 al N.2082/vol. 87, la proprietà del sopra descritto natante viene intestata all’ENAPLI di Roma.

S. Sanguinetti, Comandante Capitano di Porto. La M/b Francesca fu varata nel Porto di Alghero nel mese di giugno 1956 nello scalo Tarantiello.

Con Atto in data 31/7/1956, rogato dal Notaio A. Manca di Alghero, Rep.25425, registrato in Alghero il 2/8/56 al n.63 vol.147, il sopra descritto natante viene ceduto in affidamento permanente dall’Ente Nazionale per l’Artigianato e le Piccole Industrie (ENAPI) con sede in Roma alla Società Cooperativa Pescatori e Capi Barca di Alghero, intestato alla stessa Cooperativa con i vincoli ed obblighi di cui al predetto Atto. Ipoteche: Negativo.

M/b “Francesca”: Il più grande “Gozzo” costruito nei Cantieri Navali in Alghero, alberato a tipo “Vela Latina”.

Il Cantiere Navale composto dal Maestro d’Ascia Giuseppe Feniello insieme al giovane Collaboratore Frulio Giovanni e n. 20 giovani apprendisti, avviò la costruzione del Natante iscritto al Circomare Alghero 3/OL -1089, data di iscrizione8/8/1956, denominazione “Francesca”, tipo. Barca da pesca con m.a., costruzione nello scalo di Alghero, Anno di costruzione :1956, Materiale impiegato. Legno, Dimensioni. Lunghezza m. 12,30, Larghezza m..3,60, Altezza m.1,10, Stazza lorda T. 12,17-NT, stazza netta T. 6,77. Apparato motore; Sistemazione interna – Tipo e matricola. Diesel O.M. 005016 -Luogo di costruzione. Brescia nel 1955 – Numero cilindri. 4 – Tempi.: 4 – Forza in HP. A 60. Licenza di cui è munito il Galleggiante. da pesca a tempo indeterminato.

Nel mese di luglio, la Cooperativa Pescatori organizzò una grande festa per il Battesimo della Mb Francesca. La Cerimonia Religiosa, fu effettuata adiacente all’Isola della Maddalenetta. Autorità presenti a bordo: il Comandante del Porto S. Sanguinettii, il Sindaco del Comune di Alghero Avv. Murgia, Geom. Feniello, l’On. Costa, il Senatore Deriu con la Signora che è stata la Madrina dell’evento, il Maestro d’Ascia Giuseppe Feniello, il Direttore dell’Ufficio Dogana, Dott. Zicconi, il Vescovo di Alghero Mons. Ciuchini, il Parroco Mons. Angioi e Don Gallo.

Dal 1957 la M/b “Francesca” effettuò l’attività pesca della: lampara. Comandante Delrio Salvatore (pirichittu), Motorista Antonio Baldino, insieme a dieci marinai esperti per la pesca notturna.

Attrezzature di pesca: una rete in cotone lunga mt 500, alta mt. 100, che ogni gg. 20/25 dovevano essere distese per asciugarle dalla salsedine. Nella parte alta della rete un cavo con legati galleggianti in sughero, mentre nella parte bassa c’era un cordame con i piombi ed ogni mt. 3 di distanza legato un anello collegato con una sagola, in cui scorreva un lungo cavo. La Mb Francesca era dottata di n.3 piccole barche, N. 2 lunghe mt. 4, attrezzate con potenti luci alimentate a petrolio, in seguito con batterie che dovevano essere caricate tutti i giorni. Tali barche, durante l’attività di pesca venivano messe in posta distanti dalla Mb Francesca per attirare masse di pesci; il battello di servizio mt. 3,50, durante la notte effettuava l’assistenza tra la Barca principale e le barche con le luci in posta. Una volta che veniva osservato un raggruppamento di pesce, si organizzava la battuta di pesca.

L’equipaggio liberava la grande rete da qualsiasi ingombro, controllavano il grande cavo passante negli anelli. Al momento concordato, il marinaio anziano affidava il cavo, collegato ad un capo della rete al marinaio della barca di servizio, mentre il Comandante avviava la navigazione per la gettata della rete in mare, seguendo una navigazione circolare, per congiungersi con la barca di servizio. Una volta che la Barca incontrava il battello di servizio, prelevati i due capi corda, all’ordine del Comandante venivano tirati a bordo tramite un argano meccanico, mentre i pescatori situati lungo il lato laterale della barca contemporaneamente tiravano a bordo le reti a fasci, con le mani per restringere la rete circolare, che alla fine diventava una grande sacca per racchiudere i pesci. I pesci, racchiusi dentro la grande sacca, tramite un grande gamberaio (lo copul) venivano raccolti e depositati sulla coperta della barca. La Mb “Francesca” terminata l’attività di pesca, rientrava in porto, dove l’equipaggio avviava la sistemazione del pesce in ceste (las aspassas, ceste di castagno, Kg. 30-35) per la commercializzazione.

Creazione Flotta Naviglio pesca.

La Cooperativa Pescatori e C.B. di Alghero, nel 1960, in base a Finanziamenti e Contributi ottenuti dal Piano di Rinascita della Sardegna, per organizzare il proprio Naviglio Marino, costruì presso il Cantiere Nautico di Carloforte il Motopeschereccio denominato “Rinascita”, lungo mt 18 adibito alla Pesca locale: lampara, affinché la M/b “Francesca” potesse effettuare attività alternative.

C.te Fraumene Alberto.

La Cooperativa inseguito acquisto il M/p “Galita” usato, lungo mt. 22, per la Pesca Mediterranea (gamberoni, scampi ecc.), che dopo 5 anni venne demolito e sostituito con il nuovo M/p “Rinascita 2”, adibito alla pesca mediterranea (merluzzi, triglie, calamari lungo mt. 24, costruito nei Cantieri Navali di Torre del Greco – Napoli.

M/b “Francesca”: Unico Gozzo Algherese attrezzato per la Pesca del Corallo La pesca del Corallo nel Golfo di Alghero dagli 1945 al 1970 è sempre stata effettuata assiduamente da Barconi Napoletani e Ponzesi con i relativi equipaggi (lus ceinz). Il corallo pescato dagli stessi napoletani ad Alghero, veniva trasferito nei laboratori Napoletani, per la lavorazione Artigianale e Commercializzazione.

Le gioiellerie di Alghero commercializzavano Coralli, con applicazioni in Oro, provenienti dai Laboratori Artigiani Napoletani.

Istituto d’Arte: Creazione Sezione Corallo.

Nel 1953/54 fu istituito l’Istituto d’Arte di Alghero. Direttore Prof. Figari. Su proposta del Collegio dei Docenti, presente la Maestra d’Arte Verdina Pensè, la Cooperativa Pescatori e C.B. nel 1961, ha ricevuto un contributo dall’Assessorato all’Artigianato della Regione Autonoma della Sardegna Cagliari. Il CdA della Cooperativa deliberò di sospende l’attività di pesca della Mb Francesca, (mesi giugno – agosto), per attrezzarla alla pesca del Corallo.

Comandante Delrio Giovanni, L’attività corallina si effettuava con l’uso dell’ingegno ed un argano. L’argano manuale in legno girevole, sito in coperta, sopra una piattaforma in legno, ruotato da n.6 giovani marinai (tipo frantoio). Un cavo lungo, collegato all’ingegno denominato la “croce di Sant’Andrea” (2 pali, legati in croce, con allegati cuscini di rete vecchia di cotone) veniva rimorchiato lentamente per ore dalla Barca, a mt 80/100 nel fondo marino, a libeccio di Capo Caccia. Il marinaio esperto corallaro Bilardi Giovanni, guidando la Barca lentamente, con la sola bussola (sprovvista di strumenti nautici), con molta professionalità, con la mano sul cavo seguiva le vibrazioni del cavo e dell’ingegno nel fondo marino, osservando dei segnali lungo la costa (singuls), in modo che l’ingegno sfiorasse gli scogli marini, e le reti catturassero rami di corallo. Era stata una grande esperienza, poco redditizia, (in zone già pescate) non al pari dei Napoletani più esperti.

La pesca con l’ingegno, al momento utile, però disastrosa, perché le aste dell’ingegno frantumavano le rocce, strappava il corallo, che la maggior pare cadeva nel fondo marino e solo una minima percentuale veniva “catturato” dalle reti galleggianti.

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